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Identità

Prima di Will & Grace non c'erano i gay in tv

Ok, c'erano, ma non erano così divertenti.
Vincenzo Ligresti
Milan, IT
Una scena della serie tv.

Mia sorella ed io su un divano, Italia Uno, un telecomando da tenere a turno e l'apprensione di usarlo prontamente per cambiare canale nel caso in cui fosse entrato qualcuno. In breve sono queste le prime cose che mi sono venute in mente quando la NBC ha comunicato che, dopo 11 anni, sarebbe stata mandata in onda la nuova e nona stagione della sitcom americana Will & Grace.

Da allora l'emittente statunitense, presa bene dalla reazione dei fan, ha poi annunciato molte altre cose: l'aggiunta di nuovi episodi nella nona stagione, una decima stagione, un'altra aggiunta di episodi—per un totale di due nuove stagioni e 29 episodi complessivi. Ieri è andato in onda negli Stati Uniti il primo episodio della lista, che in Italia verrà trasmesso stasera su Joi. Nello stesso periodo, io ho rivisto tutte e otto le stagioni per recuperare tutti gli spezzoni—incluso lo speciale finale che fa molto piangere—che avevo perso cambiando canale anni fa.

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Ripensandoci, non so se quella pratica fosse davvero motivata, ma era una di quelle cose equiparabili a un patto di fratellanza: mia sorella ed io stavamo tramando inconsapevolmente una rivolta silenziosa mista a trasgressione—tale o presunta poco importa—a tutti quegli schemi preconfezionati e retaggi culturali di una noia mortale che ci circondavano.

Pur essendo molto giovani e inesperti, infatti, avevamo intuito che Will & Grace non fosse uguale a tutti gli altri telefilm americani (a quei tempi chiamavamo così le serie tv) con risatine di sottofondo che andavano in onda a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila nella tv italiana. Tanto è vero che sapevamo benissimo di poter guardare Dharma & Greg, Otto sotto un tetto, la Tata, Friends, senza preoccuparci troppo di irruzioni improvvise.

Non so se ci sia il bisogno di ricordarlo (del resto tutti passavamo i nostri pomeriggi davanti alla tv prima di internet dei social, no?) ma non si sa mai: Will & Grace parla di Will e Grace, due migliori amici che convivono in un appartamento nel quartiere di Manhattan. Lei è una arredatrice d'interni e una campana che crede di saper cantare bene, lui un avvocato dalla gestualità molto mooolto rigida.

Inoltre Grace ha un'assistente, Karen, perennemente brilla, impasticcata, e che in realtà nemmeno incassa lo stipendio perché è ricca sfondata; mentre dal canto suo Will ha un amico e quasi da subito dirimpettaio di nome Jack, molto rumoroso, che vorrebbe fare l'attore, non ci riesce, e col tempo diventa un po' il cagnolino di Karen. Tutti insieme formano un quartetto. Will è gay. Grace è etero. Jack è gay. Karen è sposata con un "grassone miliardario", ma è palesemente attratta anche dalle donne e più volte nella serie bacia Grace.

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Insomma, capite bene che, per quanto oggi sembri tutto okay dalla descrizione, quasi vent'anni
fa Will & Grace rivoluzionò un po' tutto—perché qui non si era mai vista una serie con un protagonista gay e con così tanta quota LGBTQ annessa. Del resto, prima del pilot andato in onda il 30 giugno 2003 in Italia (negli USA il 21 settembre 1998) qualcuno avrebbe mai immaginato che una qualunque quotidianità queer potesse passare, così, tranquillamente, sotto forma di sceneggiato ironico da un tubo catodico?

Prima di quel momento, per quel che mi ricordo, il panorama della tv italiana in chiaro era a dir poco scarno: la cosa che forse più si avvicinava, un po' accidentalmente, al mondo queer era Leo Gullotta travestito al Bagaglino. Per quanto riguarda le serie importate, andava un po' meglio: si era visto per esempio qualcosa in Dawson's Creek—ovvero i lamenti di Jack McPhee, personaggio gay e piuttosto di secondo piano. Ma era sempre poca roba. Al cinema (anche se il cinema è un'altra cosa), invece, erano già usciti film come Le fate ignoranti e La finestra di fronte, che trattavano le tematiche LGBTQ meglio di tutto quello che ci era stato propinato in precedenza.

Ora: per quanto in effetti all'epoca Dawson's Creek e il primo Ferzan Özpetek avessero contribuito a mostrare spaccati piuttosto veritieri, in un certo senso inediti ai più e che era giusto raccontare, Will & Grace era andato già oltre—non illustrava le paturnie adolescenziali della presa di coscienza di sé o il dover vivere quasi per necessità vite invisibili, ma nei 22 minuti di ogni singolo episodio dimostrava a un pubblico generalista che non c'era nulla di male a vivere la propria sessualità e a scherzarci su con naturalezza.

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Ovviamente non sto dicendo che le prime otto stagioni di Will & Grace fossero perfette: riguardandole oggi, si notano un bel po' di battute sessiste e passaggi che col "politicamente corretto" degli ultimi tempi stonerebbero. Ma, seppur coi suoi difetti e sovrastrutture, il telefilm è riuscito a sottolineare questioni che non sempre erano—e ancora adesso a seconda di dove ti trovi e con chi parli—scontate. Per esempio il fatto che mentre qualcuno si lamentava dei DICO quando ormai Will & Grace andava già in replica, gli uomini gay continuavano a condurre la loro vita e a circondarsi di frociarole alla Grace.

Ma al di là delle convinzioni di ognuno nella vita di tutti i giorni, la verità è che—nell'accezione più nobile del termine— Will & Grace è riuscito a "normalizzare" i personaggi gay in tv: non solo rendendoli protagonisti, ma facendoli uscire una volta per tutte dallo stereotipo del depresso-la-vita-schifo o della macchietta, raccontando nel frattempo anche aspetti dei personaggi che non dovevano per forza essere legati alla loro sessualità. (Ovviamente, per qualcuno Jack potrebbe essere paragonato a una macchietta, ma si tratta pur sempre di una sitcom e un po' chiunque ha un amico che grida troppo e scrocca qualunque cosa capiti dal frigo).

Oggi, un po' come era successo in Dawson's Creek, sembra quasi impossibile non incontrare una quota LGBTQ di un certo spessore anche nelle serie tv più insospettabili—vedi per esempio The 100, How to get away with Murder e Animal Kingdom. D'altronde, l'inserimento di uno o più personaggi LGBTQ è un modo come un altro per rendere più veritieri e variegati gli intrecci narrativi—e le stime più accreditate là fuori confermano che rendano tutto più verosimile.

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Ma al di là delle stime, come saranno le nuove stagioni di Will & Grace? Non si sa ancora di preciso, ma i creatori David Kohan e Max Mutchnick hanno fatto sapere che hanno ignorato bellamente il finale dell'ottava stagione in cui Will e Grace erano sposati, con figli e si rincontravano nel 2026 un po' per caso—tutto questo per ripartire nel presente e ambientare le nuove vicende nel set di Los Angeles di sempre.

Gli unici dettagli di cui sappiamo qualcosa, poi, sono i seguenti: Grace sarà una femminista incallita, Jack non farà una nuova versione del suo spettacolo "Solo Jack", Rosario non ci sarà più perché l'interprete Shelley Morrison ha 80 anni e non ce la fa più, e Karen, ormai peggiorata nelle sue dipendenze, passerà molto tempo con Melania Trump—dato che erano già amiche di famiglia prima che diventasse ufficialmente first lady.

Plausibilmente la scelta di inserire Melania Trump non è altro che una escamotage per rimarcare ancora una volta il "valore politico" che la serie da ben 83 nomination agli Emmy ha sempre avuto. Per quanto alcuni critici abbiano sollevato dubbi su un revival che potrebbe risultare vuoto in un mondo (o bolla) in cui non c'è più bisogno di cambiare canale, infatti, non è detto che la serie non serva più.

Al di là di matrimoni egualitari o delle unioni civili, c'è ancora molto da fare. Del resto, mentre negli Stati Uniti c'è un presidente che parla di Transgender Military Ban e vieta l'ingresso ai cittadini di diversi paesi su scelte un po' arbitrarie, In Italia ci sono autobus che girano per una teoria che nemmeno esiste, il reato di omofobia non c'è, e ogni sei mesi censurano una scena gay in tv di una serie tv da qualche parte. Quindi sembra proprio che di materiale, in questo preciso momento storico, ce ne sia da sceneggiare a bizzeffe. Perché se di personaggi normali e sfaccettati nelle serie tv se ne iniziano a vedere da anni, tra la gente reale ripresa in tv forse un po' meno.

Ultima cosa: vorrei dire a mia sorella che le voglio molto bene e che Karen è sempre la mia preferita.

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