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Musica

Vinili contro YouTube

Come si è evoluto il sampling dai tempi d'oro del vinile all'epoca del Tubo.

Foto - Laura Lynn Photography

“Questo bisogno di trovare IL break, IL vinile, di sapere da dove proviene il sample del pezzo che state ascoltando, di comprare dischi e di tuffarvici dentro al 100%, è veramente più forte di tutto quello che potrà mai immaginarsi un ‘collezionista’ di MP3” - Gaslamp Killer per Crate Diggers, su Fuse TV.

La produzione dell’hip-hop era basata un tempo sul movimento, sul "pellegrinaggio" in certi posti—negozianti di dischi, antiquari, mercatini di seconda mano, convention di collezionisti. Comprare un vinile graffiato solo perché la copertina spaccava poteva provocare la nascita di pezzi come “T.R.O.Y” e ha dato il via ad alcune crociate epiche e spietate per l'appropriazione di una semplice linea di basso, di un horn stab o di un break di James Brown, oltre che ad amicizie che vanno ben oltre quelle che avete con i vostri vecchi amici di università o con i tipi con cui giocavate a calcio la domenica. Q- Tip, Large Professor, Pete Rock, The Beatnuts: questi qua si conoscono da 20 anni e si sono incontrati mentre stavano spulciando nelle casse di vinili. Perché condividere questa passione è la base di tutto. Per i fanatici di vinili, la ricerca è importante quanto la scoperta, se non di più.

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Col tempo, però, la ricerca nei negozi di dischi è diventato sempre più difficile, dato che hanno chiuso uno dopo l’altro. La loro scomparsa durante gli anni '00 ha messo in crisi parecchi beatmaker. I vecchi rituali si sono incrinati, dato che, ormai, è tutto disponibile online—un paio di click, qualche parola chiave, e ci siamo. In molti si chiedono: dov’è il piacere in tutto ciò? Dov’è l’adrenalina nella ricerca di un file musicale rimasterizzato al 95% (anche se ha un velocità di download pazzesca)

L'unico elemento che sembra essere immutato è il bisogno di scoperta. Di fronte alle serrande chiuse dei negozi di dischi, i producer hip-hop hanno quindi iniziato ad esplorare nuove strade. Una porta si è chiusa, altre due si sono aperte: l’arrivo di YouTube nel 2005 e l’esplosione dei blog musicali, due elementi che hanno completamente rigenerato e rivoluzionato la procedura di sampling dell’hip-hop. E così si è creato un gap tra le Collezioni e gli Strumenti: le collezioni di vinili dei crate-diggers calavano, però gli strumenti per costruire i beat aumentavano ogni giorno. Meglio ancora, nella maggior parte dei casi, questi strumenti erano del tutto gratuiti.

Se seguiamo la regola dei 2 su 3 di Jim Jarmusch, le cose possono essere di buona qualità, veloci o economiche. Se una cosa è fatta bene ed è economica, prenderà del tempo. Se è fatta bene e velocemente, costerà di più. L'MP3 è veloce ed economico, ma sacrifica la qualità. Nonostante gli sforzi di molti, il vinile ha perso pian piano il suo posto come elemento centrale nella produzione del rap. La disponibilità e la facilità hanno avuto la meglio.

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“Ho iniziato principalmente con il vinile, perché puoi toccare con mano le sezioni di cui vuoi fare il sample” spiega Paul White, producer inglese che ha fatto scuola contribuendo ai primi album di Danny Brown. “Ma ho anche preso sample da video di YouTube, da MP3 e cassette. E non cambia niente. Troppe pippe possono uccidere la purezza di un'ispirazione. È il caso delle origini di un sample. Puoi passare anni e anni a provare di rendere una cosa sporca quando un MP3 via YouTube è già sporco. Saresti stupito del numero di tracce che suonano old school, ma provengono da YouTube.”

“Quando trovi una cosa su un vinile, è tutta un'altra storia. Non ha niente a che fare con una fonte web” ci dice Quell Chris di Detroit, un seguace dei loop lo-fi che si è fatto le ossa con Roc Marciano e The Alchemist, tra tanti altri. “Però quando ho iniziato a prendere sample da pezzi trovati su Internet, pensavo veramente di essere uno degli unici a farlo. Pensavo di aver trovato una miniera d’oro.”

I realtà, tuttavia, tanti producer avevano già iniziato ad abbandonare i vinili per i loro browser. “Mi ha sempre scocciato dover spendere 50 o 100 dollari per comprare un disco raro, solo per fare un sample di un loop, mi rompevo a dover pagare così tanto un tipo che aveva deciso che tale disco era raro ma non geniale e che valeva così” racconta Blockhead, producer di Aesop Rock, Billy Woods e anche autore di diversi album strumentali usciti su Ninja Tune. “Non ho voglia di dare soldi a dei collezionisti spocchiosi. Quindi cerco le cose online. Questo metodo mi ha permesso di trovare dei sample che non avrei mai trovato altrimenti. E poi il mio piatto non funziona neanche più. Il fatto che non l’ho neanche fatto riparare dimostra quanto il blog-digging sia più soddisfacente per me.”

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J-Zone fa beat dall’inizio degli anni Novanta con tecniche tutte sue: prende spesso sample di vecchi film direttamente dal suo videoregistratore, e ha suonato lui stesso le batterie del suo nuovo album Peter Pan Syndrome. E, nonostante anche lui abbia incorporato gli MP3 nel suo arsenale, rimane affezionato all’analogico. “Provo a minimizzare il tempo che passo davanti a uno schermo di computer quando compongo. Prendo una roba su YouTube, un Mp3 di qua, uno di là, e via. Il mio sound è ovviamente lo-fi e taglio spesso i sample in piccoli pezzi, quindi non è come se avessi un loop di 8 barre che permette di capire se viene da un FLAC o da un MP3 in 128kbps. Me ne sono sempre sbattuto della qualità perché ho un approccio “muro del suono” al beat—tanto il sample sarebbe sputtanato comunque, quando lo mischio al resto.”

Producer più giovani come Small Professor che hanno cominciato all’inizio degli ani 2000, rispettano i producer old-school e i sample su vinili, però tecnicamente hanno conosciuto solo gli MP3. “Ho iniziato a fare beat 10 anni fa. Ho preso sample da MP3 durante tutta la mia carriera di beatmaker. Penso che in effetti gli MP3 non abbiano questa allure speciale che avevano i vinili, quindi ho sempre provato a compensare stratificando diversi sample nelle mie basi, aggiungendo dei crepiti e dei soffi, così da avere un sound più tondo.”

La ricerca del groove oscuro si svolge oggi sui motori di ricerca. “Su YouTube, puoi semplicemente digitare una cosa pazza e vedere che ne esce fuori. Uso spesso la parola “trippy” nelle mie ricerche: “trippy 70’s cartoon”, cose così. Trovi qualcosa, ti gasa, ti diverti e 15 minuti dopo hai in mano un beat!” spiega Paul White.

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Blockhead, invece, non compie le sue ricerche digitando nomi, ma cercando per genere, cercando nei meandri dell'internet artisti totalmente sconosciuti. Quelle Chris è invasato dal trash della TV, delle pubblicità e dei film che tutti hanno dimenticato. J-Zone mischia sempre il nuovo col vecchio. “Ogni tanto quando trovo una roba su YouTube che mi pare veramente figa, provo a trovare il disco originale per tirarne fuori un sample. Ma se costa tanto, prendo il sample da YouTube. Cazzo, perché me ne dovrei privare?”

Small Professor è il peggior incubo della RIAA, l’organizzazione che rappresenta l’industria discografica negli Stati-Uniti. “Per le ricerche online, utilizzo diversi metodi. Il primo è il più semplice: trovare il sample di tizio o caio, e scaricare la discografia completa dell’artista. Il secondo è fare ricerca per categorie: “OST”, “1974”, o “Ahmad Jamal”. Il terzo metodo prende un po’ più di tempo perché implica l’uso di Wikipedia, AllMusic e Discogs: digito il nome dell’artista e vedo non solo i suoi lavori più famosi e più scaricati, ma anche le cose più rare, quelle che una ricerca classica avrebbe escluso.”

Comunque, con un record di vendita nel 2013, il vinile non è mai stato così disponibile e ricercato. Sarà che i beatmaker son tornati ai metodi tradizionali? Quelle Chris continua a pensare che sia una cosa necessaria: “Mi approprio di vinili anche quando non ho soldi, tipo facendo incetta nelle collezioni dei miei amici. È successo anche che mollassi dei vinili in negozio e me li andavo ad ascoltare su internet, per capirlo meglio, infatti in certi casi non lo sentivo più.”

Anche Paul White ha cambiato idea su YouTube: “Ero molto critico nei confronti della gente che non faceva ricerca materiale, ma ho cambiato idea. I musicisti stessi vogliono che la loro musica sia ascoltata da più persone possibili.”

Su quest’argomento, Blockhead è del tutto onesto, cosa che infastidisce i puristi della produzione: “Penso che la maggioranza dei producer siano rimasti arenati sulla questione del vinile. E quindi criticano quelli che se ne fregano come me. Non è che sono arrabbiato con questi qua, però hanno chiaramente un sistema di valori diverso dal mio, sia per come vedono la musica sia per come valutano i vinili. Non riesco ad abituarmici—mi sembra di barare rispetto al lavoro che facevo all’inizio.”

J-Zone riconosce il vantaggio del vinile per i live: “Per quanto riguarda i dj, è diverso perché lavori su una qualità di suono su una traccia intera, in un posto rumoroso, e gli MP3 non rendono bene come i vinili. Ma per trovare sample non sono male, puoi sempre combinare qualcosa. Nessuno può sapere se hai utilizzato un originale, una riedizione, un file o qualsiasi cosa. È una questione di talento.”

Insomma, qualsiasi sia il formato che scegli, si torna sempre all’arte del sample. Ok, Small Professor utilizzerà solo MP3, ma non vede comunque i vinili come una cosa preistorica. “Non c’è ancora nulla che supera la sensazione di trovare un bel groove su un vinile, perché al contrario di un .WAV sul tuo schermo, non puoi sapere cosa sta per succedere nel pezzo. Ti devi fidare del tuo istinto e lasciare che le cosa capitino.”