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Musica

Guarda il nuovo video dei Solki, "Empty Bag Jellyfish"

Abbiamo parlato con la cantante Serena di tour, mandarini e meduse.

Ho conosciuto i Solki circa un anno fa. Suonavano ad un festival nella campagna umbra e come spesso mi succede ai festival, avevo bevuto qualcosa e mi ero ridotto poco bene. Dopo il loro live, in cui presentavano Sleeper Grele (il loro primo disco), gli dissi qualcosa sul fatto che scrivevo sull'internet e così ci siamo aggiunti su Facebook.

Quanto al live ricordo come ero rimasto colpito dalla semplicità di alcuni loro pezzi e di come nonostante chitarra e batteria fossero ridotte all'essenziale, avessero un bel tiro. Così, quando poco tempo fa, mi ha scritto Lorenzo Maffucci (il chitarrista), dicendomi che il 7 aprile sarebbe Peacock Eyes, il loro nuovo disco, non ho esitato a proporgli una piccola intervista in cambio del loro nuovo video, "Empty Bag Jellyfish".

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Ho chiamato Serena, la cantante, mentre stava comprando un regalo alla sua nipotina finché non le si è spento il telefono e abbiamo parlato del disco, di com'è brutto avere vent'anni e di come una busta di plastica può sembrare una medusa.

Noisey: L'ultima volta che ci siamo visto era l'estate scorsa ed ero abbastanza ubriaco. Spero di non aver detto cavolate.
Serena: Ahah, nono anzi. Hai detto cose belle sul concerto nostro.

Meglio così allora! Stavate suonando Sleeper Grele se non sbaglio. Il disco è uscito quasi tre anni fa. Che avete fatto in questi tre anni?
In realtà abbiamo suonato tantissimo. Ci siamo concentrati per far girare il disco con un'infinita serie di concertini—alcuni anche all'estero—e poi ci siamo messi a scrivere il disco nuovo che abbiamo concluso già quasi un anno fa. Ci è voluto un po' per registrarlo perché sono stata parecchio dietro ai testi poi e è stata difficile la gestazione con le etichette e capire come farlo uscire.

A proposito del tempo che passa. Il secondo pezzo del disco si chiama "Fuck Youth", che cosa volete dire con quel pezzo?
Be' sì, è un pezzo che saluta quella fase di vita. Ormai abbiamo tutti più di trent'anni e ci siamo ritrovati un attimo storditi quando la nostra vita da musicisti e tutte le sue conseguenze si è scontrata con la vita degli adulti e in quel momento ho vissuto delle contraddizioni gigantesche. Da un lato sono stata contenta di aver superato i vent'anni ma dall'altro mi sono, appunto, ritrovata spiazzata—anche se adesso, sono un po' più fiduciosa per il futuro.

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Nonostante la tua attuale fiducia, ascoltando il disco si nota una sorta di tensione nevrotica generale. C'è un concetto o qualcosa che lega i vari pezzi?
Ci ho messo un po' a capirlo in verità: all'inizio ogni pezzo mi sembrava slacciato, poi ascoltato l'insieme, con tutti pezzi conclusi, ho colto un filo che li legava assieme ed è un bisogno di attenzione. Ogni personaggio protagonista delle canzoni è una figura insicura, bisognosa di attenzione e di amore e per questo anche il nome del disco. In poche parole è quindi il concetto del pavone e il suo modo nel mostrarsi.

A proposito dei personaggi, mi racconti la storia di "Jealous Girl", parla di te o è una presa per il culo a John Lennon?
Ahah, sì, parla di me. La canzone parla di gelosia e io sono una persona molto gelosa, non è bello da ammettere però è la verità. Parla di un episodio di gelosia forte, dove in qualche modo quel sentimento si esagera a tal punto da superare l'amore e diventare ossessione—altro tema che ricorre all'interno del disco. L'episodio comunque riguarda una situazione in cui c'era una ex che fissava un po' troppo il mio fidanzato.

Il testo parla anche di voi che eravate fatti o sbaglio?
Sì, è un ricordo di un momento speciale sicuramente e anche il ricordo di qualcosa che è riuscito a rovinarmelo un po'. Nell'ambito di questo sarebbe comunque bello tornarci ogni volta a quello stato di ebbrezza, il resto invece è una roba molto stile far west, cioè uno scambio intenso di sguardi fra donne che diventano tipo galline con gli occhi persi, quindi essenzialmente senza senso e triste.

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Invece per quanto riguardo Empty Bag Jellyfish, la canzone mi piace molto ma ho trovato il video abbastanza noioso. Me lo spieghi un po', tipo la roba del mandarino?
Ahah, be' grazie della sincerità. Per il mandarino: mi piaceva l'idea di un oggetto sferico intorno al quale ruotasse il video; che effettivamente è molto lento. Il mandarino è legato alla palla gonfiabile verde e in qualche modo formano la figura di una ruota che continua a girare su stessa. Mi dava l'idea di una perla e del mondo, di una cosa piccola e di una grande; e quelle mani che sbucciano il mandarino all'inverso mi davano l'idea di qualcosa di esterno ma di avvolgente e accogliente.

Mh. Ritornando invece al titolo del pezzo, è l'unico che non ho capito.
È una metafora. Camminando sulla spiaggia, una volta, vidi in lontananza una cosa che inizialmente mi sembrava essere una medusa che invece era una busta vuota e mi era successa la stessa cosa al contrario. Nel testo questa cosa assume una valenza metaforica perché si parla proprio di un'incomprensione fra persone, quando la trasparenza non basta per vedere oltre.

A questo punto a Serena si è spento il telefono, ma potete comunque ascoltare il disco dei Solki Peacock Eyes, uscito oggi per Ibexhouse / Astio Collettivo / BV Records / Fegato Dischi / Sacred Hood / Santa Valvola, qua.

Foto di Elisa Parigi, via Facebook.

Leon è su Twitter: @letweetbenz.

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