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Tecnologia

La sorveglianza di massa è un grande business per le aziende

Come ogni azienda che si rispetti, anche chi offre prodotti per le intercettazioni si affida a brochure patinate. Fanno paura perché sono vere.

I dati sono la moneta di scambio del mercato della sorveglianza, e non sono solo NSA e GCHQ che cercano di guadagnarci. Come evidenzia una serie di documenti e presentazioni pubblicati da poco, l’industria dello spionaggio privato sta facendo il botto. Ancora più scioccante è il fatto che nei loro PowerPoint molte aziende dicano di avere strumenti di intercettazione che fanno impallidire quelli dei governi.

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La raccolta di documenti, chiamata Surveillance Industry Index (SII) e rilasciata da Privacy International, contiene 1.203 documenti di 338 aziende dislocate in 36 paesi, tutti riguardanti tecnologie di sorveglianza avanzate. Alcuni pubblicizzano strumenti incredibili: una ditta chiamata Glimmerglass, che produce apparecchi di monitoraggio e riparazione per cavi marini, professa in una brochure la capacità dei propri strumenti di “selezionare dinamicamente e distribuire segnali per analisi e raccolta.”

Un’altra azienda, Elaman, pubblicizza la propria linea di prodotti per intrusione FinFisher IT sempre in una brochuremolto simile. Si presenta come un qualsiasi altro volantino di prodotti tecnologici, ma Elaman dice che i “prodotti FinFisher aiutano le agenzie governative a raccogliere informazioni chiave da specifici computer.” Il sistema è fatto in modo tale che tutti lo possano usare, dice l'azienda; tutto ciò che l’utente deve fare è inserire una penna USB nel computer e dopo “poco tempo”, la penna “estrae informazioni come username, password, email, file e informazioni di sistema e di rete critiche da software Windows.”

Che le aziende private stiano sviluppando tecnologie avanzate di raccolta dati e monitoraggio non dovrebbe essere una sorpresa, specialmente da quando la NSA si affida a ditte esterne nello sviluppo dei propri strumenti di sorveglianza. L’industria dello spionaggio, come molti altri vasti settori privati che supportano le forze dell’ordine e i governi di tutto il mondo, sta facendo progredire lo stato dell'arte. Ciò che sorprende davvero è quanto questo gruppo di aziende sia aperto nel raccontarsi.

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Come nota Privacy International nel proprio comunicato sul SII, molti dei documenti esaminati provengono da “un insieme di materiali e brochure raccolti durante fiere sulla sorveglianza in tutto il mondo,” così come da Wikileaks e Omega Research Foundation. Le aziende di sorveglianza sono business dopotutto, e come i produttori di armi che cercano di espandere il mercato grazie a expo d’armi come il Sofex, anche l’industria dello spionaggio ha il suo gran numero di show del settore e fantastici materiali patinati per farsi pubblicità.

Ovviamente, non è un mondo rivolto ai normali utenti, e questo è il motivo per cui il SII—e ancora prima, tra gli altri, gli Spy-Files di Wikileaks—ti spalancano gli occhi. A preoccupare non sono tanto i sistemi che garantiscono un “completo prelievo di dati da qualsiasi network”, quanto piuttosto chi li compra. E nonostante tutte le brochure che ho letto fino a ora martellino sul fatto che le tecnologie di sorveglianza sono pensate per la raccolta dati legale, resta pur sempre vero che “legale”, oggigiorno, è un termine molto malleabile.

I governi si stanno affidando sempre più alla raccolta dati per mantenere il potere e, come purtroppo sappiamo, la sorveglianza ha bisogno dei dittatori, diventati ormai clienti abituali delle aziende americane nonostante gli embarghi. Durante la Primavera Araba, il dissenso era gestito dal governo tramite la sorveglianza e il controllo delle reti; più recentemente, il Sudan ha spento internet per limitare la diffusione di informazioni antigovernative online.

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L’altro lato della medaglia riguarda la sorveglianza preventiva e la raccolta dati. Mentre il controllo basato sui dati è una pratica popolare nell’Occidente—una battaglia per la privacy tutta da combattere—le possibilità disponibili sul pullulante mercato della sorveglianza privata sono alla portata di quei regimi che vogliono schiacciare gli ostacoli che si oppongono al loro potere.

C’è una buona ragione per cui l’alta commissione delle Nazioni Unite abbia definito la privacy come un diritto umano all’inizio di quest’anno: i vasti mezzi a disposizione delle persone con abbastanza soldi e accesso al network permettono di reperire informazioni private come mai prima d'ora. E a meno che leggi locali non dicano il contrario—indicate un po' voi quali leggi non siano state aggiornate o sostituite—non c’è modo di controllare a quali informazioni questa gente abbia accesso.

“C’è una cultura dell'impunità che permea il mercato della sorveglianza privata. Il fatto è che non esistono controlli rigorosi sull’esportazione e sulla vendita di queste tecnologie, proprio come non ce ne sono sulla vendita di armi convenzionali,” dice il ricercatore di Privacy International Matthew Rice al Guardian. “Questo mercato incassa profitti alle spalle delle persone che soffrono nel mondo, e c’è ancora un vuoto per quanto riguarda controlli e responsabilità.”

Quindi, quando una azienda pubblicizza una sua tecnologia che può estrapolare il contenuto di una telefonata da un cellulare, lo sta facendo con puro senso di agnosticismo. Magari non vende tecnologia al tipo della porta accanto, ma quando uno come Gheddafi vuole mettere le mani su tecnologie di sorveglianza, i mercati stranieri dicono di sì.

Come se non bastasse, lasciando da parte gli embarghi economici, l’uso di queste tecnologie è regolato solo da leggi locali. Di conseguenza, spiare gli avversari politici o gente comune può essere legale a seconda del paese nel quale ci si trova. È una certezza rassicurante per le aziende che vogliono guadagnare con la sorveglianza. Ma per i cittadini privati di tutto il mondo, specialmente quelli che vivono sotto il tallone dei governi più oppressivi, l’eliminazione della privacy è sicuramente una mossa pericolosa.