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Se a letto ti va di merda forse è anche colpa del riscaldamento globale

Alcuni ricercatori hanno scoperto che se in un giorno la temperatura arriva a superare i 27 gradi, tra gli 8 e i 10 mesi dopo si registra solitamente un crollo delle nascite.
Foto di Azhar Rahim/EPA

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Aumento delle temperature a parte, non c'è niente di hot nel cambiamento climatico.

Secondo un nuovo report pubblicato sul National Bureau of Economic Research, il surriscaldamento globale potrebbe far decrescere il numero di amplessi degli americani nel prossimo futuro, soprattutto in estate.

Il paper - che non è stato ancora revisionato da altri membri della comunità scientifica - analizza gli effetti delle alte temperature sui tassi di natalità nel lungo periodo, escludendo dal novero le nascite premature e le gravidanze interrotte, e analizzando i dati disponibili tra il 1931 e il 2010.

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Gli autori hanno scoperto che i giorni in cui le temperature sono salite sopra 27 gradi sono stati generalmente seguiti, negli 8/10 mesi successivi, da un significativo abbassamento del tasso di nascite. Un solo giorno di alte temperature provocherebbe una decrescita dello 0,4 per cento del tasso di natalità tra gli americani.

Secondo i ricercatori una possibile spiegazione è che, almeno in parte, il caldo estivo farebbe crescere "i costi fisiologici del coito in dati giorni di fertilità."

Alan Barreca, un professore del dipartimento di Economia dell'Università di Tulane e uno dei tre autori, ha spiegato che la causa di questo crollo di nascite è in realtà abbastanza semplice.

"Il caldo rende l'attività fisica poco piacevole. E il sesso rientra in questa categoria di attività."

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"Nonostante non si possa scartare la possibilità che si arrivi a fare meno sesso, penso ci siano abbastanza prove per supportare l'idea che il caldo avrà effetti rilevanti sulla nostra riproduttività."

Jason Brenmer, vice presidente associato e program director di Population, Health and Environment presso il Population Reference Bureau, ha comunque espresso delle riserve su quanto emerso dallo studio.

"Il desiderio di fertilità e i comportamenti nel mondo non sono condizionati dal clima," ha spiegato.

Sia Bremner che Barreca sono però concordi sul fatto che esistono diversi fattori storici e sociali in grado di esercitare la loro influenza sulla fertilità più delle temperature in aumento, come l'accesso al sistema di controllo delle nascite, a maggiori disponibilità occupazionali e a migliori opportunità per le donne.

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Forse la scoperta più importante dello studio è che questo basso livello di concepimenti in estate si ripercuote in parte nei mesi successivi. In altre parole, se una coppia non è in grado di concepire un bambino in luglio o in agosto, secondo lo studio sarà più incline a provarci in settembre o ottobre.

Malgrado il testo analizzi solo dati provenienti dagli Stati Uniti, secondo Barreca si tratterebbe "molto verosimilmente di un fenomeno globale. In molti paesi con clima simile a quello americano - come in Europa Occidentale o Canada - le nascite raggiungono il loro culmine nei mesi estivi."

Gli autori hanno anche analizzato come il crescere dell'uso dell'aria condizionata potrebbe generare l'effetto opposto.

"Evidenze dimostrano quanto l'aria condizionata possa essere utilizzata per mitigare il costo delle alte temperature in termini di fertilità," ha spiegato Barreca. Di certo, come mostra il paper, gli impianti di climatizzazione aumentano le emissioni e il loro contributo all'effetto serra, che poi causa il riscaldamento globale, ponendo i potenziali genitori in pericolo.

In altre parole, se gli Stati Uniti vogliono davvero confrontarsi col climate change dovranno imparare ad adeguarsi in più di un modo.

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