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Tecnologia

A chi appartiene la Luna?

Sono passati più di 50 anni dall'ultimo accordo spaziale stipulato da noi terrestri. Ora le cose sono leggermente cambiate.
Immagine: photophilde/Flickr

Per la prima volta dopo quasi 40 anni, l'uomo sta inviando un veicolo sulla Luna. Se la missione cinese Chang'e 3, partita il primo dicembre, riuscirà a far allunare con successo il suo rover a sei ruote “Jade Rabbit”, si riaprirà una vecchia questione: di chi è la Luna?

Il razzo che trasporta il rover è stato lanciato con successo dal cosmodromo di Xichang, nella Cina sudoccidentale, e il suo viaggio verso la Luna durerà circa due settimane. Una volta lì, la Cina proverà un allunaggio “morbido” del veicolo a sei ruote—“Yutu” in cinese—cosa che non è più stata fatta da quando l'Unione Sovietica utilizzò il modulo “Luna 24” per dei prelievi sul suolo lunare nel 1976.

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Update: come non detto, Yutu ha bloggato la propria morte in diretta

Diversamente dalle recenti missioni come GRAIL della NASA, in cui una coppia di satelliti si sono schiantati sulla Luna a conclusione del loro percorso orbitale, un allunaggio morbido è esattamente quello che potete immaginare. La Cina spera che il suo rover alimentato a energia nucleare possa toccare il suolo gentilmente all'interno del cratere Sinus Iridum, risvegliarsi e iniziare i suoi rilevamenti della durata di circa tre mesi.

Dopo il lancio di due satelliti orbitanti—Chang'e 1 e 2,—“Jade Rabbit” rappresenta una tappa fondamentale, in particolare per un programma spaziale come quello cinese, sviluppatosi a partire dalle tecnologie dell'era sovietica. Naturalmente, gli ufficiali di Pechino hanno aspettative enormi sull'esito della missione.

“Lotteremo per raggiungere il nostro sogno spaziale come parte della grande visione cinese di rinvigorimento nazionale,” dichiara il direttore di Xichang, Zhang Zhenzhong, secondo l'agenzia di stampa Xinhua.

Il tono nazionalistico adottato da Zhang non dovrebbe sorprendere, dato che i programmi spaziali rimangono una delle migliori opportunità di ostentare il valore scientifico e ingegneristico di una nazione. Ma l'accendersi della nuova corsa allo spazio asiatica è il segnale che ci stiamo avviando verso una nuova era della diplomazia spaziale.

Le leggi dello spazio potrebbero in teoria includere l'intero universo, ma forse definire prima la legislazione e le politiche lunari sarebbe un punto di partenza più gestibile e ragionevole. Per adesso, la normativa spaziale è regolata dal trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967, governato dall'UNOOSA. La pace e il divieto di nazionalizzazione dei corpi celesti sono alla base dei principi fondamentali:

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  • L'esplorazione e l'utilizzo dello spazio devono essere intrapresi per il bene e l'interesse di tutte le nazioni, in quanto “provincia” di tutta l'umanità;

  • lo spazio deve essere libero per l'esplorazione e l'utilizzo da parte di tutti gli stati;

  • lo spazio non può essere soggetto a nazionalizzazione per dichiarazione di sovranità, per fini di utilizzo o occupazione, né per qualsiasi altro scopo;

  • le nazioni non devono posizionare armi nucleari o altre armi di distruzione di massa in orbita o sui corpi celesti, né posizionarli nello spazio in altri modi;

  • la Luna e gli altri corpi celesti devono essere sfruttati solo per scopi pacifici;

  • gli astronauti devono essere considerati emissari di tutta l'umanità;

  • gli stati sono responsabili delle attività spaziali condotte sia da entità governative che da quelle non governative;

  • gli stati sono responsabili per i danni causati dai loro oggetti spaziali;

  • gli stati devono evitare contaminazioni dannose dello spazio e dei corpi celesti.

Questi fondamenti del diritto spaziale sono molto importanti perché, da quando siamo stati in grado di raggiungere la Luna, abbiamo sognato di costruirci sopra delle basi. Al culmine della prima corsa allo spazio, la cosa sembrava inverosimile. Ma oggi, con l'ingresso di aziende private e il numero crescente di nazioni partecipanti—incluse India e Corea del Sud, che stanno sviluppando programmi spaziali sempre più ambiziosi—una domanda sorge sempre più insistente: c'è qualcuno che possa costruire in modo legale sulla Luna? Per il momento, non abbiamo una risposta.

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Un rendering del rover “Jade Rabbit” alloggiato sopra un modulo per l'allunaggio, foto: China.com.cn

Il terzo punto della lista è il maggiore motivo di scontro: lo spazio—cioè la Luna, Marte e qualsiasi altra cosa—non può “essere soggetto a nazionalizzazione” “per fini di utilizzo o occupazione.” È una frase piuttosto interpretabile: a che punto l'utilizzo o “l'occupazione”—diciamo una base lunare—diventano appropriazione? Finché non sarà data una risposta chiara, la domanda penderà su ogni futuro programma spaziale.

La questione se un privato possa o meno avere diritti di proprietà sullo spazio—un dettaglio cruciale per ogni aspirante minatore spaziale—è l'argomento di un dettagliato report di Rand Simberg su The New Atlantis che vale la pena di leggere. E si tratta di un tema ancora più complesso di quello degli interessi nazionali. Ma considerando che la corsa cinese alla Luna ha acceso sia la competizione amichevole che i sospetti da parte dei paesi rivali, sembra più plausibile che la questione dell'appropriazione spaziale verrà giocata sul terreno degli interessi nazionali.

È altamente improbabile che la Cina dichiarerà che “Jade Rabbit” stia delineando il territorio sovrano cinese sulla Luna, soprattutto visto che le precedenti missioni di esplorazione lunare o marziana non hanno mai causato nessun problema legale. Tuttavia, i rover lunari non sono quasi mai un obiettivo finale, per la Cina come per gli altri.

“L'esplorazione spaziale cinese non si fermerà alla Luna,” dice Sun Huixian, vice ingegnere capo della seconda fase del programma lunare cinese, a quanto riferito da Xinhua. “Il nostro obiettivo è lo spazio profondo.”

Data la tensione che pervade l'intera area geopolitica asiatica e le sue crescenti ambizioni spaziali, quanto ci vorrà prima che una nazione sfidi i propri rivali? Ovviamente è una speculazione che deve essere inquadrata negli equilibri politici più generali. Certo, il Giappone potrebbe provare ad argomentare che l'allunaggio del rover cinese costituisca una dichiarazione di sovranità illegale sul suolo lunare, ma le sue chance di vincere la disputa sarebbero ben poche. Piuttosto, bisognerebbe capire cosa gliene verrebbe in tasca. Quale potrebbe essere il vantaggio di impedire agli scienziati di studiare la Luna?

Nel giro di due settimane, potremmo festeggiare il terzo paese che effettua un allunaggio con successo. Nei prossimi dieci o vent'anni, probabilmente ce ne saranno molti altri, comprese le prime aziende private. Nonostante sia molto improbabile che qualche nazione decida di costruire una base lunare senza prima capire se è legale farlo, questo rimane uno scenario indecifrabile.

La mancanza di una giurisdizione chiara potrebbe ostacolare ogni tentativo di regolare le cose. Chi finanzierà un hotel lunare senza la garanzia di possedere il terreno su cui è edificato? Data le strane storie sulle rivendicazioni lunari, perché le Nazioni Unite dovrebbero adottare una decisione radicale per ogni progetto che salta fuori? Una cosa è certa: dato che lo spazio sta diventando sempre più affollato, la domanda su chi potrà farlo proprio si presta sempre più a essere forzata.