FYI.

This story is over 5 years old.

DIGITALIFE 2015

Il concerto di luci dei Quiet Ensemble

Fari, neon, lampadine alogene e strobo fanno convergere il loro ronzìo in un'amalgama di dissonanze elettriche.

The Enlightenment di Quiet Ensemble su vimeo

Quite Ensemble è un duo artistico formato da Fabio Di Salvo e Bernardo Vercelli, due sperimentatori del settore audiovisivo che, a partire dal 2009, hanno unito le forze per esplorare l'estetica sonora e visiva del rapporto tra le nuove tecnologie e la natura. Tra le loro performance più riuscite e originali c'è sicuramente Orchestra da Camera del 2013, un'orchestra costituita da topolini che corrono su delle ruote collegate a carillon che suonano ninne nanne di Brahms, Shubert e Mozart.

Pubblicità

Un altro progetto molto interessante è Natura Morta del 2012, un "concerto per vegetali" in cui il suono viene ricavato dalle microtensioni elettriche generate dagli acidi che si trovano all'interno di frutta e verdura. Se siete curiosi di sentire l'inudibile, ovvero il suono di una banana o di una patata, ecco il soundcloud della performance:

Quiet Ensemble nasce nel 2009 dall’incontro tra esperienze professionali ed espressive dif

ferenti; Fabio Di Salvo si dedica alla sperimentazi

-

one e l’ideazione di opere video interattive utilizzando moderni software di manipolazione audiovideo, Bernardo V

ercelli si laurea in scenogra

-

Il loro ultimo progetto, invece, si chiama The Enlightenment  ed è essenzialmente un concerto di luci. Fari, neon, lampadine alogene e strobo fanno convergere il loro ronzìo amplificato in un'amalgama di dissonanze elettriche. Come in natura i fulmini diventano tuoni, così le loro luci si trasformano in un rumore che, disciplinato, diventa puro suono.

Li abbiamo contattati per saperne di più sulla loro partecipazione a DIGITALIFE 2015 e su come sono riusciti a rendere arte il suono insistente delle interferenze, che generalmente nei concerti viene considerato fastidioso.

fia teatrale in Norvegia e successivamente lavora come light designer

Innanzitutto complimenti. Ho visto che state praticamente girando il mondo, dove siete stati ultimamente? Abbiamo partecipato al festival "Ultima" di Oslo, alla "Nuit Blanche" di Bruxelles, al festival "Transart" di Bolzano e all'evento "Siderare" di fondazione volume, mentre presto saremo ospiti al Romaeuropa Festival. Siamo davvero felici che ci sia sempre più spazio all'interno di festival dedicati alla sperimentazione. Questo è indice di un cambiamento di tendenza, soprattutto da parte del pubblico, che spesso assiste con grande partecipazione alle nostre performance . Enlightenment  vuol dire “Illuminismo” ma anche “ispirazione”? Come è nata l’idea? In questo caso “The Enlightenment” è inteso come “L’illuminazione”, nel senso concreto del termine: il pubblico viene abbagliato dagli oggetti che costituiscono lo spettacolo,  mostrandosi agli spettatori non più come semplici oggetti ma soggetti, in veste di un'orchestra di luce riflessa che invita alla rivelazione della propria voce.
L'idea è nata mentre lavoravamo a un altro progetto. Insieme a Matteo Marangoni, un nostro collega, stavamo realizzando delle prove per un altro spettacolo quando abbiamo provato una tecnica particolare per "ascoltare" l'elettricità dai campi magnetici elettrici. È stato un colpo di fulmine, in quel momento è nata l'idea del progetto che abbiamo poi realizzato l'anno successivo.

Pubblicità

Tutte le foto © Elisa D’Errico, roBOt Festival

È stato complicato, a livello tecnico, ottenere i risultati voluti? Il nostro approccio è molto empirico. Spesso le idee migliori sono nate dagli errori, o da qualcosa di inaspettato. Poi una volta stabilito un margine di esplorazione artistico lavoriamo sulle potenzialità, sulla stabilità e sulla riproducibilità dell'opera. Se la vostra è un’orchestra di luci, voi siete i direttori? O vi considerate parte dell’orchestra? In realtà nessuna delle due. Un direttore d'orchestra ha tutto sotto controllo e conosce il risultato finale sonoro; dirige per ottenerlo al meglio. Noi non conosciamo esattamente i suoni che verranno estrapolati e ogni volta ci sono dei piccoli cambiamenti. Abbiamo scritto una partitura di luce che ogni volta dal vivo viene trasformata in musica elettrica, che viene poi mostrata sia nella sua forma naturale che con rielaborata. Ci muoviamo nell’ombra e controluce, disponiamo gli oggetti inanimati nello spazio, in modo da posizionarli nella disposizione migliore per illuminare il pubblico.

La vostra performance è molto suggestiva, ma certamente dissonante. Questa assenza di armonia, per voi, ha un significato particolare? Per noi è fondamentale non snaturare la purezza del suono originale: le lampade e i filamenti elettrici generano rumore, noi lo prendiamo e, attraverso una composizione drammaturgica di luce e suono, diamo forma a un vero e proprio concerto. Non si tratta di musica elettronica ma elettrica, quindi la stilistica sonora è data dagli oggetti, non ci interessa alterarne e nasconderne l’originalità per rendere i suoni piacevoli, il nostro intervento li rende solo sopportabili.

La musica è parte integrante del nostro lavoro. è un territorio di indagine molto vasto, ma non è il nostro fine. Il nostro fine non è realizzare musica, ma svelare concerti nascosti nella natura, che talvolta possono essere morbidi e piacevoli, altre volte dissonanti.

I Quiet Ensemble saranno al MACRO Testaccio- La Pelanda il 28 Novembre per DIGITALIFE, all'interno del Romaeuropa Festival.