La colonna sonora di American Pie è leggenda

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Musica

La colonna sonora di American Pie è leggenda

Le colonne sonore di American Pie sono incasinate, stupide, divertenti e arrapate—proprio come ognuno di noi quando eravamo adolescenti.
Emma Garland
London, GB

Ho limonato per la prima volta nel 2002. Ero seduta su un tavolo pieghevole a una festa a cui, ricordo, avevano suonato diversi gruppi. In uno di quelli suonava (ovviamente) il tipo che mi ero limonata. Avevamo entrambi una felpa dei Nirvana—e lo so perché qualcuno ci aveva fatto una foto, senza che nessuno glielo chiedesse, con una macchina fotografica usa e getta—e sono piuttosto sicura che in sottofondo ci fosse una canzone dei blink-182. Se mi sforzo a tornare a quella sera, con la memoria, non ho ricordi troppo lucidi: ma non importa, perché quell'esperienza è quanto di più simile ad American Pie abbia mai vissuto. American Pie è un fenomeno culturale enorme: è uno dei franchise cinematografici che hanno incassato di più nella storia e i primi due film della serie—usciti rispettivamente nel 1999 e 2001—sono entrati nell'immaginario collettivo fino a diventare la rappresentazione definitiva del diciottenne arrapato. Un po' come Fast & Furious, se parlasse di sesso e non di macchinoni. American Pie annunciò l'arrivo di una nuova generazione di ragazzi americani che aveva scoperto il porno online, lo skateboard e le magliette dei gruppi. Oltre a parlare di erezioni, però, quei film erano anche riusciti a immortalare quel momento in cui un certo tipo di musica alternativa (che, tra l'altro, parlava anch'essa di erezioni) era uscita dai garage in cui era nata per adottare una dimensione globale. American Pie è una capsula nel tempo che vi può riportare agli anni della nascita del pop punk, colonna sonora dell'infanzia e dell'adolescenza di chiunque sia nato nella prima metà degli anni Novanta.

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La colonna sonora di American Pie, infatti, è piena di gemme che ascoltavate sorseggiando Bacardi Breezer e accompagnavano i vostri primi, maldestri rapporti sessuali. Qualche nome? Blink-182, Sum 41, Sugar Ray, Weezer, The Offspring, Alien Ant Farm. Tutte band che avevano trovato il successo vendendo alla scena da cui provenivano e al mondo intero l'attitudine anti-autorità del punk. Un piano che, tra l'altro, funzionò alla perfezione. I Blink ebbero pure un cameo nel primo film: erano in mezzo ai ragazzi che guardavano in diretta Jim mandare a puttane la sua prima opportunità con Nadia per colpa di un'amara eiaculazione precoce. In quegli anni si creò una sorta di paradosso: i figoni atleti delle università americane, improvvisamente, si vestivano allo stesso modo e ascoltavano la stessa musica dei ragazzini che compravano riviste metal e indossavano camicie nere e cravatte rosse. L'unica differenza, se vogliamo, era la marca dei loro baggie. Ecco: American Pie è la rappresentazione definitiva di quello scontro culturale.

Una serie era però già riuscita a rappresentare in forma filmica che cosa significava essere adolescenti alla fine del millennio: Freaks and Geeks, di Judd Apatow, che nei suoi soli 18 episodi riuscì a cristallizzare tutte le identità a cui aderivamo quando cominciavamo a considerarci abbastanza grandi da poter decidere come ci vestivamo. Bé, American Pie era il suo cugino iperattivo e casinista che preferiva esprimere le sue emozioni mettendosi a scopare un divano per far ridere i suoi amici. Entrò nel mercato in un periodo in cui il sesso era appena diventato così accessibile da smettere di essere un tabù nel mondo dei media: se ne poteva parlare apertamente, a patto che si trattasse di masturbazione, paranoia sulla propria eterosessualità scaturita da un feticismo per il lesbismo, e gag sulle MILF. Non fu merito del caso: il suo creatore, Adam Herz, aveva benissimo in testa quello che aveva intenzione di fare. Il titolo del copione che mandò agli studi cinematografici interessati al progetto era—letteralmente—Commedia sul sesso e sugli adolescenti che può essere girata per meno di dieci milioni e che la maggior parte dei lettori probabilmente odieranno ma credo a voi piacerà un sacco.

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Ciò che rende American Pie particolarmente divertente è il fatto che ogni personaggio (i ragazzi, principalmente) era un vero inetto. Per ogni momento in cui Michelle lanciava una strizzatina d'occhio ce n'era un altro in cui Jim passava per un idiota, o in cui Oz condivideva la sua "saggezza" sulle donne (Jim: "Che sensazione dà la cosa delle donne?" Oz: "È come una torta di mele calda!"). Erano situazioni che sembravano poter riflettere accuratamente i dolori del giovane millennial, con i suoi tentativi di capire come funziona la sua sessualità in un mare di battute sui cazzi e tette rifatte. Lo stesso vale per la colonna sonora, fatta di canzoni che accendono l'interruttore della nostra emotività ma, al contempo, ci rendono rossi di imbarazzo. Mentre le punchline e le idee del film diventano sempre più inguardabili col passare del tempo, però, la sua musica è diventata sinonimo dell'atmosfera di quegli anni. Scrivete "Colonna sonora American Pie" e troverete, ad esempio, un sacco di gente che esprime il suo amore per quelle canzoni su Yahoo! Answers. C'è anche una maglietta con scritto "the American Pie films have a quality soundtrack," se avete quindici euro da investire.

La cultura pop del 2001, in una singola foto.

La colonna sonora in sé, va detto, era decisamente retrograda se consideriamo il modo in cui i vari pezzi trattavano le questioni di genere. Il testo di "Want You Bad" degli Offspring era una fantasia in cui il cantante spogliava una tipa con la mente, mentre "Flavor of the Weak" degli American Hi-Fi prendeva per il culo una ragazza incapace di rendersi conto che quel fattone del suo ragazzo la tradiva. Poi c'era "Good (For a Woman)" degli Alien Ant Farm, il cui titolo sprizzava machismo da tutti i pori. Insomma, la colonna sonora era piena di maschioni che si sentivano tutti presi male nonostante il mondo in cui vivevano fosse costruito precisamente attorno ai loro bisogno e desideri. Il pop punk e la lente etero-machista con cui American Pie analizzava la realtà erano fatti l'uno per l'altra—ma non è per questo che quella musica continua ad avere una certa rilevanza culturale.

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"Fat Lip" dei Sum 41 ed "Every Time I Look for You" dei blink-182, per esempio, erano brani che erano stati sapientemente scelti per la loro capacità di rispecchiare le paranoie e i problemi di un adolescente nel mezzo delle sue prime relazioni—sia emotive che sessuali, con sé stesso e con gli altri. Il tema del film era "Laid", una canzone dei James che parla di una ragazza che "viene solo quando sta sopra", ma la maggior parte di noi associa al film "Sway" dei Bic Runga: una canzone d'amore dolce e inequivocabile capace di rappresentare perfettamente l'amore incondizionato che chiunque ha provato tra i quattordici e i diciotto anni. Il momento apicale della trama diventò così legato a quel pezzo che gli autori del film decisero di inserirla anche in American Reunion, uscito nel 2012.

Per la maggior parte, però, l'immaturità regnava sovrana—sia sotto forma di pezzi su storie finite ("Cheating" dei Jettingham), di canzoni che parlano di gossip post-sesso ("Susan" dei The Exit) o di ballatone romantiche alla Dawson's Creek ("Find Your Way Back Home" dei Dishwalla e "Always Getting Over You" di Angela Ammons). Ma in quella colonna sonora c'era anche un suggerimento di realismo—lo zucchero di "Sway", i lamenti di "Everywhere" di Michelle Branch, la rabbia di "Scumbag" dei Green Day e il modo in cui "Semi-Charmed Life" dei Third Eye Blind parlava di droga nascondendo le sue tematiche sotto a uno strato di "doo doo doo" presi benissimo. È in tutti questi momenti di confusione e ingenuo ottimismo che stanno le forze della musica di American Pie. Se ci ricordiamo di quei film e di quelle canzoni è perché ci fanno sentire come ci sentivamo quando eravamo giovani, stupidi e arrapati—tutte e tre cose che siamo ancora, probabilmente a parte la prima.

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