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I razzisti italiani non riescono proprio a farsi una ragione di questa foto

Dopo gli insulti razzisti alla studentessa 15enne di Mirandola, un cittadino è arrivato a presentare un esposto per "vilipendio al tricolore."
Leonardo Bianchi
Rome, IT
Grab via Facebook.

Nella testa dei razzisti italiani c'è una convinzione inscalfibile: non esistono neri italiani. Non possono esistere. È una cosa talmente inconcepibile che ogni volta che scoprono l'esistenza di neri italiani escono fuori di testa. Non ce la fanno proprio.

Non. Esistono. Neri. Italiani. È così, punto e basta.

Per anni, come noto, i più bersagliati—sui social e fuori—sono stati Mario Balotelli e Cécile Kyenge. Dopo l'eliminazione dell'Italia dai mondiali del 2014, il primo era finito in vignette che lo ritraevano come un zulù e in meme che lo mettevano a raccogliere cassette di pomodori nelle campagne. Libero, con il solito tatto, aveva accusato il calciatore di essere un razzista nei confronti degli italiani (bianchi, ovviamente). L'ex ministro, tra le varie cose, era stata definita "un orango" da Roberto Calderoni—un'uscita apprezzata anche dai suoi colleghi parlamentari, che l'hanno salvato dalle accuse di diffamazione.

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Nel corso dell'ultima settimana si è stagliato all'orizzonte un nuovo bersaglio: Mbayeb Bousso, una studentessa di 15 anni che abita a Mirandola (Modena). La sua colpa? L'aver indossato, in occasione della visita di Sergio Mattarella, un abito con i colori della bandiera italiana che la stessa aveva progettato e confezionato insieme ai suoi compagni di scuola dell'istituto Galilei.

Se non fossero chiari i termini della questione, li sintetizzo brevissimamente: il 29 maggio è il quinto anniversario del terremoto che ha colpito l'Emilia-Romagna; il presidente della Repubblica va lì per assolvere a un impegno istituzionale; una ragazza di 15 anni lo accoglie con un vestito tricolore.

È difficile trovarci qualcosa di sbagliato, no?

Ecco: No. Non appena era circolata la foto, su Facebook erano apparsi commenti di questo tipo: "Non voglio sembrare razzista, che non sono, ma onestamente non capisco il senso, ragazze mirandolesi non ce n'erano?"; "Tutte quelle bellissime ragazze mirandolesi nate negli anni 70/80/90 non ci sono più? Sono nate tutte brutte da non poter ricevere un presidente?"; "Italia agli italiani"; "Vergogna! Gli italiani sono bianchi"; "QUESTA SAREBBE L'ESEMPIO DELL'ITALIANITÀ!!?? MA ANDATE A FARE IN CULO !!!!"; e così via.

Poi naturalmente sono arrivati gli Italiani Veri—quelli che, anche da piccole cose come questa, vedono concretizzarsi sempre di più la grande "sostituzione etnica" del popolo italiano. Su tutti Forza Nuova, che ha usato la foto della ragazza per denunciare la "gravissima crisi demografica" in cui versa l'Italia, costretta a convivere "con popolazioni culturalmente e storicamente non integrabili."

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L'apoteosi la si è però raggiunta ieri. Un comune cittadino della provincia di Pistoia, che sulla propria bacheca posta status che recitano "DIO LO VUOLE GETTIAMO A MARE GLI EMIGRATI," si è spinto un po' oltre l'indignazione: è andato dai carabinieri per fare un esposto per vilipendio alla bandiera italiana. Il testo della denuncia è talmente incredibile che vale la pena riportarlo per intero:

In relazione al regolamento che ne disciplina l'uso (d.p.r. 7.4.2,n 121) la bandiera viene sempre usata in modo dignitoso, non deve mai toccare il suolo né l'acqua; non deve essere portata sostenuta piatta o orizzontalmente, ma sempre in alto e libera di sventolare naturalmente; mai usata come copertura di tavoli o sedute o come qualsiasi tipo di drappeggio, né usata come involucro per qualsiasi oggetto da contenere trasportare o spedire. Il reato di vilipendio è stato dal sottoscritto rilevato dall'articolo apparso sulla Gazzetta di Modena del 29 maggio 2017 […] dove una ragazza indossa un vestito con i colori della bandiera italiana con strascico. Due sono i punti in cui si intravede reato di vilipendio: il tricolore non può essere usato come drappeggio; il tricolore viene trascinato per terra.

Ora, prendiamo per buona questa argomentazione. Ossia che la ragazza abbia commesso un vilipendio perché il vestito toccava terra. Facciamolo, andiamo fino in fondo.

Ho controllato un attimo su eBay, per vedere se ci fossero altri oggetti irrispettosi nei confronti della bandiera italiana. E, be', ne ho trovati più di uno. Ci sono, ad esempio, dei teli da mare con il tricolore (un drappeggio!), che chiaramente ci mettono di fronte a seri problemi: vanno stesi per terra, addirittura sulla sabbia, e qualcuno—non pago di averli usati impropriamente—può addirittura sedercisi sopra. I più audaci potrebbe pure dimenticarlo in cabina ed esporlo al logorio e all'umidità. Ma a questa eventualità non voglio neanche pensare.

Ma il telo da mare non è il peggio—e qui vorrei che ci tenessimo tutti quanti per mano, perché sto per scrivere una cosa di una gravità inaudita: il vero scandalo è uno zerbino in "cocco naturale" con il tricolore. Capito? Uno zerbino. Una cosa che non solo si mette a terra, ma si deve pure calpestare. Magari uno torna a casa dopo aver pestato una merda di cane e si pulisce sullo zerbino. L'onore dell'Italia infranto così. Vilipendio. Invasione. L'Italia agli italiani.

Se non prendessimo per buona l'argomentazione dell'esposto, invece, saremmo di fronte a qualcos'altro. Ossia a uno che si è svegliato una mattina, un mercoledì mattina del 2017, ha visto delle foto ed è andato a fare un esposto perché una ragazza diversamente bianca ha indossato un abito con il tricolore.

Ma sicuramente non sarà così, il razzismo non c'entra nulla, ed è tutto frutto della mia immaginazione.

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