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Stati Uniti

È la fine di Milo Yiannopoulos?

Dopo i suoi commenti definiti "pro-pedofilia", il provocatore dell'estrema destra è finito al centro di una bufera.

Anche i provocatori di professione, prima o poi, passano il limite. Ed è il caso di Milo Yiannopoulos, una delle figure di punta dell'alt right americana, finito al centro di una bufera dopo la diffusione di alcuni video in cui faceva commenti definiti "pro-pedofilia."

"Ci stanno addosso con questa storia degli abusi sui minori, al punto che ci sono leggi restrittive persino sulle relazioni tra adulti consenzienti," aveva detto lo scorso gennaio durante un podcast intitolato The Drunken Peasants. Nel corso dello stesso podcast aveva poi aggiunto che le relazioni "tra ragazzini e uomini più vecchi…possono essere esperienze molto positive."

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Lo scorso luglio, durante un episodio del podcast di Joe Rogan, Yiannopoulos aveva fatto commenti simili e lasciato intendere di aver assistito ad abusi sessuali su minori a una festa, senza però segnalarlo alla polizia.

Da parte sua Yiannopoulos ha negato ogni accusa, affermando che i suoi commenti sono stati riportati fuori contesto e che andavano intesi come provocazioni. In una conferenza stampa successiva Yiannopoulos si è scusato, ha detto che si pente di aver fatto quei commenti ma che "in quanto vittima di abusi sessuali da bambino" l'idea che possa incoraggiare la pedofilia è "assurda." Ha anche detto che è stata tutta una cospirazione mediatica per distruggere la sua figura.

"Bisogna essere chiari su ciò che sta accadendo," ha detto Yiannopoulos. "Si tratta di una cinica caccia alle streghe mediatica lanciata da persone a cui non interessa nulla dei bambini ma a cui importa solo distruggere la mia carriera e i miei alleati. Sanno benissimo che anche se ho fatto delle dichiarazioni provocatorie non ho mai fatto nulla di male."

"Hanno tirato fuori questa storia e questo video, un video che era in giro già da un anno, perché non gli interessa nulla delle vittime, non gli interessa nulla dei bambini, vogliono solo distruggermi. Ma non ce la faranno."

Nel giro di poche ore, il provocatore di estrema destra ha poi dato le dimissioni da  Breitbart, è stato rimosso dalla lista degli speaker al principale appuntamento dei conservatori americani (la Conservative Political Action Conference) e si è visto cancellare un contratto per un libro del valore di 250mila dollari.

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Quanto all'alt-right, quest'ultima ha difeso Yiannopoulos ma fino a un certo punto. Sia Richard Spencer—conosciuto per essere stato preso a pugni durante l'inaugurazione di Trump—che Tim Treadstone, che afferma di essere stato il manager di Yiannopoulos, l'hanno attaccato.

"Quel tizio è finito," ha scritto Spencer su Twitter. "Nessuna persona sana di mente può più difenderlo."

Ma se persino Richard Spencer (per sua stessa definizione un suprematista bianco) non vuole difendere Yiannopoulos, c'è comunque chi intende farlo: le stesse persone che hanno creduto al Pizzagate, un'assurda teoria del complotto secondo la quale dietro a un ristorante si celerebbe una rete di pedofili dei Democratici.

Cernovich durante il suo show. Grab dell'autore

Mike Cernovich, noto per essere l'uomo che ha scatenato il Pizzagate, ha dedicato una puntata del suo podcast a difendere Yiannopoulos. La sua tesi è che lui stesse scherzando quando ha fatto quei commenti. Ma Cernovich ha anche un'opinione su come, a suo dire, sarebbe nato il video: verso la fine della puntata, ha esposto una teoria secondo cui Yiannopoulos avrebbe scoperto la verità sulla pedofilia nelle alte sfere e per questo sarebbe vittima di un sabotaggio da parte del "deep state"—una specie di "stato parallelo" composto da membri dell'esercito e delle agenzie governative come la CIA e l'FBI. Non è facile esporre in modo sintetico un simile concentrato di assurdità, per cui citerò espressamente Cernovich:

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"Un terzo dei membri del "deep state" sono pedofili, per arrivare a livelli così alti devi sottoporti a rituali d'iniziazione che un sacco di gente non crederebbe possibili ma che devono a controllarti," ha detto Cernovich. 

"Quello che ti fanno fare, se sei un nuovo membro e vuoi arrivare a quei livelli, è molestare dei bambini in video. Così ottengono due cose: hanno materiale per ricattare tutti per il resto delle loro vite e, soprattutto, sanno che se sei pronto ad arrivare a molestare un bambino faresti di tutto per loro. 

"È per questo che diventano molto nervosi quando i giornalisti liberi si mettono a indagare sulla loro pedofilia. I media mainstream si sono spaventati a morte e adesso stanno cercando di distruggere queste persone in modo da coprire i loro crimini, è questo che sta succedendo, ne sono certo al 100 percento."

La teoria del sabotaggio da parte del deep state è condivisa da molti nell'ambiente dell'alt-right. Jack Posobiec, un altro esponente del movimento, ha scritto su Twitter che secondo una sua fonte "loro" avrebbero speso 250mila dollari per fare ricerche su Yiannopoulos e trovare qualche scheletro nell'armadio, assumendo investigatori privati e operatori video. Tra "loro" ci sarebbe l'ex candidato indipendente alla presidenza degli Stati Uniti Evan McMullin. Lauren Southern, una 21enne diventata piuttosto famosa come collaboratrice dell'equivalente canadese di Breitbart, ha scritto che era tutta una messa in scena. Poi ha cancellato il tweet.

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Sono stati scritti molti post a supporto dell'idea che Yiannopoulos sia rimasto vittima di una manovra per screditarlo condotta dal "deep state" e dai media mainstream. Peccato che questi video siano su YouTube da un bel po' di tempo,  per cui questi "funzionari del deep state" devono aver avuto un sacco di soldi per andare indietro nel tempo e costringere Yiannopoulos a fare pubblicamente quei commenti.

Detto questo, su Internet c'è preoccupazione per altri futuri "sabotaggi" a danno di altri membri dell'alt-right come Yiannopoulos. Cernovich ha scritto su Twitter che "il deep state sta alle calcagna di chiunque abbia un grosso seguito online"; mentre Paul Joseph Watson—un complottista del giro del sito di Infowars—ha scritto che "può confermare."

Alex Jones. Grab dell'autore

Il che ci porta al fondatore di Infowars—e, a quanto pare, consigliere di Trump—Alex Jones, che l'altro giorno ha pubblicato un video assurdo intitolato: "Milo è stato vittima di abusi sessuali, non può promuovere la pedofilia." Nonostante Jones urli opinioni su Yiannopolous avvolto dalle tenebre, sotto molti punti di vista è la difesa più normale tra tutte quelle fatte finore.

Nel corso del video Jones chiama Yiannopoulos un "gay beta" e sembra voler suggerire che Yiannopoulos sia gay a causa degli abusi subiti, e che dunque abbia la sindrome di Stoccolma. Secondo lui le polemiche su Yiannopoulos sono una "caccia alle streghe." A un certo punto c'è anche una tirata contro quelli che si schierano a favore dei diritti delle persone transessuali. Nel video, inoltre, Jones sostiene che la polizia dovrebbe preoccuparsi dei "veri pedofili" a Hollywood e Washington D.C. invece che di Yiannopoulos.

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"Su una scala da uno a dieci—dove zero è una brava persona, con una bella vita e dei valori giusti—molti di noi sono un uno o un due," ha detto Jones. "Milo è un tre o un quattro, perciò se dobbiamo prendercela con Milo dovremmo anche prendercela con tutti quelli peggiori di lui."

Jones ha concluso dicendo che dietro tutto questo caso ci sono "sicuramente quelli del Partito Repubblicano che cercano di cercano di tenere per sé il sostegno dei movimenti nazionalisti e populisti," e poi ha paragonato Yiannopoulos allo youtuber PewDiePie, accusato di aver fatto commenti antisemiti in uno dei suoi video.

Tutta questa storia è decisamente surreale. Sono anni che l'alt-right tira fuori teorie del complotto su presunti giri di pedofilia. A un certo punto Cernovich aveva preso di mira Vic Berger (il creatore di diversi video comici su celebrità e politici repubblicani) dicendo che era un pedofilo, e sguinzagliandogli contro la sua banda di troll.

Perciò è interessante osservare queste persone, che vedono pedofili dietro ogni angolo e che per anni—come ha fatto anche lo stesso Yiannopoulos—hanno usato l'accusa di pedofilia come un'arma politica, arrampicarsi sugli specchi per spiegare i commenti di uno dei loro esponenti più in vista.

A volte è difficile vedere la trave nel proprio occhio.

Thumbnail via Facebook e Youtube

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