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Se Woody Allen è un presunto pedofilo, è accettabile essere suoi fan?

Dopo il tweet del figlio di Woody Allen durante la cerimonia di premiazione dei Golden Globes si è tornato a parlare delle presunte molestie sulla figlia adottiva. Perché solo ora?

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Woody Allen è stata la mia prima cotta giovanile per un personaggio famoso, fatto che, alla luce delle ultime accuse di abuso su minori, sembra particolarmente opportuno. Non quanto se fossi sua figlia (anche se adottata). Sappiamo tutti del suo matrimonio con Soon-Yi Previn, figlia adottiva dell'ex compagna Mia Farrow. E sappiamo (o almeno dovremmo saperlo) che Dylan Farrow, la figlia adottata da Woody e Mia, sostiene di aver ricevuto attenzioni indesiderate da Allen. Nonostante ciò, Allen ha appena ricevuto un premio alla carriera ai Golden Globes. Ma alla fine della fiera, perché disturbarsi? Io, come molti miei amici, ho ancora i poster dei suoi film in camera. Cosa altro deve fare, quante altre vite deve rovinare prima che tolga la locandina di Manhattan dal muro sopra la mia scrivania?

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Immediatamente dopo il premio ai Golden Globes, Ronan Farrow, fratello di Dylan e Soon-Yi, ha twittato, "Mi sono perso il tributo a Woody Allen—la parte in cui una donna conferma pubblicamente di essere stata molestata da lui all'età di sette anni è andata in onda prima o dopo Io e Annie?" Molte testate hanno dato risalto al tweet sarcastico di Farrow, ma nessuno ha indagato sulle ragioni dietro quel sarcasmo. Io non ho risposte, ma solo domande. Internet è pieno di giusta indignazione verso qualsiasi passo falso commesso da qualsivoglia celebrità, e allora perché la gente ha cominciato ad interessarsi dei crimini di Allen solo ora? Perché R Kelly è stato giustamente criticato in dozzine di articoli e editoriali, ma Woody Allen no? É perché Kelly è una barzelletta umana, una parodia assurda di un artista r&b incapace di produrre qualcosa di paragonabile alla perfezione di Io e Annie? Woody Allen è un comico, certo, la ma sua opera è considerata più arte che intrattenimento; il sopracitato premio alla carriera ne è una prova. Trapped in the Closet di R Kelly è una barzelletta; Manhattan è un capolavoro.

Dopo quanto accaduto, sono certa che usciranno moltissimi articoli sulla questione. Ma perché non ce ne sono stati altrettanti nei mesi scorsi, quando su Vanity Fair dello scorso novembre Dylan, che ora è una donna, ha fatto un passo avanti e ha dichiarato che era troppo spaventata per parlare quando aveva sette anni? Perché c'è bisogno che accada qualcosa di secondario, e totalmente irrilevante rispetto alla questione, affinché la gente cominci ad interessarsene?

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Foto di Kelly Rose

Due mesi fa, dopo la pubblicazione del pezzo su Vanity Fair, sono andata a vedere al cinema Hannah e le sue sorelle, un film in cui Dylan Farrow appare per chiedere perché la devota fan base di Allen continui a supportare il loro perfido e perdente principino alla luce dei suoi misfatti. Perché queste persone lo considerano ancora una leggenda? E date le circostanze, perché i cinema che ripropongono i suoi vecchi film sono sempre pieni, e perché continua a ricevere premi? Avevo perso di vista questo articolo, appuntando solo qualche pensiero qua e là. Perché ho aspettato così tanto? Forse perché la mia indignazione, fino a qualche ora fa, sarebbe stata giudicata irrilevante?

"È piuttosto difficile per me rendermi conto del fatto che 179 delle attrici più affascinanti al mondo siano apparse nei film di Woody Allen. E c'è una ragione ben precisa. La ragione è che lo volevano. Lo volevano perché le donne di Woody non possono essere categorizzate. Lottano, amano, falliscono, dominano, sono imperfette. Sono a tutti gli effetti il marchio del lavoro di Woody. Ma quello che è ancor più straordinario è che non c'è assolutamente niente che leghi questi personaggi indimenticabili, se non il fatto che sono tutti usciti dalla sua mente."

- Diane Keaton, nel discorso tenuto quando ha accettato il premio Cecil B. DeMille per conto di Woody Allen

Allen non era interessato a un premio alla carriera. Non lo voleva proprio. Del resto, non si è nemmeno presentato a ritirarlo. E allora perché la Hollywood Foreign Press si è presa il disturbo di assegnarglielo? Alla stessa cerimonia, Cate Blanchett ha ricevuto a sua volta un Golden Globe per l'interpretazione in Blue Jasmine: un personaggio che è un surrogato di Mia Farrow dalle tinte passivo-aggressive costruito, nella mente di Allen, come una donna cattiva perché invece di rimanere accanto al suo partner gli volta le spalle, date le accuse a suo carico. Era un crudele vaffanculo a Farrow, la musa di una volta, la protagonista indiscussa dei suoi film prima che la sostituisse senza tante cerimonie sposando una delle sue figlie. Quel "fanculo" non era abbastanza? Il suo continuo successo, il suo status di leggenda intoccabile e icona pluripremiata non è abbastanza?

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È stato facile per noi ignorare il flirt e il successivo matrimonio di Allen e Soon Yi perché alla fine era consensuale. Per quanto possa essere consensuale il rapporto tra un padre surrogato che si scopa la figlia con disturbi di apprendimento della compagna. Si potrebbe però obiettare che Soon-Yi, una minoranza senza voce proveniente da un paese distrutto dalla guerra, è una non-entità, non come le ragazze di colore che R. Kelly avrebbe profanato. Questo la dice lunga su come la nostra società veda (o scelga di non vedere) "l'altro", ma in fin dei conti è un'obiezione sensata. C'è una ragione per cui queste donne vengono private dei loro diritti e categorizzate e per cui la loro esclusione dalla società e dalla blogosfera è una realtà problematica. Ma Dylan non è "l'altro". Era una bambina bianca spaventata e vittima di abusi. Una bambina bianca! Alla gente non importa delle bambine bianche che subiscono abusi? Non è quello di cui si preoccupano sempre? Quando il pubblico ha fatto finta di non vedere i crimini commessi da R. Kelly, lo studioso afro-americano Mark Anthony Neal ha detto "se al posto delle ragazze nere ci fosse stata una bianca dell'Illinois, la storia sarebbe stata diversa." Perché la personalità travolgente di Dylan non è riuscita, nonostante questo, a cambiare le cose?

Tornando a me, immaginatemi in piedi di fronte a un cinema Santa Monica mentre cerco il coraggio per chiedere alla gente perché continuino a mitizzare Allen. Era il tipico pubblico dei cinema d'essai, pieno di gente ricca, bianca, e acculturata. Ero nervosa perché l'argomento che volevo affrontare è un vero tabù. Nessuno ne parlava perché nessuno voleva parlarne; preferivano che l'arte e i classici parlassero da soli, cosa che suppongo sia accettabile. Ma se la gente preferisce i suoi "primi lavori, quelli più divertenti", perché gli hanno permesso di produrne di misantropi e cupi, date le circostanze? E perché gli hanno dato anche dei premi? E perché era così amareggiato? L'ha fatta franca, per l'amor di Dio. Ha sposato e ingravidato una figlia, e si sospetta ne abbia molestata un'altra, e non ha nemmeno dovuto lasciare il paese come Polanski (anche se suppongo che in un certo senso l'abbia fatto, visto che ha poi girato la maggior parte dei suoi film oltreoceano. Ma l'ha fatto di sua volontà, cosa che potrebbe essere considerata come surrogato della sua misantropia). Quella era una vittoria, giusto?

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Mentre guardavo una giovane coppia che si dirigeva mano nella mano verso il cinema ho pensato, forse i cineasti continuano ad apprezzarlo perché amano i suoi primi lavori. Nell'intervista a Vanity Fair, Dylan descrive un attacco di panico che ebbe al college. Aveva visto un ragazzo con una maglia di Woody Allen, prevedibilmente con l'immagine di un Woody Allen vintage. Mentre continuiamo a premiarlo, nessuno va in giro con una maglia che ritrae il suo volto da ottantenne. E American Apparel non ha illegalmente usato un'immagine tratta da Blue Jasmine, per i suoi cartelloni. Lì sopra c'è un'immagine da Io e Annie.

Ho raccontato a un mio conoscente cosa speravo di ottenere davanti a quel cinema. Non mi ha propriamente mandato a quel paese, ma al contrario mi ha liquidato con una risposta che conoscevo bene. “Secondo questa logica,” mi ha detto, “dovresti dimenticarti di Picasso e di Sir Arthur Conan Doyle." Gli ho detto che stavo quasi per tirarmi indietro, visto che non riuscivo a fare le domande che mi ero proposta. “Non ti biasimo,” mi ha risposto. “È una domanda difficile, specialmente per un posto del genere.” La sua risposta era quella standard, la vecchia scusa “dell’arte per amore dell’arte.” Quella secondo cui “la qualità delle opere artistiche di qualcuno a volte è talmente alta da negare o nascondere altri aspetti della loro vita.” Talmente alta da garantire anche un premio alla carriera. Dove e come, in ogni caso, è necessario tracciare una linea? Quand'è che la bravura artistica di una persona (quasi sempre un uomo, ovvio) nega la gravità delle sue azioni deprecabili? È accettabile il fatto che Phil Spector abbia ucciso quella donna perché lei non avrebbe mai potuto produrre una cosa bella come "Be My Baby"? I film più classici di Allen si concentravano su storie d’amore urbane e moderne; la pedofilia però è una storia vecchissima, specialmente quando riguarda gli “artisti”. È per questo che nessuno sembra fargliene una colpa?

Era comprensibile che fossi troppo nervosa per fare queste domande. La volta che riuscii a far uscire l’argomento a una festa ero ubriaca, e nove volte su dieci i miei interlocutori se la cavavano con un “non ci sono prove che lui l’abbia molestata” o “non lo so, in realtà non ci penso mai.” Prima di lasciare il cinema, ho finalmente avvicinato un tipo bianco sulla ventina che teneva in mano un caffé. Gli ho chiesto come fosse in grado di vedere i film di Allen alla luce dei suoi crimini. “Non lo so,” mi ha detto. “In realtà non ci penso.” Ma non mi dire.

Crimini e misfatti è il mio film preferito di Woody Allen; nella pellicola, il protagonista riesce a commettere un omicidio e a farla franca, e l’unica pena che deve scontare è continuare a vivere con la realtà di quel che ha fatto. Le esperienze combaciano, ma convivere con i propri crimini è ancora più facile se non interessano a nessuno.

Segui Megan su Twitter: @bornferal