Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità
Quando parla dell'anno precedente, Bezbatchenko si riferisce a Jermaine Defoe. Defoe è un attaccante inglese con una buona carriera europea alle spalle, ormai in fase calante. È arrivato a Toronto all'età di 31 anni nel luglio 2014, a stagione ampiamente iniziata, anche lui con un contrattone nella valigia. Prima di Defoe la stagione di Toronto era stata deprimente e il suo arrivo non aveva spostato gli equilibri, così dopo sei mesi, a campionato finito, Defoe è tornato in Inghilterra in una squadra di bassa classifica.Dopo otto anni dalla sua fondazione, il Toronto non aveva mai raggiunto i playoff. I tifosi avevano già visto numerosi designated player (i giocatori a cui, per una speciale deroga, si può offrire più dei circa 400,000 dollari previsti come salario massimo dal salary cap) arrivare con grandi promesse e lasciare immediatamente la squadra: Torsten Frings, Danny Koevermans, Mista, Júlio César, Julian de Guzman.
Pubblicità
Come tutte le storie di emigrazione, questa è una storia di tempismo: Toronto è una città che negli ultimi vent'anni dallo sport ha raccolto solo delusioni, nel calcio come nel basket, nel baseball come nell'hockey. Sebastian Giovinco è arrivato nel posto giusto al momento giusto.Prima di lui, mai un calciatore europeo con ancora tanto da dimostrare aveva accettato un campionato meno competitivo per imporsi come dominatore. Attualmente, secondo ESPN, Giovinco è il secondo giocatore più pagato della lega dietro Kakà; con lui, la classifica ospita una lunga serie di vecchie glorie: Lampard, Gerrard, David Villa. Tutti hanno giocato nel "calcio che conta" finché il fisico glielo ha permesso.Sul gomito destro Giovinco si è tatuato una faccina sorridente che fa il segno della "L" sulla fronte: "quasi tutti mi dicevano 'hai paura di metterti alla prova, è facile andare in un campionato più semplice, ecco perché hai scelto Toronto'." Né i milioni che guadagna, né la mancanza di ambizione possono spiegare le scelte di vita di chi lo status di perdente se lo sente letteralmente tatuato a pelle.Semplicemente, come migliaia di italiani prima di lui, ha scoperto che la Toronto italiana gli piace più dell'Italia. Solo gli spettatori di Telelatino, uno dei canali tv della comunità italo-canadese che lo ha intervistato, possono averlo capito davvero: "stranamente, mi sento più qui a casa che magari lì a Torino." Segui Francesco su Twitter.Segui la nuova pagina Facebook di VICE Italia:Garber: One of 'most important' signings in MLS history — Kurtis Larson (@KurtLarSUN)3 dicembre 2015