Piramidi, guerra e spiriti rock'n'roll con Anton Newcombe

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Musica

Piramidi, guerra e spiriti rock'n'roll con Anton Newcombe

Abbiamo intervistato il leader dei Brian Jonestown Massacre in occasione dell'uscita del loro nuovo album "Third World Pyramid".
Giacomo Stefanini
Milan, IT

Come si diventa musicisti di culto? Ci sono vari modi. Morire è uno di questi. Qualcuno non ha bisogno di adottare questi mezzucci: ad Anton Newcombe è bastato avere un ego smisurato e un catalogo di canzoni nell'ordine delle centinaia, registrate tutte con i propri mezzi, senza compromessi (ho già detto ego smisurato?), producendo dischi che hanno cambiato il modo di vedere il rock'n'roll di molti tra anni Novanta e Duemila—leggendari i tre usciti nel 1996, registrati in uno stato febbrile e contenenti alcune delle sue canzoni migliori. E poi c'è stato il documentario Dig! del 2004, in cui si narravano le gesta della sua band The Brian Jonestown Massacre e dei loro compagni di avventura (e occasionalmente avversari) Dandy Warhols, e le vicissitudini che li legarono e misero gli uni contro gli altri nel corso di sette anni di battaglie dentro e fuori dal terribile mondo del music business. A fine ottobre i Brian Jonestown Massacre hanno pubblicato un nuovo album, Third World Pyramid, per l'etichetta di Anton A Records. Le risse sul palco e le settimane solo-droga-niente-cibo sono ormai una cosa del passato per Newcombe, che ha abbandonato i suoi vizi e si è trasferito a Berlino per concentrarsi sulla musica e sul lavoro in studio di registrazione, ma le sue doti di compositore continuano a impressionare per sensibilità pop, ampiezza di visione e potenza psichedelica. In Third World Pyramid le varie anime dei Brian Jonestown Massacre sembrano riunirsi e prendersi per mano, dal freak folk alle cavalcate a propulsione kraut alle melodie pop Sixties magistralmente costruite. Quando ho telefonato ad Anton temevo di trovare una caustica rock star indisponente, con zero pazienza per i giornalisti e per le loro stupide domande, e invece ho trovato una persona pronta al confronto alla pari e più interessata a parlare del resto del mondo che di se stessa. Abbiamo discusso di guerra, di droghe e dell'apparentemente inesauribile fiume di canzoni che lo attraversa. Leggi com'è andata qua sotto.

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*​Noisey: ​Ciao Anton, come va?*
​Anton Newcombe: ​A dir la verità subito prima che tu chiamassi si è presentato qua il padrone di casa con della gente che si è messa a fare foto… Non riesco a capire, ma sembra che vogliano vendere la casa.

Lo studio?!
L'intero edificio. Sarebbe una bella rottura di cazzo, abbiamo costruito lo studio su misura. Sono tipo 8 tonnellate di materiale da spostare. [ride nervosamente]

Cazzo! Ma è successo all'improvviso?
Hanno bussato alla porta e sono entrati.

Vuoi che ti chiami più tardi?
No no, andiamo avanti!

Ok. Che coincidenza, volevo proprio parlare del concetto di "casa". Tu sei americano, ma il tuo rapporto con l'Europa è sempre stato piuttosto stretto, dalla fascinazione per la British Invasion ai dischi incisi in Islanda, e ora vivi a Berlino. Che cosa ti ha spinto verso il vecchio continente?
[Sospira] Vedi… Un conto è la musica e un conto è la realtà. E la realtà è che, fin da prima della mia nascita, l'America è sempre stata in guerra. E questo influisce sulla coscienza di un popolo. Che questo menta a se stesso riguardo a ciò che sta o non sta avvenendo, o che menta agli altri popoli riguardo a ciò che significa, capisci? Culturalmente, in quanto società, si sviluppa un atteggiamento che riflette questo fatto: "siamo i numeri uno", "siamo i poliziotti del mondo", l'eccezionalismo americano… tutta questa merda. "Bombardiamo un altro Paese del Medio Oriente per la libertà!" Ma che cazzo! È tipo dal 1976 che siamo in Afghanistan a combattere. Per un oleodotto che non è mai stato costruito.

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Ti ricordi Rambo 3? È tragicomico vedere questo eroe americano che combatte a fianco dei mujaheddin contro la minaccia Russa, con la consapevolezza che 20 anni dopo le carte si sarebbero completamente ribaltate, con una coalizione internazionale messa in piedi apposta per fermare proprio quegli stessi mujaheddin…
È terribile. Anche solo quando sparo cazzate su Twitter, e, ad esempio, metto una foto che prende in giro Trump, la gente mi attacca con una violenza incredibile. Le menti sono totalmente corrotte. Fa impressione. Tutto questo odio, questo veleno, che è emerso attorno a queste due persone [Clinton e Trump], è lo specchio. Questi sarebbero i migliori rappresentanti? Tutto qui? [ ride]

Sì, la retorica della libertà in America è vero fumo negli occhi…
Ma anche tutto il discorso del "pussy grabbing", voglio dire… Tutti questi supporter che sono così cristiani, non possono nemmeno guardare il telegiornale! Non guardano il dibattito perché si parla di palpare delle fighe. È una società così puritana che dice: "Nooo, non posso far ascoltare a mio figlio di otto anni Hillary Clinton che chiede 'perché hai detto di voler palpare la fica di quella donna'". [Ride] È una cosa da pazzi. Wow. 
Oltre a queste stronzate, in tutte le culture occidentali adesso è predominante il discorso sicurezza, la svolta autoritaria. La nostra parte di mondo ha svoltato a destra, e tutti si stanno movendo in questa direzione. A causa dell'eredità del Nazionalsocialismo e della DDR, sapevo che questo Paese [la Germania] avrebbe fatto da campanello d'allarme, come un canarino nella miniera. E infatti qua la destra sta acquisendo sempre più potere.

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Abbiamo problemi simili anche in Italia, la cosiddetta emergenza migranti ha portato a galla tendenze destrorse.
Certo, è naturale che la gente si chieda "ma che cazzo sta succedendo?". Ci sono milioni di persone che vengono verso l'Europa e la vita delle persone sta cambiando, e la burocrazia europea non funziona come dovrebbe, le banche hanno messo tutti nella merda… È una reazione naturale a tutta questa merda.
Ad ogni modo, a livello superficiale, il bello di Berlino è che nessuno mi rompe le palle. Posso fare quello che mi pare, produrre la mia arte… sperando che il padrone di casa non venda il cazzo di palazzo questa settimana, oh mio dio.

Ti senti libero perché costa poco e ci sono molti artisti in città?
I soldi non sono un problema, sai? È solo che mi piace il clima del Nord, è una città grande, abbastanza grande da essere molto liberal…

A proposito, stamattina ho ascoltato il vostro disco Who Killed Sgt. Pepper? e ho notato che è zeppo di musica elettronica; è stata la famosa scena di Berlino a influenzarti?
No. Sai, ho iniziato a suonare sintetizzatori prima ancora della chitarra, ho studiato la programmazione, tutte quelle stronzate. Ma non avevo mai pensato che avrebbero conquistato il mondo come è successo! Non avrei mai detto che i Depeche Mode sarebbero potuti essere più famosi dei Beatles negli USA, e lo sono diventati. Vendono più dischi, fanno concerti più grossi, tutti sanno chi sono… cazzo!

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E dici che non è una cosa positiva?
No! Perché ai miei tempi l'attitudine era "vaffanculo frocio col sintetizzatore". I synth li usavano questi ricchi svizzeri o italiani per produrre robaccia… fa' qualcosa di interessante, no? Tipo il krautrock.

A proposito di Beatles, parliamo un po' della tua ossessione per la storia del rock'n'roll, i continui riferimenti, citazioni, giochi di parole…
Sì, ma guarda che non è nulla di nuovo. Lo stesso nome dei Beatles, prima era Silver Beetles, un riferimento a Buddy Holly and the Crickets. I Rolling Stones hanno preso il nome da una canzone di Muddy Waters. È una tradizione. Bob Dylan mica si chiama Dylan, si chiama Zimmerman, ma ha rubato il nome al poeta Dylan Thomas. L'appropriazione delle idee è una cosa tradizionale nel rock'n'roll.

Quello che mi chiedo è come la vivi tu. È una questione mistica, per cui cerchi di circondarti di simboli e totem della tua tradizione di riferimento?
Potrebbe essere così, sì. È un buon modo di interpretare la questione. Le parole e le idee hanno un loro potere. Il fatto di mettere in parole le nostre idee è un processo che influisce sul nostro pensiero. Quindi sì, forse hai ragione. Ma soprattutto, sai, ho preso un sacco di acidi e funghetti e cose del genere, e mi è sempre piaciuto creare battute, giochi di parole divertenti nella mia testa, solo per mantenermi giovane! [Ride]

Guardando l'inserto di Third World Pyramid, c'è questo collage pieno di personaggi, a volte religiosi, a volte provenienti dalla vecchia pop culture del secolo scorso…
Hey, hey, non è pop culture, questa è architettura. Sono alcune delle colonne portanti su cui ho costruito l'idea di quest'album. Cazzo, c'è Akira Kurosawa lì in mezzo, un regista senza il quale Sergio Leone non avrebbe fatto proprio niente.

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La copertina sembra un omaggio agli Spacemen 3, so che hai collaborato con alcuni di loro in passato…
Be', sì, sai qual è la cosa curiosa? Loro non hanno la proprietà di quel simbolo… Nessuno è proprietario di un triangolo con un numero tre, ma loro non sono proprietari nemmeno del loro logo. Hanno venduto tutto. Gli Spacemen 3 non sono di loro proprietà—ma di Gerald [Palmer, ex manager della band]. Per cui fanculo, loro non ci prendono un soldo.

Ed è per questo che l'hai usato?
No, è perché è la Third World Pyramid, una piramide con un numero tre sopra. Se pensi a Roma e ai nazisti, a come abbiano cercato di conquistare ogni cosa… la stessa cosa sta succedendo adesso. Stanno cercando di rendere tutto una cosa sola: è la Terza Piramide Mondiale. Inoltre penso che sia interessante che tutte le antiche piramidi, costruite da civiltà assolutamente egemoni nei confronti dei popoli che le circondavano, [ride] ora si trovino nel Terzo Mondo. Pensa agli egiziani, che sapevano tutto di astronomia, matematica, per migliaia di anni sono stati in possesso del segreto di ogni cosa e poi—boom!—Terzo Mondo.

In effetti è pieno di questi luoghi che sono la culla della civiltà per molti versi, e ora sono relegati a fanalino di coda nel sistema attuale. 
È pazzesco. È una cosa incredibile.

Tornando alla musica, la cover di Nina Simone "The Assignment Song" mi ha molto sorpreso…
Ma non è di Nina Simone! È di Jan & Lorraine. È una canzone folk. Non si sa perché, ma lei pubblicò questo singolo con due canzoni folk, e nessuno sapeva chi le avesse scritte. Lei decise di coverizzare questa canzone, non so il perché, forse solo per questioni contrattuali, per prendere qualche soldo.

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Ah, quindi tu ci hai lavorato su come se fosse un pezzo della tradizione folk.
Mi sembrava semplicemente una canzone interessante. Io ascolto tantissima musica sconosciuta, e nessuno conosceva questo disco. Io, al contrario, non sapevo nemmeno che Nina Simone avesse fatto la cover. Io ho sentito prima la versione folk. Poi ho scoperto quella di Nina Simone e pensavo che fosse sua, poi ho guardato il publishing e mi sono detto "Oddio, allora è lei che ha fatto la cover". Il mio amico Neil voleva convincermi a rifare la versione di Nina, ma io ho detto "non mi piace, preferisco l'altra".

Sono molto diverse, perché quella di Nina Simone ha un ritmo super ripetitivo e ipnotico, mentre la vostra va in varie direzioni, è molto più tentacolare e rilassata… Mi chiedevo perché avessi scelto proprio questo pezzo.
A volte sento nella mia mente certi pezzi suonati o cantati da me. Non capita spesso, ma a volte riesco proprio a vedermi mentre suono o canto una certa canzone. Capisci? Tess Parks e io suoniamo spesso insieme, e una volta durante un concerto l'ho guardata e ho pensato che sarebbe stata perfetta per cantare "5 to 1" dei Doors. È molto difficile fare una cover dei Doors senza far svuotare il locale. Nessuno vuole sentire una cover dei cazzo di Doors. Ma lei l'ha resa sua, e io l'avevo capito in anticipo. La parte musicale l'abbiamo rifatta uguale, ma lei l'ha cantata alla perfezione, con un suo stile. A volte è semplicemente lampante, come con "The Sailing Ship" dei Cryan' Shames. Un mio amico me l'ha fatta sentire e io ho pensato "Cazzo, suona esattamente come il mio gruppo, solo che è stata registrata mentre venivo al mondo. È pazzesco. Devo suonare questa canzone".

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Come ti senti rispetto ai live della band? Sei soddisfatto della lineup?
Direi di sì, in America siamo stati davvero bravi, meno durante l'ultimo tour europeo. Siamo stati in America per qualche mese, e di 65 concerti solo un paio non sono andati come speravo. È una cosa pazzesca, anche perché suonavamo tutti i giorni. Invece quando siamo stati in Europa direi che più di metà dei concerti non mi sono piaciuti.

Che cosa pensi non abbia funzionato?
Non saprei, penso che a volte le persone prendano abitudini sbagliate che sono difficili da perdere. Pensano di fare la cosa giusta e invece, cazzo, no. Poi ci si mette anche l'ego. Lo si vede in continuazione nelle squadre di calcio, pensa alla nazionale inglese. Una squadra composta da calciatori milionari, quale pensi che sia il problema? Voglio dire, vi ha battuti anche l'Islanda, secondo voi qual è il problema? È l'atteggiamento, ovviamente.

E per quanto riguarda il lavoro in studio, quando stai registrando ci sono dei dischi che usi come metro di paragone?
Io non sono uno che ama guardare al passato in questo modo, non mi sentirai dire: "Ehi, facciamo Psychocandy questa settimana!". Fanculo. Semmai mi riascolto Rubber Soul e Revolver per rimettermi nel mio spazio mentale personale. Se ci sono varie chitarre elettriche, metto sempre un'acustica sotto e le elettriche sopra, perché quando suoni in una band con tre chitarre come la mia ti rendi conto che tre elettriche non suonano bene su disco come dal vivo, si affollano tutte sulle frequenze medie. Allora quello che faccio è prendere due acustiche per suonare una parte in stereo, e quello diventa lo scheletro della canzone.

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Ascoltando quest'ultimo disco sembra che tu sia finalmente riuscito a mescolare alla perfezione le varie anime dei Brian Jonestown Massacre; quella più sixties, quella più shoegaze, quella più folk… come vedi il tuo songwriting a questo punto? Credi di aver fatto molta strada negli anni?
Non lo so, non penso alle cose in questi termini. Ho scritto 45 canzoni in una volta, sai? Quando uscirà il prossimo album, a dicembre, sono sicuro che la penserai in modo completamente diverso. È un disco che mi ricorda un po' Metal Box dei P.I.L.—una cosa tipo boom!, capito? È molto, molto diverso da Third World Pyramid. Penso che parlarne ora potrebbe rovinarti l'esperienza di ascolto… Tra tre settimane, quando esce il prossimo singolo, sentirai che è completamente diverso. C'è Tess che canta e io che suono la chitarra, tutto molto diverso. Quindi ho raccolto insieme queste canzoni appositamente per dire "ecco le mie influenze", si vede bene dove batte il mio cuore qui. Ma il prossimo disco ti farà dire: "Che cazzo sta succedendo?" È in uno stile completamente diverso.

Fantastico, non vedo l'ora di sentirlo. Sembra proprio che tu non smetta mai di scrivere e registrare canzoni. Quando hai scoperto di avere questo fiume di musica dentro, e hai mai paura che si prosciughi?
Non sembra proprio che abbia intenzione di seccarsi. Sono una persona estremamente zen per natura. Credo che il problema che hanno altre persone con questo fiume metaforico di cui parli è che cercano di costruire dighe, di controllarlo, si preoccupano delle inondazioni e dei periodi di secca. Io invece prendo il mio boccale e passeggio fino alla riva, prendo un sorso e me ne vado. Altre volte prendo un secchio perché mi serve molta acqua, altre volte ho caldo e mi tuffo dentro. Altre volte ancora vado laggiù e mi metto a pescare, e altre volte mi siedo sotto un albero e guardo la corrente. Non cago mai nel torrente.

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Ma non hai paura che si prosciughi?
No. Il fiume è lì da molto tempo. Tutto quello che so è che casa mia è lì vicino e il motivo è lo stesso per cui le case di molte altre persone sono state costruite vicino a questo fiume: perché non vogliamo fare tanta strada. Non vogliamo scavare un pozzo profondo. La riva del fiume è un buon posto dove vivere.

Parliamo di musica psichedelica…
[Imitandomi] "Parliamo di musica psichedelica". [Voce profonda da vecchio padre] "Figliolo, c'è un motivo per cui ti ho invitato qui, in biblioteca. È il momento di parlare di musica psichedelica. Devi sapere che ai miei tempi ho sperimentato molte cose." "Sì papà, anch'io, infatti sono sotto acido in questo momento."

[Rido nervosamente non capendo se mi sta prendendo in giro bonariamente o no] Ecco, è noto che tu hai fatto uso di droghe per un lungo periodo, e ora hai trovato la sobrietà. Il tuo approccio alla musica psichedelica…
"È noto che", certo che è noto, non ho mai tenuto nascosto nulla, sono sempre stato molto aperto su quello che facevo. Per me fare le cose di nascosto significa essere disonesti, e io non ho mai voluto fare nulla di nascosto. Non mi sono mai drogato in un vicolo, non ho mai rubato… non ne ho mai avuto bisogno. 
Devi capire che da dove vengo io, il dodicenne medio californiano ha più possibilità di farsi di cocaina dei cazzo di Oasis, più di quanto gli Oasis abbiano mai sognato. Il dodicenne medio di Los Angeles spaccia i chili per conto della gang di cui fa parte, la mafia messicana o qualunque altra gang. Prova a cercare su Google "18th street" e a guardare quanto sono giovani i membri di questa gang.  Quello che volevo chiederti è se il tuo approccio alla musica e all'arte è cambiato da quando hai smesso di drogarti…
No, no, no. Perché io creo utilizzando l'intero spettro dell'emotività umana; l'aura si arricchisce facendo qualunque cosa, non solo bevendo un paio di birre dopo il lavoro. Non ho mai amato l'alcol particolarmente, e quando tornavo a casa mi mettevo semplicemente a comporre musica con il mio quattro piste ai primi tempi. Poi all'improvviso mi sono ritrovato invischiato con le droghe pesanti, e… Di base sono riuscito a creare arte fatto di qualunque cosa, ogni tipo di sostanza, quindi, sai, non c'è differenza, devo solo mettermi lì e produrre. Quello che succede con le droghe e l'alcol è che ti abitui all'ambiente, non importa quanto assumi, riesci ad ambientarti e adattarti. Se gestisci bene la cocaina, finirai per fartela al lavoro, in macchina, mentre fai il poliziotto… non importa. Perché ti adatti. Non è che sei troppo fatto per lavorare. Quindi lo stesso vale per la sobrietà.

Quindi non è cambiato nulla per te.
Be', sto meglio, perché non passo tutto il mio tempo a… morire.

Ok, grazie. Non ho più domande.
Ce l'ho io una domanda per te: che cosa cazzo hai intenzione di fare con questa guerra?

Uh, mi hai fregato. A dir la verità in questi giorni la mia mente è occupata da un'altra questione, che c'entra relativamente. Qui in Italia è successo che gli abitanti di un piccolo paesino di campagna hanno costruito delle barricate sulle strade per fermare un pullman con 20 profughi, tutti donne e bambini, che avrebbero dovuto alloggiare nell'albergo del paese. Per cui quello che mi sto chiedendo ultimamente è: che cosa cazzo ho intenzione di fare perché questo non succeda più?
È terribile. È folle. E i rifugiati continuano ad arrivare. E nessuno ha un vero piano. Vedi, l'ascesa dei nazionalismi fa costruire muri e barricate, mentre i governi continuano a scatenare guerre. Il piano non può essere: "Ehi, popoli dell'Africa: tutti in Svizzera, perché lì pagano 20 euro all'ora". Il piano non può essere che tre milioni di persone si spostino in Svizzera perché è il posto dove si fanno più soldi. E se invece tu vai su una spiaggia in Sardegna, vedrai passare davanti ai tuoi occhi una portaerei russa con sopra dei caccia diretti in Siria. Sono pronto a scommettere. Ti sembra una cosa giusta?

È davvero difficile capire che cosa possiamo fare noi.
Be', facciamo quello che possiamo, giusto? Io continuerò a produrre la mia arte e continuerò a dire "fanculo la guerra", tu continuerai a scrivere e fare quello che fai. Vedremo.

Giacomo continua a fare quello che fa su Twitter: @generic_giacomo.

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