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L'artista che ha creato la statua gigante di Lemmy Kilmister

Il leader dei Motörhead è stato omaggiato all'Hellfest con una statua di 15 metri. Era doveroso fare due chiacchiere col responsabile.

L'Hellfest è conosciuto in tutta Europa per le sue installazioni decisamente fuori misura, e l'edizione di quest'anno ne ha confermato la fama, ingigantendola ulteriormente grazie all'omaggio di dimensioni XXL a Lemmy Kilmister, il leader dei Motörhead deceduto lo scorso dicembre. Il festival ha deciso di rendergli grazie costruendo in suo onore un colosso di ben 15 metri d'altezza. Per la realizzazione di quest'opera imponente, Ben Barbaud, il fondatore del festival, ha fatto appello allo scultore Jimmix, già autore di parecchie installazioni presenti sul suolo del festival-inferno, tipo lo scorpione gigante e il portale di Kingdom Of Muscadet. Lo abbiamo rubato per una mezz'ora alle sue attività per chiedergli come si sia rapportato a una commissione così importante.

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Noisey: Come ti sei ritrovato a lavorare su questa statua?
Jimmix: Inizialmente il festival mi aveva contattato per una scultura che avrebbe dato un nuovo volto alla Warzone. Eravamo partiti con un progetto gigantesco, dal gusto vagamente cyberpunk, per inserirci bene nel mood della zona. Poi però, quando Lemmy è morto lo scorso 28 dicembre, è stato chiaro a tutti che fosse necessario cambiare rotta e pensare a come rendergli omaggio. Ho dovuto rivedere completamente i miei piani e a quel punto la deadline era molto più vicina. Abbiamo pensato di mantenere intatta la parte del progetto che riguardava un edificio molto alto fatto di teschi e zombie, ma alla sua vetta abbiamo aggiunto Lemmy. L'idea era quella di dare alla costruzione l'aspetto di un mausoleo, di conferire al tutto un tono quasi sacrale. Ci abbiamo lavorato in tutto circa cinque mesi.

Come l'avete costruita?
Il piedistallo è un'impalcatura cilindrica, costruita con un tubo lungo dodici metri. Attorno al tubo c'è un'ossatura in legno, oltre a una struttura in metallo che gli conferisce una forma a cono. Il tutto è ricoperto da uno strato in cemento e dipinta con pigmenti di colori naturali. Il basamento è tutto quanto costruito con pietre: ben quaranta metri cubi di pietra. Abbiamo utilizzato moltissimi blocchi di granito e parecchio cemento—venticinque tonnellate in tutto. Nella sua versione finale, la statua pesa circa settanta tonnellate. Sulla base ci sono dei fori e abbiamo utilizzato una macchina del fumo, di notte, per creare un effetto-magma, accentuato dal colore vulcanico della statua, che ha riflessi marroni/rossi. Volevamo che l'opera finale avesse un aspetto organico, caldo, vivo. I 400 teschi che stanno sulla base sono stati realizzati con calchi in silicone. C'è voluto il lavoro di una decina di persone per arrivare a un risultato del genere.

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Della vostra statua si è parlato parecchio sui media. Chiunque sia stato al festival ha una foto del Colosso di Lemmy, e Phil Campbell, il chitarrista dei Motörhead, si è fatto il viaggio apposta per poterla ammirare. Come hai vissuto tutto questo entusiasmo?
Per me è stato incredibile. Ogni volta che passavo c'erano almeno una decina di persone a fotografare la statua, tanto che hanno dovuto mettere una guardia davanti in modo che nessuno la rovinasse. Alcuni si sono inginocchiati davanti a Lemmy, altri hanno pianto. Tutto aveva un'aria vagamente… Da pellegrinaggio, ecco. E poi c'è stato quel momento assurdo con Phil Campbell. Di complimenti ne ricevo spesso, ma quelle lacrime… L'emozione che mi ha trasmesso è stata speciale. Anche io ho un lato spirituale cui tengo molto, sono un artista impegnato su parecchi fronti, tra cui quello ambientale, mi interesso di ecologia, creo con materiali nobili, ma l'aspetto più immateriale delle mie sculture è quello che mi smuove più profondamente. Ovviamente eravamo tutti sorpresi del fatto che la statua abbia girato il mondo, grazie ai media e alle numerose fotografie che circolavano. Questo potevo prevederlo, dato che in molti hanno insistito per vedere la statua già da due mesi prima del festival. In un modo o nell'altro, la star era sempre Lemmy! [Ride] Data la risonanza dell'opera, per forza di cose ho dovuto concedere qualche intervista, anche se non mi piace troppo farlo, di solito non cerco quest'esposizione. Mi sono sforzato di parlarne perché era giusto dare onore al merito della mia squadra, che per me sta sempre al primo posto.

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Mi sembra giusto quindi dedicare una parentesi al tuo team.
Sì, è importante, perché senza di loro non ci sarebbe stata questa statua. Oltre ai miei compatrioti del collettivo Centrale 7 (un gruppo di artisti che lavora presso le antiche miniere di ferro di Nyoiseau) e al grafico Anthony Trossais, devo ringraziare i modellatori di Bordeaux Maxime Vaslin e Alex Guilmart degli atelier Moby Dick. A loro si deve il calco in gesso di Lemmy. Maxime è più che altro uno scenografo, infatti si è occupato delle mani e del volto, mentre Alex è un tatuatore-disegnatore e guardava più alle proporzioni e alla forma generale. Altri responsabili dell'opera sono stati Nathalie Pitel e Fabrice Bureau dell’atelier La Dent Dure, che hanno realizzato la parte inferiore della base.

Che ne sarà di questa statua in futuro?
Be', rimarrà dove sta ora! L'abbiamo costruita in modo che duri a lungo, quindi ci aspettiamo che lo faccia. Mi rendo conto, però, che le statue vengono spesso vandalizzate, anche se spero che in questo caso vada diversamente. Quando il festival è finito abbiamo rimosso dalla cripta gli stivali e il cappello di Lemmy che la sua famiglia ci aveva gentilmente donato, giusto per assicurarci che nessuno se li portasse via, ma ci abbiamo lasciato tutto quello che i fan ci avevano messo: preservativi, sigarette, reggiseni… Ci abbiamo trovato persino una tessera sanitaria e una carta d'identità… [Ride]

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