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Musica

Il neorealismo di How to Dress Well

Filosofeggiamenti sul lato oscuro dell'amore in salsa electropop.

"Non si adegua a nessuna forma possibile e non ha amici, ma credo dal profondo del mio cuore che un giorno anche da lui potrebbe arrivare qualcosa di bello."

My flamboyant grandson, George Sounders.

"È tutto terribile, è un dato di fatto," mi dice giovialmente Tom Krell facendo trapelare appena un briciolo di esagerazione nella voce e nonostante imposti il discorso proponendomi ripetutamente dichiarazioni cupe, mi colpisce comunque una sua certa positività presente anche nel descrivere un quadro generale di miserie assunto il quale dovremmo iniziare a contemplare un migliore modo di vivere. Capire come fare è un punto su cui ovviamente c'è poca chiarezza, ma la musica di Tom sotto il nome di How to Dress Well, sembra davvero essere un tentativo in quella direzione.

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Siamo in una sala conferenze silenziosa a discutere con calma di tutte quelle questioni che la musica pop—e in fondo anche ogni altra forma di interrogativo umano—hanno sempre affrontato in modo piuttosto incerto: cos'è l'amore? Come bisognerebbe muoversi nel progredire della propria esistenza? Dove possiamo trovare la felicità? Con la sua figura occhialuta, un po' allampanata e fluttuante nei suoi vestiti monocromatici oversize, Tom dimostra una certa tranquilla autorità nel discutere con interesse ognuno di questi argomenti. La risposta più ovvia, alla fine, sarebbe una prospettiva piuttosto cinica, ed è proprio in questo che How to Dress Well si distingue: la mancanza di cinismo. "È una grande scommessa possibile: agire in modo che nel futuro le cose possano essere migliori, magari anche in minima parte, magari anche solo per te o magari per le persone in generale. Se non ci si mette in gioco, non c'è nessuna altra possibile alternativa di crescita." What is this heart?, il terzo album di How to Dress Well, è il suo dolce tentativo di lavorare a quella scommessa per il futuro: un'atmosfera elettronica delicata ma allo stesso tempo puntuale, sperimentazioni pop e testi intimi sussurrati che emozionano. Questo album è più raffinato e accurato nella composizione rispetto i suoi lavori precedenti come Total Loss (2012), Love Remains (2010) e i suoi precedenti EP. Alcuni aspetti sono stati letteralmente rimessi a fuoco: la maggior parte degli effetti che coprivano la voce e una certa tendenza all'accentuazione dei respiri della sua precedente produzione sono spariti, l'impersonalità di un tempo è stata sostituita da un ritratto di Tom in copertina.

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What is this heart? è il progetto in cui si risolve la promessa a lungo termine del potenziale di How to Dress Well, qui sfugge dai facili paesaggi emotivi dei primi album per trovare un nuovo spazio e immagini e idee più risolte. Si colloca tutto tra gli scintillanti ideali del pop tradizionale ed una naturale predisposizione all'amarezza, in un approccio ottimista e lucido ma freddo. C'è l'amore, ed è una cosa bella, ma nella concezione di How to Dress Well si scontra sempre con le limitazioni umane e si tinge di mortalità: "Francamente non penso esista molta produzione sonora pop su cosa significhi realmente essere vivi," mi spiega Tom "la maggior parte delle canzoni parlano di come sarebbe essere immortali, cosa che noi non siamo da nessun punto di vista." Anche alcune forme credibili di ottimismo come guardare al futuro, sono molto meno allettanti se filtrate da un certo realismo: nella canzone finale dell'album, "House Inside (Future is Older than the past)," Tom ricorda una frase che la madre gli disse durante un episodio di depressione: "Ci illudiamo che il futuro sia questo orizzonte pieno di nuove possibilità, ma in realtà è pieno di tutte le nostre solite vecchie stronzate. Ogni giorno lo spendi lanciando nel futuro tutto il peggio della tua memoria, quindi nel momento in cui il futuro arriva, non è come girare un angolo dietro a cui c'è un bellissimo prato verde… no, c'è solo una fottuta montagna di spazzatura."

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In molti casi la sperimentazione pop neorealista di What is This Heart? si perde in elucubrazioni sull'amore, facendone un ritratto per come realisticamente dovrebbe essere piuttosto che per quello che effettivamente è. L'album si muove interamente tra quelli che Tom chiama "quei momenti strani di mancata comunicazione che fanno fallire le relazioni e quei momenti di silenzio che sono il centro di relazioni funzionanti." Alla base di alcuni testi sta il complesso punto di vista per cui una buona parte del saper gestire relazioni che funzionano è lasciar cadere una parte delle relazioni stesse in quello che potrebbe essere visto come desiderabile se trasposto al contesto musicale: l'esigenza di onestà totale e rivelazione ed il suggerimento "non dobbiamo sacrificare niente, perché possiamo essere ovunque tutto quello che vogliamo allo stesso tempo." Stranamente, per quanto sembri essere aperta, la musica di How to Dress Well elude in molti modi una narrazione personale: Tom appare con un'immagine umile e intima, sia sul palco che nei social media e sembra molto più rilassato di persona rispetto quello che si potrebbe intuire dalla sua musica o dai livelli accademici dei suoi discorsi. Allo stesso tempo lascia aleggiare una certa vaghezza sui suoi dettagli biografici, non toccando mai informazioni apparentemente rilevanti sulla sua famiglia o sul lungo rapporto con la sua fidanzata, con cui vive a Chicago… insomma, quel tipo di cose che sembrerebbero corrispondere sul piano personale a tutte le sue riflessioni sull'amore e le relazioni.

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La storia che ci racconta Tom è molto semplice: è cresciuto a Boulder, Colorado, in quello che descrive come un ambiente periferico piuttosto mediocre, per poi trasferirsi a New York per motivi di studio che includeva anche un periodo di lavoro in Germania. È tornato in Germania molte volte, ma si è infine stabilito a Chicago con l'intento di terminare un dottorato in filosofia alla DePaul University. La chiave per comprendere la dimensione narrativa di How to Dress Well è la ripetizione di tre avvenimenti spesso citati: la notte che Tom si è trasferito a Chicago, il suo migliore amico è morto; poco dopo, uno zio a cui era molto vicino fece la stessa fine, senza contare che la situazione in famiglia è sempre stata piuttosto critica per via di un diffuso stato di malattia mentale e disabilità tra i suoi membri. La maggior parte delle volte, Tom accenna a queste informazioni senza mai approfondire troppo, abbellendo con frasi ambivalenti qui e lì e non invogliando l'interlocutore a chiedere di più per via del quadro scoraggiante che ne viene fuori (nonostante l'entusiasmo assoluto nel ricordare il suo gruppo emo del liceo, A far away Place). È più a suo agio nel parlare in astratto, il che in un certo senso è plausibile nel momento in cui sta meditando sul modo in cui una relazione si possa ridurre a due persone che scatenano reciprocamente i peggiori istinti, oppure sul suo ideale di amore, qualcosa che dal suo punto di vista si può raggiungere solo dopo decine di anni di vita insieme.

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"Una delle questioni principali su cui sto riflettendo negli ultimi anni è che ci sia un passaggio tra l'amore idilliaco e sdolcinato e la relazione tra due persone che decidono di stare insieme solo perché il loro stato patologico si incastra perfettamente e li autorizza ad essere reciprocamente nevrotici." Canzoni come "Precious love" e "Repeat Pleasure" esplorano i possibili significati di questa dichiarazione di Tom, nella forma di una devozione sonica all'amore sostenibile rivestita da cascate traballanti di elettronica e qualche meraviglioso accenno di disco che richiama l'idea di passione. Un sacco di musica pop parla dell'amore buttandolo sul piano della sicurezza, ma How to Dress Well ne considera invece i tratti ambigui, rendendo bello il dubbio.

In "Very best friend," un pezzo di electropop distorto che probabilmente è il peggiore dell'album ma per qualche ragione è anche uno dei più interessanti, il testo è diretto in modo spiazzante: "ti voglio, ho bisogno di te" e poco dopo "sappi solo che tu sarai sempre la mia migliore amica." Parlandone, Tom si esalta e mi offre una spiegazione che ha a che fare con il modo in cui il pezzo e tutta la sua musica sono stati composti. Il testo è stato scritto liberamente improvvisandoci sopra linee melodiche grezze, il che significa che, per quanto gli piaccia concettualizzare il suo operato, i pezzi vengono messi insieme in una modalità che scende lentamente a compromessi teorici solo in un momento successivo. "Very best friend", invece, è uscita da una ripetizione a cappella di "I need you," un'espressione che per Tom è una specie di preghiera. Un'altra spiegazione successiva è una citazione del poeta Wallace Stevens riguardante il modo in cui la metafora viene utilizzata per distanziare il linguaggio dalle semplici verità e definendo il suo passato in band emocore un passo importante per il formarsi di "un'idea di amore che arriva da quella forma istronica e ridicola di musica." Il modo in cui avviene il tentativo di condensare in una canzone d'amore un messaggio più importante, che la scavalca, è parte di ciò che rende How to Dress Well così interessante: un progetto che è costantemente alla ricerca di nuove modalità di affrontare le tematiche pop più profondamente, considerandone anche gli aspetti oscuri.

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"Quando cerchiamo di scrivere di amore o di pensare all'amore, siamo immediatamente immersi in questo cazzo di serbatoio di frasi fatte, alcune delle quali potrebbero anche essere belle, e non intendo solo i cliché. Anche oltre il primo, il secondo ed il terzo livello di frasi fatte ci sono ancora centinaia di cose che ci diciamo sempre sull'amore." Come si può andare oltre? Il pezzo centrale nonché il singolo estratto di What is this Heart? è "Words I don't remember," una lenta cascata di synth tremolanti e tamburi che si gioca su ragionamenti intorno alla concessione dello spazio ad una persona come forma di fiducia, quello spazio in cui è possibile mantenere delle piccole solitudini o attività personali, come forma di accordo tra due individui nella prospettiva di un legame che duri per sempre. Quando ne discutiamo, Tom mette in campo una questione molto semplice ma piuttosto spinosa: possiamo dire che amiamo uno show televisivo o un quadro, ma non esiste mai alcun indizio che ci confermi che l'amore sia esclusivo e duraturo. "Cosa posso dire di questo amore per questa persona che lo distingue dall'amore per tutte le altre cose?" Si chiede Tom. Il pezzo non conclude la questione ma si perde nella costruzione di uno struggente crescendo finale senza testo creando un momento di suggestiva e risonante bellezza.

Quando Tom suona dal vivo usa due microfoni, uno dei due fa uscire un suono cristallino, l'altro passa da un riverbero: queste due voci in un certo senso definiscono bene How to Dress Well. Gli obiettivi e la forma di What is This Heart? possono essere discussi in astratto, affrontando il tratto intellettuale in cui Tom eccelle, ma si tratta pur sempre di musica e il suo impatto maggiore spesso sta proprio nei non detti o nell'immediatezza con cui il testo viene colto. Negli scorsi anni si è molto parlato di come How to Dress Well riproponga influenze R&B, ora appare chiaro il peso della musica ambient e sperimentale, che lo ha aiutato a comprendere "che c'è un modo per utilizzare il suono come motore emotivo primario." Considerato che la musica di How to Dress Well è fortemente personale e attentamente articolata nelle sue movenze, è piuttosto sorprendente sia sganciata completamente da eventi, luoghi o persone specifiche: il suo paesaggio interno è più ampio, pur mantenendo una inequivocabile aspirazione pop.

"Non mi sono mai sentito geograficamente determinato, legato ad un solo posto e di conseguenza non ho mai scritto pensando cose tipo 'questo è il mio pezzo di Berlino'. Quell'atteggiamento mi sembra un po' stupido, ho l'aspirazione di lavorare al livello dell'umanità universale." Nello stesso modo ci tiene a sottolineare che la musica non dovrebbe essere legata a relazioni specifiche, anche mentre tocca nel discorso il cuore emotivo del suo lavoro: "ho capito mentre scrivevo questo disco che c'è molto dialogo, ci sono cose che ho sentito dire da due persone senza capirle davvero, ci sono cose che ho detto io che invece, con il senno di poi, avrei preferito non dire, cose che non ho detto che avrei voluto dire, cose che ho detto di cui non ho colto fino in fondo quali sarebbero state le implicazioni conseguenti."

Due settimane fa, How to Dress Well ha suonato davanti ad una piccola folla, molti dei quali erano amici, in una minuscola location nel Lower East Side di New York. Il suo setup era piuttosto ambizioso, con una band con molti più strumenti di quelli con cui è abituato a suonare, e un visual set di proiezioni astratte. Ha scherzato un po' con il pubblico, interagendo con un amico citato in "Set it Right" che si stava anche occupando delle proiezioni—che in quel pezzo specifico hanno avuto una presenza così forte da trasformarlo in una ballata super potente—e spiegando il suo atteggiamento un po' tiepido nel performare una delle sue cover firmate, "I wish," di R.Kelly—"incredibile che nessuno si ricordi di R.Kelly, no?"— ma due cose specifiche mi hanno dimostrato fino in fondo il suo valore: mentre se ne stava lì con gli occhi chiusi, battendosi il petto con una mano, come se si fosse completamente perduto dentro la sua stessa musica, Tom mi è apparso come una specie di divinità pop imperfetta e tutto il resto dello spettacolo ha assunto una vibrazione filtrata, una specie di lo-fi molto pop che credo rappresenti al massimo il progetto How to Dress Well.

Il live di Tom non è davvero perfetto, ma ancora una volta, ci ricorda coscientemente che come esseri umani, non dobbiamo necessariamente essere sempre all'altezza di tutto quello che ci viene richiesto per riuscire a gestire al massimo le nostre esistenze. Prova a fare del tuo meglio per rendere il modo un posto migliore per qualcun altro anche se verrai un po' meno ai tuoi compiti. Questa sembra essere la risposta a tutte le cose più terribili, alla speranza che sembra mancare nell'immaginare il futuro, all'impulso schiacciante del cinismo: l'amore. Verso la fine del concerto ha reinterpretato "Suicide Dream 1" tratta da Love Remains, raccontando al pubblico che l'ha scritta per un suo amico che è morto. In questo contesto il pezzo originale che era forse soffocato da un certo perfezionismo da registrazione è diventato qualcosa di più semplice e di molto più enfatico. "Quando la canto mi sento sempre felice" ha detto poco dopo dal palco, "Non me lo sarei mai aspettato."