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Cafolavori

Cosa ho imparato leggendo i libri di Renzi

Matteo Renzi è il Presidente del Consiglio più giovane della nostra storia. Accanto al suo precocissimo talento politico ce n'è però un altro-quello della scrittura-passato inosservato, e che abbiamo deciso di esplorare leggendo due dei suoi libri.

Il 22 febbraio Matteo Renzi è diventato il più giovane Presidente del Consiglio della nostra storia. Accanto al suo precocissimo talento politico ce n'è però un altro che è passato inosservato. Ingiustamente. A neanche quarant'anni Matteo ha infatti scritto già sette libri. Abbiamo deciso di leggerne due, quelli con le copertine peggiori e le intenzioni migliori. Il primo, del 2006, si intitola Tra De Gasperi e gli U2 e l'altro più recente, del 2012, Stil Novo. Abbiamo raggruppato i grandi temi della poetica renziana non soltanto per conoscere il passato di Matteo, ma soprattutto per provare a delineare quello che sarà il nostro futuro più trendy.

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I TRENTENNI

"I nostri padri hanno dipinto la loro come la 'meglio gioventù'," scrive Matteo. "E noi abbiamo accettato il loro racconto come l'unico possibile. Non è un caso allora se gli opinion leader di oggi descrivano i nati negli anni Settanta-Ottanta come una generazione pigra, triste, priva di valori. I fatti dimostrano che non è così."

Quando pensi di aver trovato qualcuno che finalmente ti tratta da essere umano mezzo colto, senza cadere nei soliti luoghi comuni sulle nuove generazioni (convinto ancora di più dopo aver letto che anche secondo Matteo "l'overdose di comunicazione costringe alla semplificazione, fino all'eccesso") ti devi ricredere: "per i giovani di oggi la bandiera rossa è il simbolo della Ferrari, l'Internazionale evoca il nerazzurro del calcio, De Gasperi è il personaggio di una fiction di Rai Uno e Saragat il terzino dell'Albinoleffe."

L'ignoranza degli under trenta è dovuta secondo Renzi "alla democrazia che oggi scarica file, apre blog, utilizza programma di scambi studenteschi" escludendoli dalla Storia: "la generazione che non ha visto crollare il muro di Berlino, se non nelle immagini di repertorio." Il metodo più efficace adottato da Matteo per avvicinarsi al pubblico giovane è la classica similitudine calcistica: "La maggioranza dei ragazzi pensa ancora che Millennium goals sia l'ultimo dvd promozionale de La Gazzetta dello Sport," oppure "non ricordano conflitti o campi di prigionia, e pensano che l'unica guerra possibile con la Francia sia la finale dei Campionati Europei."

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Renzi però ha capito che bisogna smetterla di inseguire i vecchi cliché: "dobbiamo inventarci simboli nuovi e diversi." E così dopo la generazione X di Jane Deverson, quella S degli Sdraiati di Serra, arrivano la "generazione Google" e la "generazione Post"…

IL NUOVO LINGUAGGIO

Il linguaggio della politica sarà la prima cosa a cambiare nell'era renziana. Perché "Oggi i manifesti non sono più trendy" scrive il Presidente: "qualcuno più bravo potrebbe scrivere l'sms della nuova generazione." E qualunque cosa significhi "l'sms della nuova generazione", Renzi sembra l'uomo giusto a digitarlo. I suoi tecnicismi danno tutto un altro passo alla comunicazione politica: "quando al computer un avviso ti consiglia di installare l'antivirus e tu schiacci il tasto 'ricordamelo più tardi'," " La vita istituzionale non potrà mai essere un reality-show ;" fino a coinvolgere nel suo didattico sms anche i più piccoli: "Nei fumetti della Disney la pagina più insopportabile di Zio Paperone è la rievocazione nostalgica del Klondike. Politicamente il nostro Klondike è stato il 1968."

Anche la cultura in questo modo prende tutta un'altra piega comprensibile pure ai trentenni. La lotta tra Guelfi e Ghibellini "ci fosse stata la pubblicità sarebbe stato peggio di Beatiful." Oppure Dante: "se fosse in vita scriverebbe sul suo blog, seppellirebbe il furore storicistico dell'Ottocento con un tweet, facendo arrabbiare i custodi dell'ortodossia ma entusiasmando i suoi numerosi followers." A chi crede che tutto questo sia semplicemente assurdo, Renzi spiega: "Se fate i conti, alcune terzine funzionerebbero benissimo nella logica dei centoquaranta caratteri."

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La scuola è da sempre al primo piano nei progetti di Renzi, e lo ribadisce in continuazione, nel suo modo unico trendy e fresh: "La formazione non è un apostrofo grigio tra le parole disoccupazione e lavoro," "Occorre scommettere su di noi, sul capitale più prezioso che noi italiani possediamo: il capitale umano. Un mix tra il talento personale, l'istruzione ricevuta, l'esperienza ricavata."

E come esempio di capitale umano prende quello di Michelangelo vs Leonardo, ricordando l'episodio nel quale furono chiamati da Pier Soderini per affrescare la Sala dei Cinquecento, (una specie di "sito internet" di Palazzo Vecchio, "il profilo ufficiale per i fan su Facebook").

Per far capire la portata di un duello del genere, Renzi lo descrive così: "Più che la finale di Champions League o del Super Bowl. Una sorta di sfida a eliminazione diretta tra la Microsoft di Bill Gates e l'Apple di Steve Jobs. Lo scontro finale tra Facebook e Twitter."

L'EUROPA

"Uno scambio di conoscenze, di esperienze, di emozioni" è d'importanza assoluta per Renzi. Bisogna combattere quella naturale tendenza all'autoreferenzialità e al provincialismo. "Credo che la strada giusta da fare sarebbe quella di introdurre una cittadinanza europea e permettere ai cittadini di votare un presidente europeo." "L'Europa è oggi la prima e forse unica risposta istituzionale alla globalizzazione. Occorre ridarle un'anima," auspicava Renzi già nel 2006.

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Se il sogno europeo è "una visione del futuro" il passato prossimo di Renzi sembra essere radicato però nel suo Paese, non soltanto nella sua regione ma addirittura nell'esclusività della sua città. Firenze è il termine di paragone per tutto, "è una Manhattan ante litteram," "il Granduca Cosimo era un rottamatore ante litteram," "Dante un modello per la sinistra," "Il fiorino era il dollaro dell'epoca," "L'Umanesimo è la rivoluzione digitale proposta da Steve Jobs," "La Pergola era la Broadway d'Europa," "Firenze avrebbe tutte le caratteristiche per essere una capitale dell'alimentazione," "Pinocchio è il più tradotto dopo la Bibbia." Fino a vere rivendicazioni linguistiche: "Ormai ha preso piede l'espressione lingerie, ma più correttamente dovremmo chiamarla mutandà."

Via Flickr/Palazzo Chigi.

I MODELLI

I modelli a cui dobbiamo fare riferimento per Renzi sono tutti a portata di mano. "Il made in Italy è un elemento di identità culturale. Ci caratterizza nel mondo globale come quelli capaci di inventare e di vivere bene." Perché secondo lui sarebbe assurdo farci superare dagli altri su questo terreno. Il telefono di Bell grida ancora vendetta.

"Se il nostro Paese sta oggi dentro il consesso delle otto principali potenze economiche mondiali, lo deve anche e soprattutto alla qualità di quelle particolarissime 'risorse umane' che sono i suoi cittadini. La nostra terra ha dato i natali ad alcuni tra i geni più significativi della storia dell'umanità." E allora accanto ai già citati grandi fiorentini (Dante soprattutto "dal quale la sinistra dovrebbe imparare molte cose, avendo cancellato la distinzione tra cittadini di serie A e di serie B e spedendo all'inferno gli snob e i radical-chic"), troviamo Maria De Filippi che "ha fatto più lei contro il razzismo, promuovendo come ballerino principale in una delle sue trasmissioni-cult un ragazzo albanese, che non cento convegni ben fatti dell'associazionismo e del volontariato," e Vasco Rossi che in "Alba chiara invita una ragazza a fare il titanico sforzo di non vergognarsi di studiare."

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Abituarsi ai modelli positivi ci aiuterà a svelare anche quelli negativi. "Se fossi un alto prelato della Chiesa cattolica italiana," immagina Renzi, "mi preoccuperei molto del fatto che i bambini conoscono Harry Potter più di Gesù Cristo." Una volta impostato questo sguardo lucido e feroce, risulterà più facile risalire alle cause del declino dei valori: "Per la disgregazione della famiglia ha fatto molto di più Beatiful che non le modifiche contenute nelle proposte sui Pacs. Il problema per la famiglia naturale fondata sul matrimonio è molto più Ridge che non Zapatero." Gli insegnamenti di Renzi sono indispensabili per chi vuole evitare una volta in più di "lamentarsi che l'unico vero difensore civico sia il Gabibbo."

LA VECCHIA POLITICA

"Come è noto anche tutti i dinosauri si estinguono," scriveva Renzi nel 2006: "Basta saper aspettare e il proprio turno arriverà. Come arriva al bancone del supermercato." Ne è trascorso di tempo, e finalmente il suo momento è arrivato.

"So che quando toccherà a noi dovremo semplicemente fare la rivoluzione: migliaia di persone chiedono una svolta alla politica. Non possiamo permetterci il passo falso. Bisogna scegliere il momento giusto. Indovinare l'attimo esatto, l'istante in cui il coraggio è più forte del rischio", perché la nuova generazione di politici deve essere "come lo yogurt, con la data di scadenza."

"Bisogna cambiare passo. Che non significa necessariamente cambiare leader," avvertiva però: "Il futuro è nelle mani di chi è in grado di prendere i voti delle persone, non solo di chi ben si destreggia nei palazzi delle grandi manovre."

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"Bisogna sforzarsi di inventare soluzione nuove, magari fantasiose," si immaginava soltanto due anni fa: "Perché finora i dirigenti del partito si sono divertiti in un gioco da ragazze pon pon durante gli intervalli delle partite di basket dei college americani. Datemi una P, datemi una D…"

"Quando capiremo-una volta per tutte-che l'antipolitica nasce per responsabilità precisa e univoca della politica?" chiedeva Renzi ai suoi colleghi di partito: "Smettano i papaveri romani di fare pasticci e vedrete come le cose si rimetteranno in sesto."

Segui Matteo su Twitter: @stai_zitta e la sua rubrica, Cafolavori.

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