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Tecnologia

Questa criptovaluta ha un corrispettivo in vero oro

Minacoin combinerà i vantaggi del bitcoin con una riserva di lingotti d'oro, e sarà conforme alle normative.
Image: Shutterstock

Il problema della volatilità ha sempre tormentato le criptomonete, tanto che sembra quasi una delle loro caratteristiche principali. Gli sbalzi inaspettati nei prezzi, causati da picchi e ricadute nella domanda sono il motivo principale per cui l’utilità di Bitcoin e simili è alquanto limitata. È difficile stabilizzare qualcosa che, man mano che la vogliono più persone, diventa sempre più difficile da ottenere.

Per questo mi sono incuriosita quando ho sentito che c’è una nuova criptomoneta che punta a risolvere questo problema con il supporto dell’oro–l’oro quello vero, freddo, duro e analogico. Sembra l’antitesi di tutto quello per cui sono state inventate le valute digitali–non era proprio per fare a meno dei caveau pieni di banconote e lingotti? O forse questa nuova moneta è una specie di compromesso tra le valute tradizionali e quelle moderne, che sarà la manna per tutti coloro che sperano in una moneta virtuale più stabile? Oppure è solo l’ultima nuova follia?

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Per saperne di più, ho parlato con Melvin Ng e David Gallo, fondatori della Mina Financial Inc. e creatori di “Minacoin” ovvero una moneta virtuale supportata da asset reali. Gallo ha spiegato che volevano unire i benefici del bitcoin con i benefici dell’oro, per ottenere il meglio da entrambi. “Anche se l’oro ha un valore più stabile, è molto difficile da trasferire,” ha detto. “Nel bitcoin il trasferimento è facile, ma abbiamo la sua volatilità nell’ultimo anno, quando si è passati da 100 a 1000 e poi di nuovo a 400 dollari.”

Minacoin, che sarà disponibile entro la fine del mese, è legato a una riserva d’oro e ha un numero di monete limitato a 21 milioni (sono pre-generate, in inglese: “mined” come per l’estrazione dei minerali). Ogni moneta vale un milligrammo d’oro. In un comunicato, i fondatori hanno spiegato che “al momento dell’acquisto di un Minacoin, il cliente diventa beneficiario discrezionale di un fondo fiduciario che amministra una riserva di lingotti d’oro che servono a sostenere il valore della moneta.” Quindi, in poche parole, si commerciano azioni elettroniche di oro, con transazioni fatte attraverso una catena come quella del bitcoin. Ng e Gallo otterranno un guadagno dal loro investimento in lingotti d’oro attraverso una tassa dello 0,8 percento mensile–e no, non si è autorizzati a ritirare l’oro.

In una mail seguita alla nostra conversazione, ho chiesto che problema comporterebbe il caso in cui la valuta cominciasse ad essere commerciata al di sopra del suo valore in oro, cosa possibile se Minacoin diventasse veramente popolare. “Ipoteticamente, se il prezzo della moneta va oltre il prezzo dell’oro che la sostiene, significa che la richiesta è talmente grande da giustificare un’immissione di nuove monete nella riserva,” ha risposto Ng. “La maggior parte dei fondi quotati e negoziati in oro, tuttavia, non fluttua più dell’uno percento rispetto al valore dell’oro che li sostiene, quindi dubito che questo possa accadere per Minacoin,” ha aggiunto.

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Non hanno ancora deciso dove conservare tutto quell’oro, ma hanno garantito che sarà un luogo molto sicuro. Tuttavia, una pila d’oro comporta un problema inusuale e spinoso per una criptovaluta: una sede fisica di riferimento. La compagnia ha voluto precisare che il loro modello è il solito: decentralizzato e peer-to-peer. “L’unico riferimento non elettronico è l’oro ed è per questo che saremo estremamente meticolosi con la sicurezza,” ha detto Gallo.

C’è un altro aspetto che contraddistingue Mina: sono molto attenti al rispetto delle normative. Data la confusione che c’è stata sulla natura delle criptovalute, queste normative sono in gran parte ancora inesistenti, ma a Mina dichiarano di avere standard meticolosi per la verifica dell’identità dei clienti, e di informare la Fintrac, un ente di controllo finanziario canadese, quando avvengono transazioni sospettose o superiori ai 10.000 dollari. Stanno lavorando con degli specialisti, tra cui la famosa società di consulenza KPMG, per essere sicuri che sia tutto in regola.

Inutile dire che vogliono evitare gli aspetti più infidi e “criptoanarchici” delle valute digitali. “Vogliamo stare lontani dalla parte meno chiara del sistema, quella sfortunatamente mostrataci dal bitcoin, e sfruttare una tecnologia nuova in armonia con un vecchio modo di pensare.”

L’attenzione con cui Mina controlla di avere tutto in regola è dettata dall’esperienza. Infatti, prima di fondare Mina Financial, Ng era a capo della società canadese di commercio di Bitcoin, CADBitcoin, che si è vista congelare i conti in banca nel 2013.

L’obiettivo di Ng e Gallo è lo stesso di quello della maggior parte dei bitcoiner con vena imprenditoriale: rendere il commercio più efficiente. “Sembrerà banale, ma l’idea è nata dalle frustrazioni che ho avuto nei miei anni da imprenditore,” ha detto Gallo. “Più ci sbatti la testa più ti domandi: perché le persone devono pagare tutte queste tasse?”

Anche se l’idea di una sorta di oro virtuale può far pensare al bottino dei pirati, in realtà è qualcosa di molto più noioso: una soluzione di pagamento più efficiente. A dire la verità non capisco perché non vada bene il bitcoin, se quello è l’obiettivo. E se non lo è, perché non optare per l’oro vero?