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Anti-Santi

Falchi e colombe

Bucknasty sul caso Concordia, il disastro più "italiano" di tutti i tempi.

La Concordia si è arenata di fronte alla costa dell’Isola del Giglio alle 21:42 di venerdì scorso. Ad affondare, però, non è stata solo la nave da crociera, ma, soprattutto, il mal posto orgoglio nazionale. Non si erano ancora alzati gli elicotteri della Guardia Costiera che molti, infatti, hanno subito iniziato a tirare fuori l’aggettivo che in questi casi viene bendato e trascinato dietro una scuola elementare per essere giustiziato con un colpo in testa: italiano. Il disastro, in sé, è l’Italia, la cattiva Italia. L’Italia peggiore. Il disastro più italiano di tutti i tempi. I soccorritori sono invece l’Italia Vera. Quella che non ha paura di mettere la propria vita a disposizione del prossimo e di pagare il canone RAI nei tempi stabiliti. I membri dell’equipaggio che sono rimasti? Eroi italiani. Il Capitano Schettino è l’italietta, un tizio che comandava una nave da 500 milioni di euro attraverso il buco della serratura di uno spogliatoio femminile del 1973.

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Insomma, per spiegare il disastro, si è presto arrivati al peggior fatalismo retorico. Come se l’incompetenza nel governare il nostro Paese negli ultimi 30 anni avesse fatto incazzare il Dio Dei Vecchi Che Svernano In Mare che ha deciso di scaccolare una nave per sfregio. Come fare ora per impedire che tutte le navi finiscano allo stesso modo per colpa di Luciano Moggi e Cicciolina? Per riportare le cose a posto bisognerà, come minimo, bere il mestruo di vergini celiache dal teschio di 50 neonati.

Nei giorni scorsi, gli inquirenti hanno anche recuperato la scatola nera che presto smentirà le prime ricostruzioni che davano la colpa a un banale scoglio dello squarcio nello scafo, individuando invece la responsabilità in una metafora di Severgnini sul Corriere. 

I distinguo sono affascinanti, quanto ipocriti. Non c’è niente— nulla—di più “italiano” che dire che qualcosa non funziona perché italiana. È una di quelle classiche profezie che si autoavverano. Un modo puerile di assolvere le proprie responsabilità. Le cose non funzionano, e non funzioneranno mai, poiché sono italiane, quindi io non sono costretto a muovere un dito per deviare la rotta perché italiano. Vorrei una definizione—se fosse possibile anche un rivelatore portatile—di Italia Vera. Non vorrei mai pensare di essere dentro l’Italia Vera, per poi scoprire, magari, che era solo Italia Vera Chimica causata dallo smog di piccole Italie che combattono fra loro per la supremazia.

L’unica cosa certa è la posizione del Comandante della Capitaneria di Livorno, Gregorio De Falco, come simbolo di Italia e Italiano Vero. La registrazione della sua telefonata in cui striglia il Capitano Schettino in psicosi traumatica, quella che hanno i soldati sopravvissuti a un ordigno appena esploso, è diventata un meme da incastrare con il Sergente Hartman di Full Metal Jacket o da stampare su T-Shirt come il tormentone di un comico di Italia 1.

Nel Paese in cui una morte sospetta e ambigua è abbastanza per costruirci una pelosa narrativa di tre o quattro anni, l’annegamento di 40 persone è immediatamente passato in secondo piano alla possibilità di appropriarsi del carisma e della personalità di De Falco per una improbabile rivalsa nazionale verso tutto. L’Italia, in questo momento, sembra una ragazza a cui De Falco ha appena riparato il PC formattandolo; e ora non sa bene come tenerlo sempre a disposizione. Quello di cui aveva bisogno il Paese, alla fine, non era stabilità economica, o qualche liberalizzazione, ma una figura paterna.

@bknsty