A Istanbul sono scesi in piazza per salvare Internet

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A Istanbul sono scesi in piazza per salvare Internet

Dopo i recenti scandali che hanno travolto il suo governo, Erdogan sta cercando di restringere il più possibile la libertà dell'unico mezzo d'informazione indipendente rimasto nel paese: Internet.

Negli ultimi dodici mesi i turchi sono passati dal protestare per un piccolo parco cittadino in pericolo al problema leggermente più attuale della libertà online.

Il motivo scatenante è una nuova legge che consegnerebbe al governo turco una maggiore presa sul web, dandogli il potere di bloccare i siti senza un adeguato processo. Posto che i media nazionali sono già ampiamente controllati dal governo, non c’è da sorprendersi che la notizia di un’ulteriore restrizione sulla fonte primaria di informazione indipendente non sia stata presa con simpatia dalla popolazione.

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Sabato, i manifestanti hanno espresso la loro rabbia in piazza Taksim, l’epicentro delle dimostrazioni di Gezi Park del 2013. Come l'anno scorso, le forze dell’ordine turche hanno disperso la folla con idranti, hanno cercato di demolire le barricate e inseguito i manifestanti verso via Istikal con armi ad aria compressa. La folla si è subito ricomposta e ha iniziato a costruire altre barricate in fondo alle vie e ai lati delle strade, prima che la polizia attaccasse di nuovo con idranti e lacrimogeni. Gli scontri sono continuati fino a tarda notte, con i manifestanti che scandivano lo slogan “Giù le mani da internet!”

“Se non sto qui a protestare perderemo la nostra libertà,” ha detto Ceren, studentessa universitaria di 24 anni. “I nostri canali d'informazione principali sono già sotto il controllo del governo, internet è tutto ciò che resta. Se perdiamo internet, nessuno nel mondo saprà niente di noi, nemmeno delle nostre proteste."

La polizia spara ai manifestanti con pistole ad aria compressa 

La nuova legge non solo dà al governo il potere di bloccare qualsiasi sito, ma ordina ai provider del paese di conservare i dati degli utenti per due anni. Questi dati potranno essere usati anche dalle autorità, anche in questo caso senza alcun mandato o processo. Questo vuol dire che internet in Turchia potrebbe diventare inaccessibile e lontano dalla realtà come accade già altrove, in Paesi dove il governo autoritario limita in maniera massiccia la libertà di espressione.

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La ragione principale della legge è la paranoia scattata in seno al governo a seguito della pubblicazione di materiali top secret da parte del gruppo HARAMZADELER. Le registrazioni hanno già esposto il parlamento turco a una serie di scandali che hanno scatenato proteste di massa lo scorso dicembre, costringendo nove membri del parlamento (tra cui quattro ministri) a dimettersi dal partito in potere, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo.

Il materiale include registrazioni del primo ministro Recep Tayyip Erdoğan e della sua famiglia. In una di queste si sente Erdoğan chiamare un importante notiziario e chiedere di far rimuovere i sottotitoli da un filmato; in un’altra c'è la figlia Sümeyye Erdoğan prenota una villa per la famiglia. Altre registrazioni sembrano provare la manipolazione dei sondaggi a opera di giornalisti a favore del governo.

La legge sembra un chiaro tentativo di mettere a tacere le critiche e permettere così a Erdoğan e al suo partito di continuare serenamente a governare senza ripercussioni sull'opinione pubblica. La buona notizia per il popolo turco è che la legge aspetta ancora l’approvazione del Presidente turco Abdullah Gül, e l'opposizione insieme ai gruppi per i diritti umani lo stanno spingendo a porre il veto sulla legge.

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