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La radioattività della Guerra Fredda continua a minacciare i cittadini russi

Durante la Guerra Fredda, l'Unione Sovietica puntava molto sulla sperimentazione dei materiali nucleari sul territorio, quasi sempre in segreto: questi sono i risultati.

Anton Kolomistyn ha un hobby piuttosto particolare: setaccia le campagne russe alla ricerca di vecchi residuati bellici.

Pochi mesi fa si è imbattuto in un bunker d'epoca staliniana cosparso di vernice radioattiva che serviva a illuminare i muri al buio.

Di strutture del genere—sul confine tra Russia e Finlandia—ce ne sono a centinaia, e venivano utilizzate proteggere l'URSS dalle invasioni provenienti da nord.

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Proprio per questo, scoprire testimonianze di un passato "nucleare" in aperta campagna non è così impossibile, specie se si pensa al fatto che strutture come questo bunker non sono state gestite in modo adeguato in fase di disgelamento bellico.

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Durante la Guerra Fredda, l'Unione Sovietica puntava molto sulla sperimentazione dei materiali nucleari sul territorio, quasi sempre in segreto.

Le stesse comunità locali, non coinvolte, molto spesso non sapevano neanche cosa si stesse sperimentando sul loro territorio, né che la loro salute era messa in grave pericolo dall'esposizione a materiale nucleare.

Siamo stati in Russia per conoscere i residenti di alcune di queste aree sperimentali che convivono ancora oggi con la minaccia delle radiazioni.

Con Kolomitsyn, poi, abbiamo analizzato uno di questi bunker e visitato i luoghi in cui si è consumato il terzo più grande meltdown nucleare della storia—avvenuto in gran segreto e tenuto nascosto per decenni.

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