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Musica

Robin Thicke è nella merda fino al collo

E noi, inspiegabilmente, siamo dalla sua parte.
Emma Garland
London, GB

Immaginatevi di essere Robin Thicke. La famiglia di uno dei più adorati cantautori del mondo vi intima di pagare 7.3 milioni di dollari perché la hit con cui avete scalato le classifiche prende in prestito un po' troppi elementi dell'originale "Got to Give it Up". Nel frattempo ti stai separando da tua moglie, con cui stai insieme da nove anni, con cui hai un figlio di quattro anni, e l'album che hai chiamato come lei ha venduto un misero numero di 530 copie in Regno Unito, nella prima settimana di uscita. La tua carriera, che comunque prima del 2013 non era mai veramente decollata, era già finita prima di cominciare. Se questa ondata di merda in testa fosse successa a qualcun altro, probabilmente mi sarei intenerita e lo avrei invitato a bere una birra e raccontarmi un po' dei suoi problemi. Ma succede a Robin Thicke, quindi la cosa non mi fa sentire poi così male. Perché è una persona di merda e se lo merita tutto, giusto?

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In un certo senso vedere la quintessenza del machismo da due soldi moderno, uno che è stato sgamato mentre palpava il culo di una fan, uno che nel suo video più famoso si fa mettere i piedi in faccia, dà un certo gusto. Però, data la sua carriera, i crimini di cui è colpevole Robin Thicke non iniziano né finiscono con lo stesso Robin. Nel contesto dell'industria musicale di oggi, quello di cui è stato accusato Robin, il "prestito" di un pezzo di un pezzo, non è così pesante. Le cose peggiori che fa sono sicuramente quelle che lo ritraggono come il gallo nel pollaio di donne seminude a disposizione per mettergli il culo in mano o sventolarglielo sul cazzo quando vuole. In ogni caso entrambi i lati dello schifo che fa Robin Thicke fanno schifo solo perché li fa lui, ma a ben pensarci sono la norma nel pop.

Pensate, per esempio, a quanti musicisti rubano pezzi altrui. Praticamente tutte le hit suonano come altre hit o hanno pezzi identici a quelli di altre hit. Vogliamo parlare di Sam Smith che ha mutuato, cambiandola di inflessione, “I won't Back Down” di Tom Petty? Di come “Uptown Funk” debba molto del suo successo ai pezzi di The Time? Di "Heartbeat Song" di Kelly Clarkson che è praticamente identica a "The Middle” di Jimmy Eat World?

Allo stesso modo Fetty Wap, Meghan Trainor e Chris Brown, tutti ai vertici delle classifiche mondiali, hanno le proprie ragioni per ispirare almeno dieci pamphlet sulla diseguaglianza di genere. In qualche modo, però, Robin Thicke è diventato un capro espiatorio, allo stesso momento, delle questioni riguardanti il copyright e di quelle riguardanti il sessismo. Davvero le cose non potrebbero andargli peggio. No, aspetta, potrebbero, e sta per succedere…

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Thicke ha all'attivo solo una super hit—e quella super hit sta per essere stracciata (in una delle cause più consistenti nei casi di copyright musicale)—quindi sta per perdere molti dei suoi guadagni, di qui a poco. I giornali specializzati dicono che Robin Thicke abbia nelle sue casse 15 milioni di dollari. Anche se gli rimane una modesta somma di 7,7 milioni (tolto i soldi che gli andranno via col divorzio), la Gaye Estate si sta per prendere il cinquanta percento della sua carriera. Oltretutto "Blurred Lines" sarà rimossa da ogni sua performance live, tutte le vendite digitali verranno annullate e anche le copie fisiche verranno ritirate. Se tutte queste richieste venissero attuate, non mi sembra plausibile che possa fare un altro tour o che una major possa volerlo con sé, mai più. Se la famiglia Gaye si prendesse tutto il patrimonio fisico, ma soprattutto morale di Robin andrebbe a loro. Se ci pensate, la famiglia Gaye, se volesse, potrebbe cancellare per sempre l'intero genere R&B. Quello che questa causa rappresenta per l'industria musicale è veramente spaventoso, e il caso Robin Thicke ne è l'esempio eminente.

La parte più divertente è che il responsabile per questa hit è, al novanta percento, il felicissimo e ricchissimo Pharrell Williams, secondo le parole di Thicke. Non sappiamo se questa dichiarazione sia un tentativo disperato di Thicke per attaccare un po' di merdone anche a Pharrell, il quale nel frattempo si è divincolato con molta grazia dalle accuse di plagio e da quelle di sessismo, forse perché ha un'evidente influenza un po' più consistente sul mondo della musica, o forse perché nel video le sue espressioni facciali non sono da porco come quelle di Robin, ma più da bambino che vede un sideboob per la prima volta. Pharrell era anche nel suo angolo di cielo mentre Robin lo buttava simpaticamente al culo di Miley Cyrus in quell'ingrata performance degli MTV Awards 2013.

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Dalla sua, Pharrell, dopo vari successi del 2013, l'anno successivo ha pubblicato "Happy", che ha venduto 12 milioni di copie in tutto il mondo e ha raggiunto "Blurred Lines" nelle vette delle canzoni più vendute di sempre. Nel frattempo il povero Robin Thicke, che ci fa sempre più tenerezza, ha pubblicato Paula, l'album dedicato alla (ora non più) moglie, che ha venduto meno degli esordi di una qualsiasi cover band degli Oasis.

Questo dato è abbastanza significativo di come funziona l'industria musicale. Noi ci fidiamo di Pharrell qualsiasi cosa faccia, perché è in giro da anni, perché ha una carriera affermata, perché la sua immagine è confezionata e tutelata meticolosamente, non è possibile che venga minacciata da accuse di alcun tipo. E nonostante sia abbastanza evidente, visto come suona, che la responsabilità per "Blurred Lines" sia quasi tutta sua, quello che va nella merda è lo stronzo, mentre Pharrell scrive un libro per bambini, compone colonne sonore per cartoni animati, e se la passa alla grande con i suoi miliardi. Non a caso è così felice, porca troia.

Forse se "Blurred Lines" fosse uscita in un altro momento non sarebbe stata così tanto criticata. Nel 2009, i video di Pitbull, che erano altrettanto squallidi quanto quelli di Thicke, erano ai vertici delle classifiche senza che nessuno dicesse nulla. La hit "Blame it" di Jamie Foxx che praticamente consigliava di far sbronzare a morte una tipa per poi farsela, se la passava liscissima. E invece il nostro stronzo nel 2013, anno in cui forse c'è un po' più di coscienza, si becca la merda in cambio di un breve lume di carriera.

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La prova è che, se riguardiamo il video di "Blurred Lines" ora, fa pena, ma non fa incazzare. Quello che è successo a Thicke dopo questa forzatura di carriera tramite stereotipi e canzoni di merda è abbastanza ironico, ma non dà molta soddisfazione, perché alla fine è solo un coglione. Cioè, dà la stessa soddisfazione che darebbe scoppiare tutti i palloncini con scritto "Robin Thicke ha il cazzo grosso", uno ad uno.

Sarebbe ancora più ironico se ora venisse fuori un filmato porno in cui si nota che il suo cazzo non è poi così grosso.

Non mettiamo in discussione che "Blurred Lines" sia LA Merda, ma ci sono tanti di quei pezzi di merda in giro che si meriterebbero un trattamento anche peggiore di questo, che alla fine ci fa quasi pena il povero Thicke. Perché fondamentalmente è uno sfigato. È uno che è stato preso da Pharrell, gli è stato dato in mano un singolone che ha fatto successo, gli è stato confezionato un video del cazzo e un conseguente personaggio del cazzo e ora sta subendo le conseguenze di tutto questo repentino successo.

È uno sfigato anche perché se fosse stato accusato da qualcun altro di plagio non gli sarebbe successo niente, invece è capitato nelle mani dei più stronzi di tutti, la famiglia Gaye, che non molla il colpo, ma per niente. Cioè, mentre Tom Petty l'ha presa benissimo, chiedendo una parte di royalties a Sam Smith e liquidando il caso sul suo sito dicendo "Sono cose che succedono," il video di Nona Gaye dopo il verdetto del caso Thicke, in cui è tutta vestita di nero, respira a fondo e dichiara che finalmente si sente libera dalle catene di Pharrell e Robin Thicke sta quasi dalla parte opposta del regno dello zen.

Insomma, Robin Thicke ha rubato nel piatto sbagliato e ha la faccia sbagliata in un mondo musicale che si scalda in maniera totalmente random rispetto alle accuse di plagio e che si scalda fin troppo per accuse di maschilismo esagerate e melodrammatiche. Il risultato di tutta questa sfiga è che Robin Thicke è a pezzi, davvero. E l'unica sua colpa è stato co-firmare una hit che, guarda caso, è diventata famosissima per le ragioni sbagliate.