In minigonna sulla neve: sono sopravvissuta a 48 ore di feste con gli studenti delle confraternite americane

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In minigonna sulla neve: sono sopravvissuta a 48 ore di feste con gli studenti delle confraternite americane

Il primo colpo è stato vedere il ragazzo di una confraternita in maglietta, pantaloncini di jeans e stivali da cowboy nel gelo di un venerdì sera di gennaio.

A Whistler, una località sciistica nella Columbia Britannica, il ponte del Martin Luther King Jr. Day significa solo due cose: le orde di studenti americani, e il freddo che ti fa perdere sensibilità alle mani non appena togli i guanti. Eppure in quei giorni, anche quando le temperature scendono sotto lo zero, è normalissimo vedere ragazze in tacchi e minigonna, simili a giovanissime giraffe alla loro prima uscita sulle strade innevate.

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Foto di Peter Bailey.

Non sarà il modo più convenzionale di celebrare la festività dedicata al leader del movimento per i diritti civili, ma per alcune confraternite americane a poca distanza dal quella regione del Canada è ormai una tradizione. E io, da brava americana trasferitasi a Toronto, volevo andare a vedere perché Whistler—una città che normalmente è meta per personaggi famosi e un numero sproporzionato di australiani—si fosse conquistata questa fama.

Ecco come si divertono gli abitanti di Whistler. Foto di Peter Bailey

"Ci sono ragazzi di 19 o vent'anni che nel loro stato non possono ancora bere, quindi vengono a Whistler, perché qui possono… Infatti predisponiamo un po' di agenti in più, per tenere sotto controllo la situazione," ha spiegato a VICE il portavoce della polizia di Whistler Steve LeClair. "Capita sempre qualche caso di ubriachezza molesta. A volte qualcuno passa la notte in cella."

Nel 2016, nel corso del ponte per il MLK Day, la polizia aveva ricevuto 82 chiamate, un numero nettamente al di sopra della media. E sempre l'anno scorso, alcuni residenti si erano detti preoccupati per l'atmosfera "difficile" creata dalla presenza americana nella cittadina.

Foto dell'autore, tranne ove diversamente specificato.

Whistler, che ha una popolazione di poco meno di 10mila anime, viene spesso definita una "bolla". Un termine apparentemente innocente, che sembra contrastare con la cultura alcolica vantata dai suoi residenti più giovani—con tradizioni e pratiche che potrebbero far tremare anche i fegati più allenati.

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Io stessa ne ho avuto un assaggio arrivando in città qualche giorno prima del ponte, quando mi sono accodata a un gruppo nel corso di una delle loro uscite serali. A poche ore dal mio arrivo mi ero già imbattuto in australiani con piste di coca stese di fronte a loro, una ragazza impegnata a far schizzare il suo sangue mestruale su pavimento di fronte agli amici divertiti e persone con diversi gradi di sbronza che si tatuavano a vicenda delle stelline.

"Per noi non esistono fine settimana," mi ha detto divertita una delle mie guide in giro per la città. E aveva ragione: nelle mie prime 48 ore al seguito del suo gruppo (che lei definiva "la mia famiglia") ho perso il conto dei giorni e mi sono ritrovata a condividere un materasso nell'angolo di una stanza insieme ad altre due persone.

Dietro il materasso c'era anche un'altra ragione: a Whistler il costo della vita è altissimo, e i prezzi delle case fanno concorrenza a quelli di grosse città del Canada (nel corso della mia permanenza ho notato persone che usavano Tinder per cercare un posto in cui dormire, o conosciuto altre che pagavano per un posto letto da dividere con uno sconosciuto).

Con l'avvicinarsi del venerdì, però, sono stata immediatamente riportata alla realtà.

Il primo colpo è stato vedere il ragazzo di una confraternita in maglietta, pantaloncini di jeans e stivali da cowboy nel gelo di un venerdì sera di gennaio. Quando gli ho chiesto il perché di quell'abbigliamento, mi ha risposto che "si sentiva sportivo." Ma non mi ci è voluto molto per capire che la sua era una specie di uniforme comune a tutto il suo gruppo di amici.

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Ma per ogni turista, c'è anche chi deve avere a che fare coi turisti. "È una situazione anormale, certa gente ordina da bere cose assurde. Vogliono tutti i body shot, e c'è sempre quello che vuole salire sul bancone a fare casino," spiega Scotty Mac, responsabile di un locale di Whistler. "E non c'è anno in cui non debba insegnare a qualcuno come bere un Jagerbomb. Di solito lo passi alla persona di turno e questa ti guarda stralunata, come a dire 'E che ci faccio con questo?'"

Quando verso le 8 di sabato mi sposto in un altro locale, il Tommy Africa's, sul palco trovo delle ballerine con un costume a bandiera americana. È l'ultima tappa di un pub crawl, e ci sono diversi ragazzi delle confraternite. Come loro, anche a me viene assegnato un adesivo di riconoscimento. Sopra ci sono il mio nome e un colore che indica la mia situazione (verde = single, rosso = impegnato, giallo = difficile, blu = carichissimo). Io sono verde e blu.

Quando mi rivolgo a uno dei presenti per sapere cosa l'abbia portato a Whistler, la risposta che ottengo è "Sono un millennial, non parlo gratis." Mentre l'amico cerca di interromperlo per offrirmi la sua versione dei fatti, continua a ripetermi che la transazione non può proseguire senza soldi.

Dopo aver dimostrato di ignorare come funziona una conversazione, o forse il mondo intero, l'amico mi risponde: "Chiederci perché veniamo qui è come chiedere a uno perché va in un certo posto per pranzo."

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Come mi spiega Web Johnson, che fa il buttafuori in un altro locale di Whistler, il Maxx Fish, non tutte le interazioni coi forestieri sono effettivamente proficue. Alcune si risolvono anche con le botte.

Foto di Peter Bailey

"C'era un gruppetto di ragazze, e si vedeva che sembravano spaventate da un altro gruppetto di ragazzi. Le ho fatte salire su un taxi, quello è partito e io mi sono visto circondato dai ragazzi. 'Che cazzo fai, c'eravamo noi con loro, ci hai rovinato la serata.' Manco il tempo di rispondere e un altro mi ha dato un pugno in faccia," mi ha raccontato Johnson indicandomi un segno rimastogli sulla guancia. Due dei ragazzi portavano gli stemmi della University of Washington. "Sono giorni in cui ti diverti eccome, se hai la mentalità giusta. Ma c'è un caos incredibile."

Foto di Peter Bailey

Più tardi, in un altro locale, mi sono seduto con un alcune ragazze circondate da bicchieri di vodka e ho chiesto a Rachel, una ragazza che si trovava a Whistler per il suo secondo fine settimana di ponte in occasione del MLK Day, di parlarmi dell'invasione americana di cui Whistler è vittima ogni anno.

Foto di Peter Bailey

"Non so come è nata, ma è cominciato tutto con la University of Washington, e ci sono studenti dalla University of Oregon, la Ohio State University, e alcuni atenei della California… credo che si sia sparsa la voce, e adesso è diventata una tappa fissa. Credo che ci siano soprattutto studenti delle confraternite."

Un'altra ragazza americana con cui ho parlato quella sera, Isabelle (19 anni, dall'Oregon), ha paragonato la scena notturna di Whistler a quella del Messico. "Ovviamente abbiamo scelto questo posto perché basta avere 19 anni per bere, quindi ti senti più grande, come se ne avessi 21… certo che scio, ma voglio risparmiare soldi per l'alcol."

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A un certo punto, ho anche tirato in ballo la storia degli americani che vogliono trasferirsi in Canada per fuggire alla presidenza di Trump, a cui Isabelle ha risposto: "Penso che sia una stronzata. Se vogliamo parlare di politica: io sono per Trump."

Il Longhorn durante una partita dei Seahawks. Foto di Peter Bailey

Da lì la serata è lentamente degradata, offrendomi nell'ordine: la vista due ragazzi di una confraternita che si strozzavano a vicenda in una discoteca, a quanto pare così, per divertimento; un ragazzo che mi ha seguita in discoteca dopo un'ora passata a bussarmi costantemente sulla spalla, come modo infantile per flirtare; diverse ragazze ubriache che piangevano in vari bagni di varie discoteche.

Foto di Peter Bailey

La mattina del Martin Luther King Jr. Day, lunedì, a Whistler chiazze ghiacciate di vomito misto a neve tappezzano le strade della cittadina mentre gli studenti universitari si esibiscono nell'ultima walk of shame in vestitini e stivali alti. C'erano documenti d'identità smarriti, giacche smarrite, carte di credito smarrite. Ma più tardi, la maggior parte di questi americani era su un autobus in un viaggio che in diverse ore li avrebbe riportata nel confine americano, permettendo alla città di tornare ciò che era.

Foto di Peter Bailey

Anche se la tradizione per cui centinaia di studenti americani una volta all'anno vengono a Whistler può rompere diversi equilibri e portare una confusione inversamente proporzionale a quella a cui gli abitanti sono abituati, è comunque parte dello strano ecosistema cittadino. "Tutti ci si incazzano, specialmente quelli di qui," ha detto Scotty Mac. "Ma, sinceramente, mi piace—è divertente avere a che fare con quella gente."

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