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Tecnologia

L'app per la privacy che sta sfidando Google

Disconnect ha un contratto con Blackphone e Deutsch Telekom. È anche nell'App Store—Ma Google Play dice di no.
​Immagine: Disconnect

Disconnect, una startup di San Francisco, sviluppa software che possono rendere le ricerche completamente private, impedendo che vengano ottenuti i dati dell'utente, e protegge le attività sul web con la crittazione. Ma chi ha Android non ne ha ancora sentito parlare, non da Google almeno, che ha rimosso l'app dal Play store.

Ma la startup non si è rassegnata alla sua battaglia per la privacy. La giovane compagnia, che vanta tra gli sviluppatori l'ex ingegnere dell'NSA Patrick Jackson, si sta scontrando con Google per far sì che l'app venga messa a disposizione degli utenti Android affinché si proteggano dai ficcanaso del governo o dai criminali digitali.

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Per ora la battaglia contro il colosso di Mountain View non sta andando benissimo, ma non per questo Disconnect si è fermata. La startup ha lanciato una nuova versione dell'app che fa molto per proteggere i dati: cripta le comunicazioni, gestisce il traffico attraverso diversi server nel mondo, filtra più di 500 servizi "invasivi" e visualizza come il software traccia le informazioni durante le sessioni web o quando le app sono attive, permettendo agli utenti di tagliare i tentacoli virtuali che cercano in tutti i modi di ottenere informazioni personali.

Per essere un software VPN con così tante caratteristiche non è nemmeno troppo costoso: l'applicazione che copre fino a tre dispositivi costa 5 dollari al mese o 50 all'anno. Alcune funzionalità rimangono gratuite.

Screenshot dell'app.

Disconnect ha dei supporter d'eccellenza nell'industria della sicurezza. È stato installato di default su ogni Blackphone—lo smartphone anti-intercettazioni completamente basato sulla tutela della privacy—e la versione di prossima generazione dell'app sarà disponibile sui prossimi Blackphone.

Daniel Ford, responsabile della sicurezza, mi ha detto via mail che ci sono molte altre organizzazioni che fanno un lavoro simile a Disconnect, ma sono molto poche quelle degne di ottenere una partnership con i creatori del Blackphone. "Disconnect è la compagnia che ha dimostrato di avere i valori più simili ai nostri, e continuano a dimostrarci di essere nostri partner. Vogliamo lavorare con dei partner, non con dei venditori," ha affermato.

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Disconnect, inoltre, dovrebbe annunciare a breve un'altra importante partnership con il gigante tedesco della Deutsche Telekom, che renderà disponibile una speciale promozione ai propri clienti, che potranno provare Disconnect Premium per un anno.

La missione della compagnia va ben oltre la creazione di prodotti per i fissati della privacy, come dimostra la lotta con Google. Il CEO Casey Oppenheim crede che Google non voglia Disconnect nei propri store perché l'app getta luce sul fatto che le compagnie si servano dei dati delle persone e permette gli utenti di evitarlo. A settembre, Google ha mandato una lettera a Disconnect per informarli del fatto che l'app non sarebbe stata resa disponibile sullo store perché infrangeva una delle regole fondamentali del titano della tecnologia: non interferirai con altre app "in modo non autorizzato."

GOOGLE Può BLOCCARE QUALSIASI APP PER QUALSIASI MOTIVO.

Secondo Oppenheim, Google ha impedito l'uscita di Disconnect sul proprio store perché Google si affida alla pubblicità, non importa quanto sia intrusiva, per fare soldi. "Google è fantastico per la sicurezza finché non si tratta di entrare in contrasto con il suo modello di business," mi ha detto. "È una situazione insostenibile, soprattutto per i clienti Android che non possono proteggersi da minacce che sono ormai sotto gli occhi di tutti."

Ironicamente, Disconnect è stato fondato nel 2011 da Brian Kennish, un ex ingegnere di DoubleClick, la piattaforma pubblicitaria di Google, assieme ad Oppenheim. Ma è chiaro che non c'è più alcun legame tra la compagnia e i suoi ex allievi. L'unica cosa che Google ha affermato in una mail preconfezionata è stata: "non facciamo commenti sulle singole app, rimuoviamo le app che infrangono le nostre linee guida."

Disconnect vorrebbe riuscire a entrare nel Play store prima o poi, anche se è possibile settare il vostro Android per permettere download da sviluppatori non autorizzati e ottenere il software (attenzione però: i rischi per la sicurezza in questo modo aumentano poiché il telefono viene aperto anche a potenziali malintenzionati). Oppenheim crede che Google dovrebbe aggiornare il proprio "arcaico" sistema di termini e condizioni: "Google può bloccare qualsiasi app, per qualsiasi motivo," ha aggiunto.

L'app è invece disponibile sull'Apple Store: ma perché Apple sì e Google no? "Tim Cook è stato molto chiaro, come Steve Jobs, sul fatto che la privacy sia di fondamentale importanza per il successo dell'azienda," ha aggiunto Oppenheim.

Considerando che Disconnect ha sempre più seguito nel mondo della tecnologia e che Google ha più volte deluso i sostenitori della privacy, specialmente per la sua presunta collusione con l'NSA, il colosso di Mountain View dovrebbe probabilmente fare una mossa saggia e sostenere l'applicazione.