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INTERVISTA A JIM MANGAN, FOTOGRAFO DI COPERTINA DEL PHOTO ISSUE

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La prima volta che abbiamo avuto a che fare con Jim è stata quando ci ha inviato il suo primo lavoro, "Winter's Children": uomini e donne nudi intenti a costeggiare soffici pendii innevati di qualche montagna sperduta. Abbiamo pubblicato la serie nel numero di giugno dello scorso anno, e da allora Jim ha esibito quelle foto in varie gallerie, e ne ha pubblicato una selezione in un libro fotografico che ha riscosso parecchio successo. Eravamo piuttosto impressionati che Jim fosse riuscito a convincere i suoi amici a lasciar cadere pudore e biancheria tra rocce scoscese, facendogli mettere i propri genitali in balia del freddo; e siamo rimasti veramente scioccati quando abbiamo sentito che quello era il suo primo vero lavoro fotografico. Non c'è da stupirsi quindi se abbiamo scelto una delle sue foto per la copertina del Photo Issue di quest'anno. Le foto provengono da "Color'd", in cui è ritratto un gruppo di persone che prende parte a una cerimonia di body painting nativo-americana, diventando tutt'uno con la natura nello splendido paesaggio dello Utah. "Color'd" è la seconda parte di una trilogia iniziata con "Winter's Children", e verrà pubblicata entro la fine dell'anno. A Jim il resto del racconto.

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VICE: Questi scatti sono parte di una trilogia iniziata con "Winter's Children". Come sei arrivato a "Color'd"?
Jim Mangan: Lavoravo nell'industria dello snowboard ma ne avevo abbastanza. Non ne potevo più del mio lavoro e della vita di montagna, così un giorno mi sono detto, "vendo casa, lascio il lavoro e mi dedico a qualcosa a cui tengo e a cui penso da molto", la fotografia, per intenderci. Così ho finalmente deciso di fare una scelta consapevole e ho lasciato tutto. Ho prelevato tutti i miei risparmi e li ho investiti in questo progetto. "Winter's Children" per me è stato un modo per riscoprire i motivi che mi hanno avvicinato allo snowboard e del perché faccio tutto quello che amo fare. Rappresenta una specie di metafora. Avevo in mente il progetto "Color'd" fin da quando scattavo "Winter's Children", ma non riuscivo ad articolarlo bene e non ero ancora pronto a intraprenderlo.

È stato il contesto a suggerirti cosa fare, o avevi già in mente di fotografare una cerimonia di pittura nativo-americana?
No. Voglio dire, esiste una componente nativo-americana nel mio progetto, ma non riguarda proprio una cerimonia rituale. Quello che ne è venuto fuori è stato un distacco dal consumismo: un battesimo, una sfida al modo di pensare di tutti i giorni della gente comune. Voglio dire, per molti escursionisti, vedere queste persone ricoperte di pittura è stato un vero e proprio shock. Ai loro occhi dovevano sembrare alieni, interamente fuori dalla norma, specialmente per le famiglie di mormoni. Il progetto ha sfidato il loro modo di pensare, in un modo non aggressivo.

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In pratica, tutti si sono spogliati e tutti si sono dipinti a vicenda. Poi, come vedi dalle fotografie, sono saltati in acqua e la pittura è venuta via, dando l'impressione di assistere a un vero battesimo. In questo modo, sono tornati tutti al punto di partenza, ma con nuovi obiettivi e nuove prospettive. Questa è l'idea del progetto e dell'intera trilogia. Il prossimo servizio sarà una naturale estensione di questi primi due.

Cosa mi puoi dire della zona in cui hai scattato le fotografie, le montagne Uinta?
Ho trascorso molti anni là fuori, sono molto legato a quell'area e alla tribù Ute, che è nativa delle montagne Uinta. Sono riuscito a contattare il leader spirituale della tribù per fargli benedire il nostro percorso. Non solo perché è indiano, ma anche perché la storia della sua tribù è legata a quei territori da centinaia e centinaia di anni. Era importante ottenerne la benedizione.

Com'è stata la cerimonia? Hai potuto fotografarne tutti i passaggi?
Ho potuto fotografarne la maggior parte. In una fase riservata ai soli uomini della tribù, il sacerdote non avrebbe continuato se avessi fotografato il rituale. L'intera faccenda è stata energizzante. Mi sono sentito vivo e benedetto, parte di un qualcosa che molte persone non possono provare, neanche volendo. Il sacerdote non compie la cerimonia con chiunque, quindi siamo contenti che si sia sentito sufficientemente a suo agio per procedere anche in nostra presenza, percependo solo vibrazioni positive da parte nostra.

Alcune delle persone sullo sfondo delle foto sono probabilmente membri di famiglie mormone. Come hanno reagito circondate da persone nude ricoperte di vernice?
Ci sono stati diversi tipi di reazioni. Non sono andato da ogni famiglia chiedendo "siete mormoni?" Quindi non ti so dire quale sia stata la loro reazione in confronto a quella delle altre persone, ma sono certo della loro presenza, questo sì. C'erano diverse coppie di hippy che hanno reagito molto positivamente, a tal punto da volerne far parte. Ma direi che la maggior parte delle reazioni dei passanti sono state negative, molto negative. Una volta terminati gli scatti, ci siamo trovati tutti in un ristorante di Kamus, una cittadina nei dintorni. I ragazzi erano ancora sporchi di vernice, ed un poliziotto si è avvicinato dicendo, "eravate voi quelli nudi, in giro per le Uinta". Ci disse di aver ricevuto un mucchio di lamentele da persone estremamente offese, e che avrebbe potuto arrestarci tutti per atti osceni. Ma noi abbiamo negato tutto, e quindi non ha potuto farci niente.

ROCCO CASTORO