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Tecnologia

Cosa dice l’ultima sentenza dell’UE sui link a materiale pirata

Per la Corte di Giustizia Europea, un link a materiale pirata è illegale solo se a fini di lucro o se colui che l'ha pubblicato era cosciente della natura del contenuto linkato.

A inizio aprile di quest'anno, Motherboard aveva riportato la notizia della dichiarazione dell'Avvocato generale Melchior Wathelet, membro della Corte di Giustizia dell'Unione Europea, che era stato chiamato a esprimersi in meritoera espresso in merito a una controversia che coinvolge il weblog olandese GeenStijl.nl e Playboy.

In un post di GeenStijl.nl pubblicato nell'ottobre del 2011 era incluso un link a un set di foto di Playboy caricato sul servizio di file hosting FileFactory. L'editore di Playboy, Sonoma, ha ottenuto che le foto venissero rimosse dal servizio di hosting, tuttavia GeenStijl ha continuato a linkare altre fonti pubbliche da cui reperire il materiale in questione.

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Ai tempi, l'Avvocato generale Wathelet si era espresso così, "I collegamenti ipertestuali che riconducono anche direttamente ad opere protette non costituiscono 'messa a disposizione' del pubblico quando le opere in questione sono già liberamente accessibili attraverso altri siti, al contrario, incentivano la diffusione di queste opere." Di fatto sospendendo il giudizio in merito alla vicenda, con l'ago della bilancia a pendere apparentemente verso il weblog GeenStiji

Oggi, però, la Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha emesso la sua sentenza in merito, sancendo la vittoria di Sonoma, l'editore di Playboy, e garantendo la possibilità di Sonoma di richiedere e ottenere la cancellazione di quei link anche da GeenStiji. Nella sua apparente normalità, però, questa sentenza ha designato un contesto normativo senza precedenti in merito, inquadrando una volta per tutte la relazione tra link e contenuti protetti da copyright.

Un link ipertestuale a un'opera protetta da copyright e pubblicata su Internet in maniera illecita risulta una violazione della norma soltanto se colui che ha pubblicato il link era cosciente, fin da subito, del carattere del contenuto linkato.

"Qualora il collocamento di un link verso un'opera liberamente disponibile su un altro sito Internet sia effettuato da una persona senza fini di lucro, occorre tener conto della circostanza che tale persona non sia a conoscenza, e non possa ragionevolmente esserlo, del fatto che detta opera fosse stata pubblicata su Internet senza l'autorizzazione del titolare dei diritti d'autore," si legge nel comunicato stampa pubblicato oggi dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea.

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Proprio a partire da questa premessa, "qualora sia accertato che detta persona era al corrente, od era tenuta ad esserlo, del fatto che il link da essa collocato forniva l'accesso a un'opera illegittimamente pubblicata, ad esempio perché ne era stata avvertita dai titolari del diritto d'autore, la messa a disposizione di detto collegamento costituisce una «comunicazione al pubblico»."

Per capirci: un link ipertestuale a un'opera protetta da copyright e pubblicata su Internet in maniera illecita risulta una violazione della norma soltanto se colui che ha pubblicato il link era cosciente, fin da subito, del carattere del contenuto linkato. La sentenza include all'interno di questo contesto anche le pratiche di camuffamento, come per esempio il link framing.

Hyperlinking made simple by CJEU! Martin Husovec8 settembre 2016

Infine, la Corte di Giustizia ha sancito che nel caso in cui la pubblicazione di questi link sia effettuata a fini di lucro, "è legittimo aspettarsi che l'autore di tale collocamento realizzi le verifiche necessarie per garantire che l'opera di cui trattasi non sia illegittimamente pubblicata."

La sentenza, benché riesca a impostare un contesto normativo in merito, si discosta dall'opinione dell'Avvocato generale Wathelet, il quale riteneva, di fatto, che i collegamenti ipertestuali non dovessero ricadere nell'impianto legislativo della protezione del copyright.

GeenStijl ha dichiarato che, "Se le media company commerciali non possono più includere collegamenti ipertestuali liberamente e senza timore, sarà difficile riportare determinate questioni degne di essere rese pubbliche, come informazioni fuoriuscite (leakate), conflitti interni e reti non sicure di grandi aziende."

Sebbene la sentenza apra ulteriormente al dibattito sul ruolo dei collegamenti ipertestuali nella costituzione della spina dorsale fondamentale di internet, l'esistenza di un contesto normativo da oggi permetterà di procedere nel dibattito in maniera più metodica e meno casuale.