
Eppure, nello stadio Azteca di Città del Messico, decorato dall'ombra stellata dello speaker sospeso al centro del campo, un inglese più degli altri era in grado di apprezzare la crudele bellezza di quanto accaduto.“Sono entrato nel secondo tempo contro l'Argentina nell'86, a quel punto però Maradona aveva già mostrato la sua magia. Ricorderò sempre il secondo gol, quando è passato in mezzo alla nostra difesa e ha segnato e io e John Barnes siamo rimasti seduti in panchina con la bocca aperta. Ray Wilkins si è alzato in piedi e ha detto: 'Non vedrete un gol più bello di questo, mai più;' io avrei voluto applaudire—ovviamente non potevo, ma cavolo se avrei voluto.”Nel 1986 Chris Waddle aveva 26 anni e anche lui era considerato magico (a quei tempi dai tifosi del Tottenham) per la sua abilità nel dribbling. Nell'intervista al Telegraph del 2001 da cui è tratta la citazione sopra, spiega come abbia imparato da piccolo nel campetto vicino casa a far passare il pallone in mezzo a selve di gambe nemiche e teletrasportarsi indenne alle loro spalle: “Di solito giocavamo 40 contro 40; uno aveva la maglia del Manchester United, uno quella del Barcellona, uno era in maglietta bianca, un altro ancora con l'uniforme di scuola. Finché non avevi capito esattamente chi stava in squadra con te la cosa più semplice da fare era dribblare tutti quanti. È stato molto educativo. Oggi, certo, un allenatore ti direbbe che quello è il modo sbagliato di imparare a giocare a calcio. Io non sono d'accordo.”
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Cresciuto nel nord-est dell'Inghilterra, tra Sunderland, della cui squadra era tifoso fin da piccolo, e Newcastle, città che per prima gli ha dato l'opportunità di diventare professionista. Non molti anni prima del mondiale messicano, a dir la verità. Quando i Magpies lo hanno messo sotto contratto, nel 1980, aveva già vent'anni. Prima, come i media inglesi non dimenticheranno mai di ricordare parlando di lui, lavorava in una fabbrica di salsicce. Dopo essere stato scartato dal Coventry a 16 anni, giocava tra i dilettanti del Tow Law Town e aveva usato entrambe le settimane di ferie che gli concedevano in fabbrica (“Non ho mai fatto le salsicce, solo il condimento”) per fare uno stage/provino col Sunderland. Poi si era affacciato il Newcastle offrendogli a sua volta una settimana di prova ma, avendo finito le ferie, Waddle aveva dovuto aspettare l'anno successivo.Siccome c'è anche del bello nella vita di provincia, questi sono gli spalti del Tow Law Town:

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Non so voi, ma io non riesco a smettere di riascoltarla.Con Gascoigne (anche lui ha inciso un singolo: "Fog on the Tyne"), Waddle aveva soprattutto in comune il gusto per le buffonate (alla fine di questo video Chrissy calpesta scherzosamente Gazza dopo un gol). Il suo carisma però era un tono sotto quello del “principe clown”. Meno estremo in tutto (forse anche nel talento), si metteva le mani sul capo e le muoveva avanti e indietro come orecchie da coniglio, se cadeva in terra si metteva a nuotare a rana o con le mani dietro la testa faceva finta di farsi una pennichella: tutto qui.
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Vedere per credere il dribbling ubriaco con cui si prende gioco di un povero difensore del Socheaux (che ricorda la danza di Grobbelaar nella finale con la Roma del 1984).
I due clown più talentuosi del calcio inglese hanno anche condiviso una delle partite più drammatiche per la loro biografia e per la storia della Nazionale: la semifinale di Italia '90 persa ai rigori contro la Germania.Gascoigne, che aveva giocato una delle sue migliori gare, si fece ammonire durante i supplementari. Avrebbe saltato un'eventuale finale e le immagini in cui sembra che stia per piangere (e lo farà davvero qualche minuto dopo, quando la partita sarà finita) restano alcune delle più belle di sempre. Gary Lineker gli si avvicina, vede che c'è qualcosa che non va e si rivolge alla panchina: “Keep an eye on him.” Questa fragilità di Gazza è alla base del nostro amore per lui, ma in quella partita era riuscito a gestirla e in qualche modo era arrivato fino alla fine.
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Uccello raro troppo delicato per le temperature britanniche, almeno secondo alcuni, un lusso per la mentalità inglese, o forse addirittura trentenne finito, Chris Waddle con l'OM di Bernard Tapie ha vinto tre campionati di seguito e perso la finale di Coppa Campioni nel 1991 contro la Stella Rossa di Belgrado. Ai rigori, dopo aver dominato e dopo che Waddle in persona aveva avuto due occasioni di testa. Questa volta però non è andato sul dischetto. “Non ho tirato perché avevamo già cinque rigoristi. Quello che ha sbagliato, Amoros, non ne aveva mai sbagliato uno prima. Ha cambiato idea [su come tirarlo] durante la rincorsa, e questo fa capire quanta pressione in quei momenti possa sentire anche uno specialista dei calci di rigore.” (In Four Four Two).Di quell'edizione di Coppa Campioni (l'anno successivo avrebbe vinto l'OM, ma senza di lui) preferisce ricordare di quando, nel ritorno dei quarti di finale contro il Milan (all'andata aveva fatto questo splendido assist per Papin), ha ridicolizzato un giovane Paolo Maldini. Dopo che il terzino con la faccia d'angelo lo aveva colpito alla testa, Waddle aveva giocato per qualche minuto in stato confusionale e quando un cross dalla sinistra, prolungato di testa da Papin, gli era caduto sul destro un metro dentro l'area di rigore, lui non era ancora tornato in sé. In un servizio di un'ora a lui dedicato, Magic Waddle (il link ha uno strano doppiaggio francese ma l'originale è inglese), dice addirittura di non conservare memoria del gol che lui stesso ha segnato (ma solo delle immagini riviste in tv). Non so come sia possibile colpire una palla al volo con tanta precisione senza avere possesso delle proprie capacità intellettive, ma se lo dice lui. Un aneddoto del genere, anche se inverificabile, serve comunque a testimoniare l'idea di fondamentale naturalezza che Waddle associa al suo talento (naturalezza, più il lavoro fatto in palestra a 23 anni).
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In quella stessa partita (poi finita 3-0 a tavolino per la storia del riflettore che si spegne e Galliani in campo a sbracciarsi per far uscire i giocatori sperando in una ripetizione dell'incontro—storia che sarebbe finita con la squalifica per un anno del Milan dalle coppe), stava per segnare uno dei gol più belli di sempre, se non fosse caduto a terra a pochi metri dalla linea di porta (non si capisce se Sebastiano Rossi lo tocca, ma lui non protesta).
Fail.Nel video del 1991 in cui canta "We got a feeling" insieme al compagno di squadra Basile Boli, in compenso, sembra più sciolto rispetto ai tempi di Glenn & Chris.
Dopo il mondiale italiano viene ignorato dal nuovo allenatore della Nazionale, Graham Taylor, lo stesso Taylor del Watford, non a caso. “Ma Platini [che fino all'Europeo del '92 ha allenato la Francia] dichiarò che se Hoddle e Waddle fossero stati francesi lui li avrebbe convocati ad occhi chiusi,” ricorda lui stesso.Tornato in Inghilterra nella stagione '92-'93, perde due finali, League Cup e FA Cup (qui una sua splendida punizione in semifinale nel derby contro lo Sheffield United) entrambe contro l'Arsenal. Alla fine di quella stagione la Football Writers Association lo vota Giocatore dell'anno e Waddle resta in Premier League con lo Sheffield fino a 36 anni. Poi inizia una serie di pellegrinaggi in squadre sempre più improbabili, compreso un breve periodo da calciatore/tifoso al Sunderland, continuando a giocare anche dopo i 40. Il che non significa che non fosse più in grado di fare magie.
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O un gol a calcetto che se lo faccio io muoio felice:
Ricapitolando brevemente: Waddle ha lavorato in una fabbrica di salsicce, ha assistito alla Mano di Dio e al Gol del Secolo dal campo, ha cantato a Top of the Pops, ha colpito un palo e sbagliato un rigore nella semifinale di un Mondiale, ha vinto tre scudetti in Francia e perso quattro finali in tutto, tra cui una di Coppa dei Campioni, ha cantanto con Hoddle, scherzato con Gascoigne e preso in giro Maldini, a 33 anni è stato votato dai giornalisti inglesi miglior giocatore del campionato, ha giocato più o meno 600 partite e segnato più di 100 gol.Ai tempi dell'intervista del Telegraph, Chris Waddle era un giocatore del Worksop Town (ottava o nona divisione). “Non posso andare avanti all'infinito—probabilmente smetterò a 50—ma io amo giocare a pallone. È semplice. Lo scorso anno giocavo nella campionato dei pub di Sheffield, quindi se vogliamo al Worksop sono salito di livello.”Chris Waddle adesso fa il commentatore e si lamenta dello scarso tasso tecnico dei giocatori inglesi.Segui Daniele su Twitter: @DManusia