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Amo gli uomini perché odio me stessa

Nella mia vita ho fatto un po' di tutto per attirare l'attenzione dei maschi—​cose idiote e senza senso, anche quando sapevo che non ce l'avrei fatta o non ne valeva la pena.

In realtà non amo gli uomini. Amo solo l'idea degli "uomini". E amo le loro attenzioni. È bello sentirsi necessarie e desiderate. Non sono immune al fascino femminile, ma su di me le donne non riescono ad avere quell'effetto di conferma che hanno gli uomini. (Questo, probabilmente, è merito di decenni di programmazione eteronormativa imposta dalla televisione, la mia vera mamma.) Di conseguenza, nel mio cervello le ragazze non godono dello stesso riguardo delle loro controparti con il cromosoma Y.

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Nella mia vita ho fatto un po' di tutto per attirare l'attenzione dei maschi—cose idiote e senza senso, anche quando sapevo che non ce l'avrei fatta o non ne valeva la pena. Le circostanze in cui mi trovo e le ragioni delle loro attenzioni non hanno alcuna importanza. Voglio soltanto attirare la loro attenzione. Quando qualche stronzo a caso mi fa un commento per strada vado su tutte le furie, ma se un uomo che rispetto appena (o che riesco a tollerare un minimo) mostra anche solo un accenno di interesse per me, io gli corro dietro come un cane con il padrone. Sento il campanello e comincio a sbavare.

Quando sei una donna, tutto intorno a te ti suggerisce che il sesso è uno dei pochi poteri che hai. Ti viene detto dalle persone che ti vogliono bene e da quelle che non te ne vogliono. Quando mi sono trovata in una relazione violenta, è successo perché lui non sopportava il fatto che lo avessi tradito, e che quindi avessi usato il mio potere sessuale contro di lui—un colpo durissimo alla sua virilità, un fatto che trovava inconcepibile. Ha reagito nell'unico modo che conosceva: affermando la sua virilità con la violenza (o almeno, questo è quello che mi ha detto). Al tempo la logica che usava per giustificare le sue azioni mi appariva perfettamente sensata. Mentre io non mi do più grandi colpe per averlo tradito, nelle sue giustificazioni intravedevo un fondo di verità che tutt'ora non riesco completamente a rinnegare. Facciamo quello per cui siamo programmati. E anche se ci sono decine di aggiornamenti da scaricare e installare, alcuni non lo fanno o non ci riescono.

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Durante la pubertà non mi truccavo. Mia madre non mi ha mai insegnato a farlo, probabilmente perché non gliel'ho mai chiesto. Il trucco mi sembrava una cosa da cheerleader superficiali e future mamme. Non faceva per me. Certo, qualche volta mettevo su un'espressione studiata e mi imbrattavo di rossetto, ma solo perché lo faceva Courtney Love. Per il resto, ero totalmente acqua e sapone.

Poi, con 13 chili in più e una lista di obiettivi filo femministi da portare avanti, mi sono messa in gioco, ponfi rossi in faccia e tutto. Ma nemmeno quelli sembravano così interessanti agli occhi degli altri. I commessi mi ignoravano, la gente decente di questo mondo si rifiutava di guardarmi. Quando mi sono accorta del problema ho cominciato a truccarmi, diventando ufficialmente parte dell'umanità. Ero una persona, una donna meritevole di attenzioni. Ora mi trucco tutti i giorni; sono truccata anche adesso, nonostante oggi non abbia messo il naso fuori casa. Ormai è una cosa che mi viene in automatico.

Mi ricordo la prima volta che mi sono fatta le mie enormi e foltissime sopracciglia. Mi sono rivolta a una professionista, perché non mi fidavo di me stessa per un compito così delicato. "Tesoro, è la tua prima volta?" mi aveva chiesto con tono gentile l'estetista. Ho risposto di si. "Bene, brava," mi ha detto prima di cimentarsi nel duro compito di trasformare le mie sopracciglia in archi sottili e attraenti. Prima dell'intervento somigliavo a PJ Harvey ai tempi di Rid of Me. Dopo ero sempre PJ Harvey, ma ai tempi di Is This Desire?

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Sono tornata a casa e mi sono messa in posizione statuaria, ad aspettare impazientemente il mio ragazzo dell'epoca. Ultimamente aveva fatto qualche battutina sul mio aspetto fisico, e speravo che quel mio cambiamento l'avrebbe spinto a volermi, ad amarmi. Volevo che smettesse di giudicarmi. Ci sono volute ore prima che riuscisse a chiedermi, "Hai fatto qualcosa? Mi sembri diversa."

Non si trattava di un semplice taglio di capelli. Era un cambiamento drastico e cosciente che riguardava il mio viso. Ho sangue mediterraneo, con le sopracciglia scure, folte e inevitabili che ne conseguono. L'opera di decespugliamento che avevano subito (e che tutt'ora subiscono) era evidente quanto una rinoplastica. Ho deciso che i cambiamenti ai quali mi ero sottoposta non erano abbastanza drastici. Dovevo rivedere i miei piani.

Sono diventata anoressica per le ragioni per cui molte donne lo diventano; mi sembrava fosse l'unica cosa della mia vita che riuscivo a controllare. Volevo solo che il mondo capisse quanto ero infelice. Ogni grammo in meno era una vittoria. Mi ricordo quando io e il mio ragazzo siamo scappati da New Orleans durante l'Uragano Katrina. Siamo andati in un centro commerciale del Minnesota e ho usato i buoni per sfollati della Croce Rossa per comprarmi un paio di pantaloni taglia 38. Missione compiuta: raggiunta la taglia zero, avrei anche potuto non esistere.

La nonna della mia conquista successiva, vedendomi, aveva commentato "questa sta scomparendo!" L'ho preso per un complimento. Ogni volta che questa conquista (il mio ex marito) mi diceva di aver paura di spezzarmi in due quando facevamo l'amore, per me era una vittoria.

Il ragazzo che ho avuto dopo mi amava per quella che ero, ma ero convinta che non stesse tirando fuori tutto l'amore che aveva. La prima volta che abbiamo fatto sesso ero ancora anoressica. Con il passare del tempo mi sono riempita, assumendo sembianze umane che da anni non avevo più. Ma è difficile, per una donna, mettere su 9 chili e sentirsi ancora di degna del diritto di voto. Guardavo le mie foto sui social network ed ero disgustata, lo ascoltavo quando mi diceva che ero bella ma non riuscivo a credergli.

Lui, a differenza della gente a cui mi ero abituata negli anni, non era uno stronzo completo. Ma non riuscivo ad accettare il fatto che mi amasse per quella che ero. Ci siamo lasciati; ho perso peso. Le persone mi dicevano che mi vedevano bene, meglio che mai. "Grazie," rispondevo sempre. "Sarà la sofferenza." A peggiorare la mia confusione mentale è arrivato un ragazzo, l'unica esperienza pseudoromantica che mi sono concessa dopo la rottura, che mi rispettava abbastanza da trattarmi con una persona. Certo, avevamo limonato appassionatamente trascurando il film che andava avanti in sottofondo, ma non aveva neanche provato a portarmi a letto. Ci sono volute diverse volte prima che riuscisse a trovare il coraggio anche solo per toccarmi le tette! Che uomo è, che non prova neanche a mettere a disagio una donna? pensavo.

Nonostante tutto, non mi sento a mio agio con gli uomini se non cercano di farmi sentire a disagio. I vecchi vizi sono duri a morire. Nel frattempo, aspettando che esca il mio nuovo sistema operativo.

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