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Tecnologia

Il Movimento 5 Stelle vuole combattere il degrado con delle segnalazioni anonime

Il progetto di monitoraggio del degrado inaugurato a Pisa è solo l'ultimo di una serie di esperimenti di sorveglianza anonima.

Era il 1970 quando Michel Foucault cominciava ad analizzare il funzionamento della società disciplinare. Si tratta di un tipo di società in cui i gesti, i comportamenti e le azioni dell'individuo divengono oggetto di un'osservazione costante e meticolosa. Non si tratta della società totalitaria che ritrae George Orwell nel romanzo 1984, in cui un solo sguardo—Big Brother is watching you—osserva i gesti di molti. Al contrario, nella società disciplinare la sorveglianza si esercita attraverso innumerevoli sguardi: tutti siamo sorvegliati ma anche dei potenziali sorveglianti.

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Il rovesciamento teorico di Foucault (per intenderci non c'è un Grande Fratello che ti osserva, ma potrebbe essere il tuo vicino di casa o tu stesso potresti essere quel vicino che osserva) può aiutarci a comprendere come si esercita, sul versante pratico, la sorveglianza.

Oggi, infatti, il doppio ruolo dell'individuo, che è al contempo sorvegliato e sorvegliante, è diventato particolarmente visibile in una serie di iniziative comunali il cui scopo è coinvolgere il cittadino nei meccanismi di controllo dello spazio urbano. Tra queste c'è il nuovo progetto ideato da Elisabetta Zuccaro, consigliera del Movimento 5 Stelle del comune di Pisa, che intende lottare contro "l'abusivismo e il degrado" attraverso un portale di e-security inaugurato su CrowdMap.

Il funzionamento del portale è semplice: chiunque può accedervi e segnalare, in modo anonimo (inviando un'email ai gestori della piattaforma, creando un tweet con l'hashtag #sicurezzapisa, #pisasicura, #partecipopisasicura o compilando un modulo online), episodi o fenomeni ripetuti di disagio, che intaccano sia il tessuto economico della città che la qualità della vita cittadina. Nel primo caso, ritroviamo segnalazioni di furti o di abusivismo, mentre nel secondo caso spaccio, "gentaccia", "degrado a livelli elevatissimi". Una volta che si è eseguita la segnalazione, l'utente indica sulla mappa della città la zona di interesse.

Immagine: Crowdmap

Diamo ora un'occhiata ai luoghi in cui è segnalato il degrado e al contenuto delle segnalazioni. Gli utenti che segnalano gli episodi di spaccio indicano prevalentemente le zone della movida serale, luoghi il cui tessuto sociale è composto soprattutto da studenti e migranti.

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Focalizzandoci sulla categoria "furto", invece, i luoghi di interesse sono le zone di periferia, in cui coabitano ceto medio e etnie oggetto di marginalizzazione quali i rom. Se diamo un'occhiata al contenuto delle segnalazioni, la maggior parte è di stampo assolutamente razzista e discriminatorio. Ritroviamo, ad esempio, segnalazioni che esordiscono con "siamo sotto assedio" poiché i migranti (gli utenti indicano prevalentemente "nordafricani" e "tunisini") sono violenti (risse, linciaggi ecc.), rubano e spacciano. Altri utenti sono, invece, stanchi del degrado urbano, in altre parole della spazzatura post-movida, dei centri storici deturpati da irresponsabili. In breve, ciò che appare con molta chiarezza è che le zone rischiose sarebbero i luoghi di interazione sociale e quelli periferici, infangati dai protagonisti del disagio: gli studenti, i migranti e chi è colpevole di essere povero.

Non è certo la prima volta che il Movimento 5 Stelle promuove delle iniziative, sia attraverso supporti pratici sia tecnologici, per salvaguardare il tessuto urbano e i suoi buoni cittadini. Anche in questo caso, Pisa è stata il fulcro di un altro progetto del M5S. Nel centro storico della città, il Movimento ha promosso un'operazione notturna di raccolta dei rifiuti per contrastare "i nuovi corsari dai capelli alla moda". Ricordiamo inoltre il progetto ideato da Chiara Appendino, sindaca di Torino, il cui intento è la creazione di un'applicazione informatica "che permetta ai cittadini di segnalare attività illecite in diretta dalla scena del delitto"».

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Arrivati a questo punto, è inevitabile chiedersi quale sia l'obiettivo di quest'insieme di politiche che incitano i cittadini a compilare moduli e usare applicazioni per indicare, rimanendo nell'anonimato, episodi di "cattiva condotta".

Secondo Elisabetta Zuccaro, il portale e-security è stato ideato con lo scopo di "prevenire l'insicurezza percepita". Nella sua chiarezza, ci consente di analizzare la finalità di meccanismi di controllo che si attuano dal basso. La consigliera comunale pone l'accento sulla "prevenzione", termine che ci rimanda al funzionamento predittivo che potrebbe avere questo portale, analogo a quello dell'applicazione Shelly, promossa dall'associazione bolzanina Sicurezza e Legalità.

"Se in una zona sono avvenuti numerosi crimini di un determinato tipo, è altamente probabile che avverranno di nuovo."

Il principio su cui si basano entrambi i sistemi, e in generale i software predittivi usati per controllare i crimini, è il medesimo: "se in una zona sono avvenuti numerosi crimini di un determinato tipo, è altamente probabile che avverranno di nuovo". Questo vuol dire che chi frequenta questi luoghi potrebbe essere potenzialmente segnalato sulla base del fatto che cammina in una zona in cui è alta la percentuale di un determinato crimine. È facile giungere alla conclusione che, in questo modo, si alimentano meccanismi di controllo di cui può essere oggetto chiunque, anche l'utente che segnala i comportamenti illeciti, che passa dal ruolo di sorvegliante a sorvegliato.

Elisabetta Zuccaro ha utilizzato, inoltre, la parola "insicurezza", termine che inevitabilmente ci rimanda all'esplosione delle misure di sorveglianza a cui stiamo assistendo a livello mondiale. Questo trend è stato anticipato negli anni '70 da Angela Davis, che nel testo Aboliamo le prigioni? analizza, sia da un punto di vista storico che critico, il complesso carcerario americano—Per Davis, il boom delle carceri statunitensi, avvenuto soprattutto negli anni '80 durante la presidenza Reagan, non ha prodotto affatto "comunità più sicure" ma ha semmai fornito alle corporation legate ai penitenziari, come l'industria edilizia e sanitaria, delle importanti fonti di profitto, generando il "complesso carcerario-industriale".

La prevenzione, la sicurezza e gli obiettivi dei nuovi meccanismi di sorveglianza anonima generano una rete intricata di sospetti che alimenta un clima di diffidenza e paura, soprattutto verso le etnie giudicate "pericolose". In questo contesto, si fatica a comprendere in che modo la sicurezza percepita possa aumentare sulla base dell'utilizzo di meccanismi torbidi come quelli che regolano questo tipo di progetti.