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Musica

Kel Valhaal è il nuovo progetto di Hunter Hunt-Hendrix dei Liturgy

Hunter vuole spargere la sua idea non-religiosa e sciamanica di "fede" e ha creato una nuova identità elettronica. Lo abbiamo intervistato.

Photo courtesy of the artist

In un soleggiato pomeriggio di giugno, Hunter Hunt-Hendrix se ne sta in un caffé a pochi passi dalla sua casa di Brooklyn a contemplarel'influenza dei simboli cristiani sulla costruzione dell'immaginario intorno alla sua metal band concettuale Liturgy e al suo lavoro solista come Kel Valhaal. Circa un anno fa di chiarò che "in tempi confusi come questi" può essere duro prenndere minimamente sul serio la religione, così come tutte le altre narrazioni cche sostengono la società. Eppure ha deciso di chiamare la sua band come un atto di venerazione pubblica e negli ultimi anni ha scritto e parlato molte volte del potere "messianico" della musica, anche in senso politico. In altre parole, la sua visione della cosa è più complicata di quanto possa sembrare. Mentre beve le ultime gocce di un latte ghiacciato dal bicchiere di plastica che ha in mano, si ferma un attimo a guardarmi dritto negli occhi, e fa una vautazione sulla vita nel ventunesimo secolo: "è ovvio che siamo vicini all'apocalisse" dice sussurrando.

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Il polistrumentista è abituato a fare dichiarazioni pompose come se ti stesse rivelando un segreto o stesse cospirando qualcosa assieme a te. Ma è difficile non essere d'accordo con lui: tra l'avanzata inesorabile del capitalismo digitale, l'ascesa di cattivi da fumetto alla leadership delle potenze mondiali, e il fuoco della distruzione marchiato USA che piove su paesi stranieri, è facile sentirsi alla fine dei tempi. E se la religione organizzata è di poco conforto per Hunt-Hendrix, come ci si aspetterebbe da uno laureato in filosofia alla Columbia, è lui stesso a spiegare che si è costruito un meccanismo differente per sopportare la realtà.

Il suo lavoro sembr auna costante ricerca di un modo per trasformare l'arte in religione, così come fecero i suoi idoli—Richard Wagner e William Blake—nel diciannovesimo secolo. In questo senso Liturgy e Kel Valhaal sono parte di una vera e propria gesamtkunstwerk. Tra le tracce dell'album e i loro titoli, Hunter ha gettato i semi di una complessa mitologia e di una cosmologia che solo lui è in grado di decifrare per intero e comprende dei veri e propri personaggi come Reign Array e Kel Valhaal. A ogni sua nuova release è possibile aggiungere un ulteriore tassello all'immagine, e anche se non è completamente comprensibile, è espressa con intensità e contiene una tale forza suggestiva che finireta per volerci credere comunque.

Lo scorso anno, i Liturgy hanno fatto uscireThe Ark Work, il loro album più coraggioso di sempre, pieno di colpi di 808 e vocalizzi ritmici che provavano a costruire un ponte a partire da inaspettati elementi comuni tra black metal e hip-hop. "Vitriol," una delle migliori tracce dell'album, fa addirittura a meno di tutte le chitarre e bassi e le scambia con arrangiamenti elettronici e una voce ai limiti del rap. È una traccia unica in un disco pieno di traccie uniche, e Hunt-Hendrix ci ha svelato che originariamente doveva far parte proprio del progetto Kel Valhaal, ma qualcosa gli ha fatto venire voglia di mescolare ancora le carte e i suoi impulsi artistici apparentemente irriconciliabili.

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Un anno dopo, ecco il suo primo vero disco con quel monicker, dal titolo che pare uno scioglilingua: New Introductory Lectures On The System Of Transcendental Qabala. Il disco riprende molte delle idee accennate in "Vitriol", e il primo singolo"Tense Stage" ti trapana il cervello con delle bassline volteggianti e la cantilena frastornata di Hunter, tra prog anni Settanta, IDM e i Bone Thugs-n-Harmony tutti nella stessa traccia. Nonostante duri meno di trenta minuti, il vortice drammatico di influenze differenti e glitch sparati è comunque trascinante. È oscuro, intricato e complesso, un vero ritratto degli ultimi giorni. Nell'intervista che segue, HHH ci spiega la "fede" che lo ha accompagnato nel progetto, e perché vede la musica elettronica come una forza ad alto potenziale politico.

THUMP: Parlami del tuo rapporto con la musica elettronica. La maggior parte della gente ti conosce per la tua band metal, ma hai detto più volte che consideri la musica elettronica la cosa più politicamente entusiasmante al momento.
Hunter Hunt-Hendrix: C'è qualcosa di molto interessante che sta succedendo a livello politico nella musica elettronica. È qualcosa che non avevo mai visto succedere prima in vita mia. Il livelllo di originalità e la facilità di accesso ai mezzi di produzione che la tecnologia permette sta rendendo possibile creare della musica incredibile, strana e politicamente molto efficace.

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Ci sono scene e movimenti in cui ti pare stia accadendo in particolare?
Non saprei non mi piace pensarla in questi termini. Credo sia semmai un effetto positivo del crollo dell'industria. Inizialmente sembrava che internet avrebbe distrutto la possibilità di avere una scena, che si sarebbe imposto su tutto e non ci sarebbero più state scene. Ma alla fine sono nate molte scene de-localizzate.

Parli di roba come quelli di NON, o la gente che gira intorno a Rabit e Halcyon Veil? Sono molto dislocati geograficamente.
È un underground globale. La politica è roba strana: i movimenti falliscono quasi sempre, ma è incredibile che stia succedendo una cosa del genere.

È anche interessante considerare che è la musica più astratta che sia mai stata fatta.
In realtà c'è una gran continuità tra la musica sperimentale di oggi e le tematiche affrontate dai compositori d'avanguardia più accademici degli anni Cinquanta.

Ma come dici tu, è molto più accessibile.
Right: Sono cose che puoi fare anche se sei analfabeta, è una componente fondamentale. Puoi guardare uno schermo e avere un controller MIDI, e fare una traccia schiacciando pulsanti. Comporre con carta e penna è un lavoro che richiede molto più tempo, ti devi spaccare per metterti a farlo.

Parlami delle radici di questo progetto: ovviamente Kel Valhaal era il titolo di uno dei pezzi nell'ultimo album dei Liturgy album, ma ho sentito che usi questo nome dal 2010.
Inizialmente era un progetto rap, con un personaggio. Cinque anni fa ero molto appassionato di Joseph Beuys, e volevo interpretare una specie di artista sciamano, uno sciamano che rappa. Ho fatto un paio di live come Kel Velhaal, uno a un anno dall'altro, ma era una specie di side project, ho sempre voluto portarlo avanti ma mi ci è voluto del tempo. C'è ancora qualche elemento rap, connesso ad alcuni dei personaggi archetipali che ho creato, but I'm putting more into the music now. Un altro personaggio che fa parte della cosmologia di The Ark Work è Reign Array, e farò uscire musica anche con quel nome, prima o poi.

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Che differenza c'è tra i due personaggi?
Be', Kel Valhaal incarna la fede, o degli eventi sorprendenti che si manifestano in maniera spontanea. Reign Array incarna più l'ordine e la disciplina. La principale differenza è questa. Spesso cambio idea su che nome dare alle cose, e questo è il risultato.

L'idea di "fede" è interessante. L'hai usata in molti saggi che hai scritto, cosa vuol dire nel contesto della tua musica e dell'arte?
Fede nel senso di spinta energica verso qualcosa con le migliori intenzioni, nonostante si sappia che non si realizzerà. È il sentiero fondamentale per la libertà. Non sei libero se non ti comporti così. La realtà è molto potente, non c'è niente che sia in grado di domarla. Per me è importante fare un passo indietro e sentirlo a livello esistenziale, percepire il potere mostruoso della realtà. Capire quanto sia impossibile da costringere vuol dire sia contemplarla con meraviglia che chiederle qualcosa, sperare nel meglio. Penso che fare musica possa fomentare quest'attitudine.

Nel tuo caso in che modo?
È una ricerca della meraviglia. Amo la musica e mi piace farla in un modo che generi stupore e una certa quantità di disagio, è l'incanto della lotta, del divenire e della confusione, che sono il contrario della pace e dell'appagamento. Cerco sempre di ricreare in me quello stato mentale quando faccio musica.

Vuoi scuotere le persone.
Sì, e venirne scosso, è una pratica oltre che un'esperienza, un mondo che ti si apre davanti e richiede la tua partecipazione.

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In questo senso l'analogia con la religione calza molto bene. Fare musica richiede un impegno costante.
La versione religiosa della fede viene riposta in un elemento specifico, mentre queste è fede in sé e per sé. È un'esperienza simile, ma è fede nel vuoto della potenzialità che ti si spalanca davanti.

Continuare a esistere è un atto di fede?
Decisamente sì. Se smetti di muoverti il vuoto ti inghiotte. È un buon motivo per continuare a esistere, no?

E questa lotta si sente nel disco?
Mi interessa attraversare la soglia tra diverse epoche e diversi generi musicali, questo mi dà fede. Lavorando a una di queste composizioni, trovo sempre un punto che non mi pare riconoscibile e mi fa chiedere se piacerà mai a qualcuno. E quello è un atto di fede, è troppo facile fare la musica che sai già piacerà alla gente.

Specialemente in ambito elettonico. Sai che la cassà fa ballare
Esatto. Ho un sacco di materiale che probabilmente piacerebbe alla gente molto di più di quello che c'è nel disco, ma trovo più dignitoso trovare e mostrare devozione a quel punto a quell'angolo. Tutti i processi di composizione dovrebbero portare lì: accumulare elementi da stili diversi e poi evitare di rendere ogni pezzo accessibile a tutti. Io sono molto interessato a diversi tipi di metal progressivo e a tutto quello che viene dal mondo IDM, oltre che alla storia della musica classica, sono questi gli elementi che combino. Penso che i generi siano delle entità reali, ma mi piace farle scontrare icome in un acceleratore di particelle, o metterli in tensione uno verso l'altro.

Nella pratica cosa vuol dire?
Ad esempio, volere esplorare il rap metal, ma con la consapevolezza che si tratta di una cosa "di cattivo gusto" e impossibile da giustificare. Fare mosse del genere in modo da mettere in dubbio l'idea di identificazione.

Tornando alla fede e ai concetti di questo tipo, puoi dirmi come mai applichi così spesso una terminologia cristiana al tuo lavoro?
Il cristianesimo non è una sola cosa. Ci sono diversi tipi di persone che la rivendicano in modo diverso, applicandola a forme differenti di militanza sociale e a diversi stereotipi di vita. Credo che le esperienze descritte dai santi e dai mistici siano altrettanto reali quanto qualsiasi altra cosa. C'è una scheggia di quello che la gente chiama cristianesimo che nasce dallo stesso germe che genera la usica underground, la politica radicale e cose come la psicoanalisi, ed è un germe davvero importante.

Una volta hai scritto in un saggio che la musica ha il potenziale di generare una specie di seconda venuta sciamanica, che dio potrebbe tornare a salvarci dal crollo del nostro mondo. Lo intendevi in senso letterale? Questo album ci salverà?
Chi lo sa? Non so con precisione cosa intendessi, quei saggi per me sono poesie. Quello che l'arte può farti fare è vibrare a un livello di intensità tale che ti permette di ampliare il campo delle possibilità oltre quello che pensavi inizialmente. È più o meno tutto qui.