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Punk

Consigli punk per fare arte nei periodi storici di merda

Abbiamo chiesto a Gee Vaucher, storica componente del collettivo Crass, come fare dell'arte ribelle.
Poster per Crass single, Bloody Revolutions, 1980, guazzo, 430 x 290 mm. Immagini © Gee Vaucher, courtesy di Firstsite Gallery

Gee Vaucher, l'artista leggendaria che ha portato gli ideali punk e anarco-pacifista nell'arte visiva e pionieristica del collettivo Crass, ha inaugurato la sua prima retrospettiva il mese scorso, raccogliendo 50 anni di arte intrisa di ideologia in un unico spazio. Le iconiche copertine degli album e i set di Vaucher hanno caratterizzato una carriera artistica eclettica e hanno contribuito a definire l'estetica-collage del movimento punk.

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L'artista ha collaborato con la Firstsite Gallery di Essex, in Gran Bretagna, per esporre i suoi lavori in una mostra chiamata Gee Vaucher: Introspective. Oltre ai dipinti, i disegni e i collage di tutta la sua carriera, la mostra include i filmati rilasciati recentemente delle sue prime performance con EXIT—precursore di Crass—e un nuovo progetto fotografico e sonoro ispirato alla città di New York.

 Vaucher davanti ai due dipinti giganti intitolati 'Portraits of Children Who Have Seen Too Much'

Tra i pezzi di Introspective c'è Oh, America, un dipinto del 1989 che rappresenta la Statua della Libertà che abbandona il suo libro e la sua torcia per mettersi le mani in faccia. L'immagine è stata ricondivisa sui social dopo i risultati delle presidenziali USA. Tra gli altri, l'hanno usata il direttore del MoMA PS1, Klaus Biesenbach, personalità come @BoyGeorgeOfficial, e gli artisti Wolfgang TillmansDale GrimshawErik Madigan Heck e molti altri.

Come illustratrice del New Yorker e del New York Times negli anni Settanta, Vaucher ha una comprensione profonda del modo in cui l'immaginazione può influenzare il dibattito culturale. Avanguardista e attivista da sempre, ha partecipato a uno dei più influenti movimenti contro Margaret Thatcher. Ora vive a Dial House, un cottage con "porta e cuore aperti" a Essex, un luogo che i membri di Crass hanno chiamato casa sin dagli inizi. L'abbiamo raggiunta per carpire consigli sulla sua esperienza artistica legata alla politica e per saperne di più sulla sua mostra.

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Oh America, 1989, guazzo, 230 x 230 mm

The Creators Project: Congratulazioni per la tua prima retrospettiva. Perché proprio ora? Come è nata l'idea?

Gee Vaucher: mi è stato chiesto dalla galleria se mi andava di fare una rettrospettiva. Io adoro esporre quindi ho detto sì. Non c'è stato un motivo specifico legato alle coordinate temporali, stavo lavorando in studio ed è arrivata la proposta.

Hai capito qualcosa di nuovo sui tuoi lavori vedendoli esposti?

In realtà no. Forse guardando ai vecchi lavori posso trovare degli spunti.

L'installazione

Che regole ti dai nel fare arte? 

Mi piace arrivare in studio verso le 2 del pomeriggio, quando ho da fare. Mi dedico a un sacco di altre cose, tra cui il giardinaggio, e devo riuscire a inserirle nella mia vita.

Su che strumenti, anche concettuali, credi di poter contare?

Non conto su niente in particolare, a parte curare le piante e passeggiare nei campi; ho bisogno di quel tipo di rilassamento cerebrale. Mi piace stare con gli altri, ma ho anche bisogno dei miei momenti di solitudine.

L'installazione

Il tuo dipinto del 1989,  Oh, America, è stato condiviso sui social perché rappresentava il modo in cui molti di noi si sentivano quando hanno saputo dell'elezione di Trump. Puoi spiegarci il contesto del dipinto e come si connette ai recenti eventi politici?

L'ultima volta che l'immagine ha avuto una risonanza è stato nel 2001, era stata usata come commento agli attentati dell'11 settembre. Questa volta sembra aver espresso l'orrore di avere un presidente come Trump. O si tratta di vergogna?

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Alla fine chi realizza delle immagini vuole dire delle cose, ma chi le usa ne fa quello che vuole. Questo è il bello dell'arte. Magari la prossima volta verrà usata per indicare il fatto che l'America deride l'ideale di libertà.

Copertina di International Anthem No.2 - Domestic Violence, 1979, collage, 340 x 270 mm

L'ultimo mese è stato piuttosto confuso, com'è il clima alla Dial House?

Non è cambiato, è calmo, ispiratore e bellissimo.

Hai qualche consiglio da dare ai giovani artisti che vogliono occuparsi di politica?

Qualsiasi cosa fai, non perdere mai di vista ciò che hai dentro, il tuo lato creativo; pensa a quello che stai per fare e condividere. Non importa cosa viene dall'esterno, non lasciarti corrompere. Anche se devi lavorare su altro per vivere, mettici del tuo. Non vendere il cuore e l'anima.

L'installazione

Gee Vaucher: Introspective è in mostra fino a febbraio 2017.