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Politică

Luigi Di Maio ha detto una grande castroneria sulla tragedia di Marcinelle

62 anni fa 136 migranti italiani morirono in una miniera di carbone in Belgio. Per l'attuale Ministro del lavoro, quel fatto storico insegna che "non bisogna emigrare."
Leonardo Bianchi
Rome, IT
Screenshot via YouTube.

Ieri c’è stato il 62esimo anniversario della strage di Marcinelle, avvenuto l’8 agosto del 1956, quando il crollo di una miniera di carbone in Belgio provocò la morte di 262 minatori—tra cui 136 migranti (oggi si direbbe “economici”) italiani.

Il contesto storico, in breve, è questo: nel dopoguerra il Belgio aveva molte risorse minerarie e bisogno di manodopera; l’Italia, di contro, aveva pochi giacimenti ed era uscita devastata dalla seconda guerra mondiale. Nel 1946, così, i governi dei due paesi stipularono un accordo che prevedeva l’invio di 50mila operai italiani in cambio di carbone.

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Alla fine del 1955, tuttavia, i minatori italiani in Belgio erano 180mila; e per un minatore italiano in Belgio la vita era tutt’altro che facile: oltre al lavoro massacrante in miniera e agli alloggi insalubri, si era anche bersaglio della discriminazione e del razzismo degli abitanti del luogo.

Naturalmente, non è una novità che i governi e le autorità in carica ricordino quel tragico avvenimento. Ma siccome siamo in tempi particolari, per circa 24 ore si sono susseguite dichiarazioni, smentite e polemiche tra ministri e partiti che compongono la maggioranza parlamentare. In altre parole: la commemorazione si è trasformata in un gran casino politico.

In mattinata, ad esempio, il ministro degli esteri Enzo Moavero Milanesi ha detto che Marcinelle non deve farci dimenticare che “i nostri padri e nonni erano migranti,” aggiungendo che “siamo stati una nazione di emigranti” e bisogna ricordarlo “quando vediamo arrivare in Europa i migranti della nostra travagliata epoca.”

Dichiarazioni tutto sommato tranquille ed elementari, no? Be’, no: non per tutti. I capogruppi di Camera e Senato della Lega—Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo—si sono prontamente scagliati contro Moavero, accusandolo di “mancare di rispetto agli italiani” perché “paragonare gli italiani che sono emigrati nel mondo, a cui nessuno regalava niente né pagava pranzi e cene in albergo, ai clandestini che arrivano oggi in Italia è poco rispettoso della verità.”

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Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Franceso Lollobrigida, dal canto suo, ha invitato il ministro degli esteri ad evitare “paragoni impropri e offensivi,” dicendo altresì che “il richiamo di Moavero o è inutile o è fuorviante rispetto alla necessaria azione per impedire un’invasione di clandestini che con gli emigranti italiani non c’entra nulla.”

Ma questo è nulla rispetto a quanto successo in serata, quando cioè il ministro del lavoro Luigi Di Maio ha dato il suo giudizio sull’evento. E quale illuminata riflessione suscita in lui quella tragedia? Metto di seguito la trascrizione letterale, perché vale la pena:

Io penso soltanto che queste tragedie che noi ricordiamo ci devono portare a fare delle riflessioni. Per esempio, la riflessione che suscita in me Marcinelle è che non bisogna partire, non bisogna migrare. Non bisogna emigrare e dobbiamo lavorare per non far più emigrare i nostri giovani. il mio pensiero va a loro quando penso a tragedie come questa.

Ora, è davvero difficile commentare una simile uscita—il problema a Marcinelle, come sa chiunque abbia minimamente studiato la storia, non era chi emigrava; erano ben altri fattori, gli stessi che hanno portato a quella strage.

E infatti, come ha scritto il politologo Francesco Marchianò sull’Huffington Post, “ci sono tante cose che accomunano la tragedia di Marcinelle al dramma attuale dell'immigrazione, dalle condizioni di lavoro difficili all'odio nutrito verso di loro, dalla scarsa attenzione per la sicurezza al disprezzo della loro stessa vita.”

In più, continua Marchianò, “la memoria è lo specchio più solenne nel quale può riflettersi una civiltà per capire se il tempo ha contribuito a migliorarla o a imbruttirla e incattivirla.” Ecco: a giudicare dalle reazioni istituzionali all’anniversario di Marcinelle, non serve nemmeno che vi dica se la “civiltà” si è migliorata o si è imbruttita. È facile arrivarci da soli.

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