Spizzichi e Bocconi

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A10N6: L'Ottavo Annuale di Narrativa

Spizzichi e Bocconi

La prima edizione di 'Lolita', del 1958, vendette più in fretta di qualunque altro romanzo americano dai tempi di 'Via col vento'. Un anno dopo, Stanley Kubrick ne comprò i diritti e convinse Nabokov a scriverne la sceneggiatura.

Lolita di Vladimir Nabokov fu pubblicato per la prima volta tra i Traveler's Companion della Olympia Press di Parigi, una serie di narrativa equivoca, talora avanguardistica. Lolita era entrambe le cose: un rapito racconto in prima persona della passione di un uomo europeo di mezza età per una "ninfetta" prepubescente americana, il romanzo rifulgeva dei noti giochi di parole, rompicapo e velate allusioni di Nabokov. Anche al di là del suo contenuto erotico, Lolita sembrerebbe un best seller improbabile per l'America di Eisenhower, ma quando Putnam ne diede alle stampe un'edizione nel 1958, vendette più in fretta di ogni altro romanzo americano dai tempi di Via col vento. Un anno dopo, Stanley Kubrick comprò i diritti cinematografici per 150.000 dollari, nonostante la considerevole sfida di fare un film che soddisfacesse i censori. In un incontro con Nabokov l'estate successiva, nel 1959, Kubrick cercò di convincere il grande romanziere russo-americano a scrivere lui stesso la sceneggiatura. Nabokov ci pensò, ma infine declinò l'offerta. "Un ostacolo particolarmente grande," scrisse sua moglie, Vera, a James Harris, partner di Kubrick, era "l'idea [del regista] di far sposare i due protagonisti"—Lolita Haze e il suo amante quarantenne, Humbert Humbert—"con la benedizione di un parente adulto."

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Qualche mese dopo, tornato in Europa, Nabokov "visse una piccola illuminazione notturna" riguardo al modo in cui avrebbe potuto procedere con buoni frutti ad adattare Lolita—quand'ecco, come per magia, si materializzò un telegramma da parte di Kubrick: "Convinto che aveva ragione contro matrimonio Stop Libro capolavoro e andrebbe seguito anche se Legione e Codice disapprovano Stop Credo ancora lei è unico per sceneggiatura Stop Se dettagli finanziari possono essere sistemati sarebbe disponibile." L'agente hollywoodiano Irving "Swifty" Lazar negoziò un contratto per cui Nabokov avrebbe ricevuto 40.000 dollari per scrivere la sceneggiatura e altri 35.000 se fosse stato dichiarato detentore dei diritti in esclusiva, e nel marzo del 1960 il romanziere venne in California e affittò una villa a Brentwood Heights. Come ricordò più avanti, nella sua prefazione all'edizione della sceneggiatura, "Kubrick e io, ai suoi Universal City studios, portavamo avanti questa amabile battaglia di suggerimento e controsuggerimento su come rendere il romanzo cinematografico. Accettò tutti i miei punti imprescindibili, io accettai alcuni dei suoi meno significativi." Nel frattempo, con l'aiuto di Lazar e sua moglie, i Nabokov furono introdotti nel circuito della Hollywood da bere. "Presenzio nelle foto," spiegò John Wayne quando Nabokov si interessò gentilmente alla sua linea di lavoro.

Presto i giorni dello scrittore si consumavano completamente in un lavoro che, con sorpresa, trovò piuttosto piacevole. Cinefilo, si può dire, fin dai suoi giorni da émigré a Berlino e Parigi, Nabokov aveva una conoscenza scrupolosa del medium, e pur attenendosi ai personaggi basilari e alla trama di fondo del libro, ogni scena veniva drammatizzata con in mente l'occhio della telecamera. A pagina due del romanzo, per esempio, una pregna spiegazione tra parentesi—"(picnic, fulmine)"—viene data per la morte della madre di Humbert; nella sceneggiatura, Nabokov elabora la tragedia come segue:

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Voce di Humbert

…fu uccisa da un fulmine nel corso di un picnic il giorno del mio quarto compleanno, su nelle Alpi Marittime.

STACCA SU:

Un prato di montagna—un nuvolone che avanza tra i dirupi scoscesi

Molte persone si affrettano in disordine per trovar riparo, e la prima grossa goccia di pioggia cade sullo zinco di un cestino del pranzo. Mentre la povera donna in bianco corre verso la tettoia di un punto d'osservazione, un lampo di luce livida la atterra. Il suo grazioso spettro si alza fluttuando sopra i dirupi neri tenendo un parasole e mandando baci a suo marito e al suo bambino che rimangono lì sotto, guardando in su, mano nella mano.

Come si può evincere da questo passaggio, la lucidità e la verve della prosa di Nabokov—"la pioggia cade sullo zinco di un cestino del pranzo," quel "lampo di luce livida"—rendono la sua forse la più leggibile delle sceneggiature, che era probabilmente quello che Kubrick e Harris intendevano dire quando dichiararono che era la migliore che fosse mai stata scritta a Hollywood. Il genio del romanzo, comunque, risiede anzitutto nella narrazione in prima persona di Humbert Humbert—l'ironica disparità tra quello che propone così liricamente al lettore e quanto poco riesca a dire nei fatti alla ninfetta che mastica la sua gomma—mentre una sceneggiatura, indipendentemente da quanto meravigliosamente scritta, dipende più che altro dal secondo elemento: il dialogo. È difficile filmare uno stile di prosa.

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Ogni due settimane circa, Nabokov e Kubrick si incontravano per discutere dei progressi dell'autore, e Nabokov era disorientato dalla crescente reticenza del regista: "A metà estate," ricorda nella sua prefazione, "non ero affatto sicuro se Kubrick stesse serenamente accettando qualunque cosa facessi o piuttosto scartando tutto in silenzio." È possibile che il regista fosse infastidito dalla straripante abbondanza dell'immaginazione di Nabokov; in ogni caso, quando gli venne presentata una prima bozza da 400 pagine, Kubrick si sentì incoraggiato a fargli notare che un film simile sarebbe probabilmente durato quasi sette ore: troppo lungo, anche per gli standard del cinema d'arte. Per forza di cose Nabokov tagliò il suo script fino a raggiungere una lunghezza gestibile ("Prologo, 10 [minuti]; Primo atto, 40; Secondo atto, 30; Terzo atto, 50"), e Kubrick disse che andava bene. Nel corso del loro ultimo incontro, il 25 settembre 1960, Kubrick mostrò a Nabokov qualche foto dell'attrice Sue Lyon—"una modesta ninfetta di circa 14 anni," osservò Nabokov, un po' sul lamentoso, nonostante Kubrick gli assicurasse che "potevano facilmente renderla più giovane e più spregiudicata" per la parte di Lolita.

Passarono quasi due anni, nel corso dei quali Nabokov sentì preoccupantemente poco il suo collaboratore di Hollywood. Alla fine, però, venne invitato alla première newyorkese del film al Loew's State Theatre di Times Square ("poltroncine orribili," annotò Nabokov nel suo diario), dove una folla di fan fece mucchio intorno alla sua limo "sperando di scorgere James Mason ma trovandoci solo il placido profilo di una controfigura di Hitchcock," come ricordò il corpulento romanziere. In quel momento era ancora più placido perché già sapeva il peggio: "Un paio di giorni prima, in una proiezione privata, avevo scoperto che Kubrick era un grande regista, che il suo Lolita era un film di prima qualità con attori magnifici, e che solo spizzichi e bocconi della mia sceneggiatura erano stati usati." Infatti, Kubrick e Harris avevano deciso di tagliare l'intero antefatto (inclusa la bizzarra vignetta nelle Alpi) e di cominciare con l'arrivo di Humbert a casa Haze a Ramsdale; inoltre, Kubrick aveva incoraggiato i suoi attori a improvvisare—in particolar modo Peter Sellers, dal cui genio rimase "folgorato," secondo James Mason.

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Nabokov finse di avere il cuore in pace, anche un po' rabbonito dai 35.000 dollari che comunque ricevette come detentore dei diritti sulla sceneggiatura in esclusiva; inoltre, aveva in mente di pubblicare la sua versione un giorno—"non come meschina recusatio di un film generoso, ma puramente come vivace variante di un vecchio romanzo." Difficile dire se fosse gratificato o divertito quando, poi, fu nominato all'Oscar per Miglior sceneggiatura non originale—l'unica nomination di Lolita—ma venne superato da Horton Foote con Il buio oltre la siepe.

Seguono sei pagine della sceneggiatura di Lolita di Nabokov, con note di suo pugno. Le note e le cancellature non compaiono nel testo già pubblicato.