FYI.

This story is over 5 years old.

Musica

Hotline, droghe e un nuovo disco: il Neon Indian di Vega Intl. Night School

Neon Indian ci ha messo un po' a tirare fuori il terzo disco, ma ne è valsa la pena perché, già dal lancio, questo lavoro è speciale. Lo abbiamo intervistato.

Foto di Valeria Anzaldo.

Alan Palomo ha avviato il progetto Neon Indian nel 2008, quando aveva vent'anni, in un periodo di sperimentazioni sonore e attesa per il suo ingresso al corso di cinema dell'Università di Austin. I suoi pezzi caricati un po' a caso su Internet, in poco tempo, fecero esplodere il caso di questo ragazzino messicano di base a New York, e Alan cavalcò alla grande la prima ondata di chillwave (o glo-fi, come alcuni lo chiamano), insieme a Toro Y Moi, Washed Out eccetera eccetera.

Pubblicità

Sei anni più tardi, con due album nel sacco e un terzo, VEGA INTL. Night School, in uscita il 10 ottobre per Mom + Pop, Neon Indian è riuscito a traslare il gusto ossimorico e, giustamente, indie, del moniker che si è scelto in musica, svolgendo alla perfezione il mestiere di alfiere dell'acid pop elettronico. L'ho incontrato facendo obiettivamente fatica a gestirmi di fronte ai suoi occhioni neri e abbiamo parlato del suo background musicale, di droghe, hotline e del suo nuovo disco.

Noisey: È passato un bel po' di tempo dalle tue ultime release, e ora sta per uscire VEGA INTL. Night School. Per quello che abbiamo potuto sentire finora, sembra che tu ti sia lasciato alle spalle un po' di malinconia, mi sbaglio?
Neon Indian: Il mio secondo disco è stato difficile da partorire, anche perché era la prima volta che ero sotto pressione creativa, che lo sentivo come il mio lavoro. Dicono che "Hai la vita intera davanti per scrivere il tuo primo disco, ma solo sei mesi per fare il secondo". E questo è verissimo: il secondo disco l'ho scritto in giro, nelle camere d'hotel, è stato molto complicato. Non avevo alcuna pretesa per il primo album, tanto che allo stesso tempo stavo tentando di entrare a una scuola di cinema ad Austin, l'avevo vissuto come un passatempo. Per il secondo avevo già gente intorno, altri strumenti, era tutto diverso, c'erano più pressioni. Quindi per fare il terzo ho deciso di prendermi il mio tempo: ho pensato ai miei idoli musicali contemporanei e mi sono reso conto che non si mettono ansie, così ho pensato di fare la stessa cosa. Mi parli del processo creativo di quest'album?
Allora, stavolta ho collaborato con mio fratello—abbiamo lavorato insieme per la prima volta e ora fa parte della mia live band. Per scriverlo ci ho messo un po', ho fatto con calma. In generale è stato un processo gradevole, ho incamerato un sacco di influenze e sperimentato abbastanza. Ho messo su uno studio in casa e ho registrato la maggior parte delle cose lì. Altre le ho registrate nello studio di DFA. Quando entrai per la prima volta lì dentro ero parecchio intimidito, tutto era etichettato, il che me lo faceva sembrare serissimo [ride]. La batteria di "Slumlord" l'ha registrata Nick degli Holy Ghost. In generale volevo ci fossero più collaborazioni e più influenza di gente che amo. Prendi questo disco come un collage di tutto quello che mi piace, soprattutto per quanto riguarda la dance music.

Pubblicità

Prima di comporre quest'album hai fatto un bel periodo da DJ. Pensi che questo abbia influito sul tuo nuovo materiale?
Sì, decisamente, quel periodo di tempo mi è servito per recuperare la buona abitudine di cercare musica e di ascoltare roba nuova. È stato un esercizio che mi ha aiutato a convogliare il suono che volevo dare a questo disco: mi sono dedicato per un po' all'ascolto ed è stato importantissimo per la riuscita dell'album.

C'è qualcosa in particolare della tua libreria musicale di cui vai fiero?
Impazzisco per gli YMO, una band giapponese, tipo i Beatles nipponici. In questo momento il mio pezzo preferito è degli Unknown Cases e si chiama “Masimbabele”. I miei ascolti mi hanno portato a voler mettere più percussioni, su quest'album. Volevo che il suono fosse più immediato, dare la sensazione a chi mi ascolta di avere davanti una band. Un altro producer che mi piace parecchio è Shadow, in particolare il suo pezzo “Let's Get It Together” è fighissimo, ascoltalo.

Lo farò. C'è un pezzo che senti particolarmente del tuo VEGA INTL. Night School?

Che domanda complicata… a volte il pezzo che preferisco è l'ultimo che ho scritto, ma solo perché non mi sono ancora stancato di ascoltarlo. Però adoro "Slumlord", anche se risale al 2011, e anche "Street Level" — ha una storia strana. Vuoi sentirla?

Raccontamela.
Appena dopo aver chiuso il pezzo, ho perso il laptop. È successo appena dopo il mio ultimo tour. La cosa mi ha abbacchiato, non poco. Qualche tempo dopo andai su YouTube a riguardare un mio set, e il caso ha voluto che trovassi un video in cui suonavo proprio quel demo, cosa che non faccio mai. A partire da quella registrazione sono stato in grado di ricostruire il pezzo. Ho messo la registrazione da quel video su Ableton e ci ho aggiunto, uno a uno, gli elementi che la componevano. Il pezzo mi piace da morire. Un'altra traccia che adoro è “Dear Skorpio Magazine” perché credo sia il pezzo più nerd [ride].

Pubblicità

Hai fatto una pubblicità per il synth analogico che hai creato, il PAL198X, e ora hai utilizzato lo stratagemma di creare una hotline per dare informazioni sul tuo nuovo album. È un modo di prendere per il culo i metodi tradizionali di promozione?
Sì, [ride] in un certo senso, ma è anche un modo per evitare un lancio tradizionale, che mi avrebbe annoiato. L'idea della hotline è nata dal mistero attorno alla figura di Annie: chi è Annie? Ovviamente non te lo dico: perderebbe tutto il fascino. In generale non mi piace percorrere vie già battute, e mi piace creare storie che chi mi segue possa scoprire piano piano, tramite artwork, video e quant'altro. Che senso ha tirare fuori un disco se non ci si diverte? Se fai le cose come sempre, non sarà nulla di significativo.

Foto di Daniel Patlán.

Hai mai chiamato seriamente una hotline?
Sì, le pubblicità che passavano negli anni Novanta mi appassionavano particolarmente. Una volta ho chiamato uno di quei numeri con mio fratello, per divertirci, ma non siamo stati molto al telefono, dato che la chiamata costava 9 dollari al minuto e non avevamo molti soldi da spendere [ride]. Abbiamo provato a richiamarlo da un telefono pubblico e siamo arrivati a sentire l'elenco delle ragazze, ma quando ne abbiamo scelta una ci hanno chiesto di inserire il numero di carta di credito, che non avevamo, quindi abbiamo mollato il colpo.

Qual è il miglior nickname per una ragazza dell'hotline?
Kim, secondo me è un nome molto porno. Mi piace [ride]. O Nicky, mi piace anche quello.

Pubblicità

Nell'artwork dei tuoi singoli ci sono delle droghe… Non voglio indagare troppo sul tuo rapporto con le sostanze, però ti chiedo: se il tuo album fosse una droga quale sarebbe?
Forse qualcosa a metà tra DMT e MDMA: estatico, ma incredibilmente astratto.

Immagine tratta dall'Instagram dei Neon Indian.

C'è qualche domanda che non ti ho fatto e ti sarebbe piaciuto ricevere?
[Ride] Be' già questa è una bella domanda. Parli di te o di cose che nessun giornalista mi ha mai chiesto?

Quello che vuoi.
Forse il problema sta proprio nel fatto che tutti ti fanno le stesse domande, e la cosa dopo un po' non ti sorprende più. Tutti mi chiedono da dove arriva il mio nome o se mi sento più Statunitense o Messicano [ride] — Non mi piace nemmeno quando mi chiedono di spiegare la mia musica, perché è una cosa che deve spiegarsi da sola. Però mi è piaciuta quest'intervista. Mi sono divertito con te.

VEGA INTL. Night School uscirà il 16 ottobre via Mom+Pop, ma potete preordinarlo qui.

Se invece siete interessati a parlare con l'hotline, cliccate qui.