Capire i testi di Frah Quintale

FYI.

This story is over 5 years old.

Musica

Capire i testi di Frah Quintale

Colpa del vino o meno, ascoltando Frah Quintale mi sono resa conto che non sarebbe proprio un fidanzato modello.
Martina Lodi
Milan, IT

C'era un momento in cui Frah Quintale faceva hip-hop vecchia scuola: stava a Brescia e rappava nei Fratelli Quintale, con cui aveva un discreto successo. Poi è successo che il rap è diventato qualcosa di diverso e lui, accorgendosene in tempo, è diventato uno degli artisti di punta di quella cosa che chiamiamo itpop, o indie pop, o rap melodico. Fa musica tristolina, Frah Quintale, riuscendo nell'impresa a lungo creduta impossibile di passare in radio a ripetizione e fare costantemente sold-out coi live, nei circoli e ai festival.

Pubblicità

Il suo primo lavoro solista è Regardez-Moi, un lavoro personale e intimo che chiede, appunto, “guardatemi” come fosse un autoritratto in musica. Frah usa un linguaggio pulito e immediato, di una semplicità quasi infantile. Le situazioni descritte sono più o meno sempre chiare e si alternano fra una canzone e l’altra con variazioni minime, senza brillare per originalità. E di che si parla? Ovviamente d'amore, con un bizzarro misto di malinconia e menefreghismo. È come se Frah si guardasse sempre alle spalle, ripensando al passato con un forte spirito di accettazione - la penultima delle fasi del lutto, quella che precede la speranza.

Da mixtape e date nei localini a riempire il palco del MI AMI, Frah Quintale con Regardez-Moi ha fatto parecchia strada. Il segreto secondo me sta nei suoi testi, e nel modo che ha trovato per parlare d’amore e della sua vita.

Come funziona un linguaggio immediato ed efficace: “8 miliardi di persone”, “Gli occhi” e “Cratere”

Quella di Frah Quintale è musica che nasce dal rap, e si sente. Nonostante affronti temi più personali di quelli che tendiamo ad associare all'hip-hop vecchia scuola, il suo stile è asciutto e telegrafico. Il perfetto contrario di Calcutta, forse il primo artista a cui pensiamo quando si tratta di musica italiana che parla di sé e d’amore. Riassumerei il senso di Regardez-Moi con "mi sto scoprendo per parlarti di me, quindi guardami": un auspicio che può avverarsi solo se basato su un linguaggio semplice.

Pubblicità

L’immediatezza della scrittura di Frah riflette quella di una comunicazione fatta di messaggi brevissimi in cui non c'è spazio per l’ambiguità e si cerca di andare al sodo il più velocemente possibile. "Dove sei? Stavo cercando di vederti in mezzo a tutta questa folla" ripete in “8 miliardi di persone”. È come un bambino che perde i genitori al supermercato, in un certo senso. Qui, però, nessuno si è perso. Anzi, chi se n’è andato probabilmente ci pensava da tempo e non ha nessuna intenzione di tornare indietro: "E se ti stringo forte i polsi è solo per tenerti qui / Per vedere se sei ancora viva quando sei fredda". Ed ecco la conclusione: "E poi finisce sempre così / non ci si vuole più bene”, dice, con un linguaggio quasi infantile.

Frah è molto onesto ed efficace ne “Gli occhi”, nella quale fa una sorta di ammissione di colpe dopo la fine di una relazione: "Perché ho i sogni molto più grandi del cuore […] e io dovevo andare anche se non so dove / e ora tu mi starai dando dell’infame”, dice alla persona che ha lasciato per trasferirsi. È una continua confessione di sensi di colpa e paure: “e ho il terrore del tuo letto, che ci sia già dentro un altro / che ti sia sceso l’effetto della droga che ti davo io”.

Poi ci sarebbe “Cratere", la storia di una storia finita. Frah la racconta attraverso la metafora di un cellulare rotto, che rappresenta l’impossibilità di comunicare quando ci si lascia (o la necessità di lasciarsi quando non si riesce più a comunicare e a capirsi). Apre il pezzo con "Ho rotto un altro cellulare, capirai che sfiga / Tanto ormai non ho nessuno da chiamare": avere un telefono non mi serve a un cazzo se non posso chiamare te, perché l’unico contatto che voglio avere con il mondo sei tu. È la versione millennial della dichiarazione di Catherine su Heathcliff in Cime Tempestose: “Se tutto il resto perisse, e lui rimanesse, io continuerei a esistere; e se tutto il resto rimanesse, e lui perisse, l’universo mi diverrebbe estraneo”. Sembra non esserci sollievo – non c’è – per chi si è mollato ed è distrutto: "Ho rotto un altro cellulare ma il tuo numero lo so a memoria / E posso cancellare una rubrica intera ma non questa storia". Resta che questa potrebbe essere LA soluzione definitiva per riuscire allo stesso tempo a distaccarsi dai propri possedimenti terreni e provare a superare una rottura: spaccate il telefono e forse vi sentirete meglio, se non avete già imparato il numero a memoria. Sottoni.

Pubblicità

Parlare della provincia senza mai nominarla: "Avanti / Indietro"

“Avanti/Indietro” è sicuramente il brano più interessante e fresco di Regardez-Moi, sia per quanto riguarda la produzione sia dal punto di vista tematico. Il testo è disorientato e disorientante e parla di una cosa forse più universale dell’amore: la provincia, che quanto e più dell’amore almeno per me è un sentimento. Nello specifico, parla del venire meno della provincia: quando a un certo punto della vita ci si sposta in una città più grande senza avere forza, tempo o modo, di mettervi radici.

La città descritta è Milano: "quanto cazzo mi costa / e io quanto cazzo bevo” (hashtag: relatable). La sensazione di smarrimento dovuta al trovarsi in un ambiente più o meno sconosciuto è accompagnata dalla consapevolezza di essersi lasciato indietro definitivamente la vita di prima: "Non mi riporti su se ora cado dal cielo / Se a casa tua ora sono come uno straniero / Ogni volta riparto ma stavolta è da zero”. La provincia non viene nominata espressamente, ma si rivela protagonista del pezzo nel ritornello cantato dal produttore e amico Ceri: "Vorrei solo essere libero di fare quello che voglio / Vorrei solo essere libero di volare dove voglio”. Frah stesso ha dichiarato che, venendo da Brescia, iniziare a suonare a Milano è stato un traguardo. Nella voglia di rivalsa, di provare a sé stessi di esserci riusciti, nel bisogno di libertà, la voce narrante è la voce della provincia – che io, in quanto figlia della provincia stessa, sono allenata a sentire.

Pubblicità

Ti amo ma me ne frego: “Cratere”, “Si, ah” e “Colpa del vino”

In ogni caso, in Regardez-Moi si parla quasi solo d'amore. Ascoltandolo sono giunta a una conclusione: Frah Quintale è un fidanzato di merda. La mia tesi è fondamentalmente costruita su tre pezzi: la già citata “Cratere” (non è colpa mia se ogni verso è una perla rara), “Sì, ah” e “Colpa del vino”.

“Cratere” è la mia preferita ed è particolarmente malinconica – il passaggio “non hai letto la mia frase non ti sento più vicina / Non mi metti più mi piace, non sai quanto mi dispiace” tocca temi per me particolarmente delicati, cioè la fine di un amore e i pochi like su Instagram. Struggente. I brividi purtroppo però arrivano presto: "Tu volevi solo innamorarti, io soltanto possedere / Passo da esser l’unico che guardi a non ti voglio più vedere”. Ora, io non sono nemmeno certa di aver capito cosa Frah volesse dire, però secondo me una persona che voleva solo innamorarsi non passa a "Non ti voglio più vedere" e soprattutto non smette di metterti like, se non l’hai proprio trattata malissimo.

Poi c’è "Sì, ah", in cui Frah invita la sua ex a passare da lui nel weekend per farsi una scopata riallacciare i rapporti. E non c’è niente di male, ma al venticinquesimo ascolto alcuni punti del pezzo hanno fatto scattare la mia vena polemica. Le dice ad esempio, "Stasera ci mettiamo su un film, e poi passiamo la serata così / Non lo guardiamo nemmeno, ah". E poi ancora, "Ti faccio fare un altro giro della casa / E se finiamo nel mio letto è per caso, però non è che sei inciampata”. In tutto ciò, la ex sta con un altro, noioso e tranquillo, "ingessato tipo Ferragamo". Su "ingessato" intuirei anche un gioco di parole sulla coca, e non vorrei nemmeno finire a tifare per il fidanzato cocainomane perché insomma, perciò lo ignorerò. Qui ingessato = noioso, e noioso = OK per autopreservazione.

In "Colpa del vino" l’allarme-fidanzato-di-merda è particolarmente potente. Il punto centrale è il ritornello: "Tu non lo sai / Che la colpa non è la mia / Ma è colpa del vino / Se ho fatto un casino e poi sono sparito". Nonostante parli di una storia finita, questo è un pezzo mega divertente e melodico, ancor di più se messo a confronto con una cosa come "Why’d You Only Call Me When You’re High?" degli Arctic Monkeys, tematicamente molto simile. Con il pezzo degli Arctic però mi sono più volte trovata a ponderare di bere candeggina e farla finita con questa vita di strazi.

La differenza sostanziale tra i brani è una: mentre Alex Turner è realmente distrutto, Frah Quintale ha un approccio diverso. Prima della delusione perché la tipa non lo vuole e non gli ha risposto, prima dell'imbarazzo per le stronzate fatte da sbronzo, sopra il-mondo-delle-cose, svetta che lui fondamentalmente se ne sbatte e che non ha intenzione di prendersi alcuna responsabilità per le sue azioni. È preso male perché la tipa l'ha mollato ("M’hai detto per me si apre un nuovo capitolo”) e la gestisce nell’unico modo possibile: facendo serata a sbronzarsi e chiamando a notte fonda la sua ex, che gli manca nonostante pensasse di potersela cavare da dio anche senza di lei. "Pensavo non avessi bisogno di te / Ma a certe cose non ci pensi prima delle tre", dice. Il tempismo non è il suo forte, ma non è colpa sua: sono il destino, la sfiga, le circostanze avverse della vita. Frah Quintale è la personificazione di quella foto di Mario Balotelli con la tee WHY ALWAYS ME. Orgoglio millennial, king dello scaricabarile. Il punto è che io tutta questa roba la capisco pure, e quindi invece di scrivere un finale ironico in cui sfotto un rapper finirò per farne uno in cui prendo coscienza di me stessa. E se anche voi non vi rivedete almeno un pochino nelle parole di Frah o state mentendo oppure siete realmente funzionali ed empatici e io con voi non ci voglio parlare. Martina è su Instagram e Twitter. Segui Noisey su Instagram e Facebook.