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Musica

Sébastien Tellier e i musicisti brasiliani

Un mix e un'intervista che raccontano come Tellier voglia cancellare la sua infanzia tormentata con i suoni solari e malinconici del Brasile.

Sébastien Tellier, il cui sesto album L’Aventura uscirà a luglio, ci ha parlato del suo amore per il Brasile e ci ha confezionato un mix a tema.

Hai descritto L’Aventura come un concept album, hai detto che avresti voluto "riscrivere" la tua infanzia. In che senso riscrivere?

Ho provato a immaginarmi come sarebbe stato crescere in Brasile, circondato da musica, balli e sole. La mia infanzia è stata abbastanza problematica, anche se è stata tutto sommato un'infanzia normale, ne ho una visione un po' oscura. Odiavo la scuola, odiavo l'autorità, odiavo il Judo. Ero impaziente di iniziare a fare qualcosa in prima persona. Così, un po' per dimenticarmi questa oscurità, ho rielaborato il mio passato, in modo da essere più positivo verso il futuro.

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Non c'è nulla della tua infanzia reale che vuoi tenere? Vorresti cancellare tutto?

Sì. Il passato è molto pesante, nel mio caso. Davvero ho intenzione di dimenticare, di cancellare gli errori. Così facendo darò più spazio al mio futuro, per me è molto importante fare così perché il mio cervello è abbastanza instabile. L'unico modo per farlo funzionare bene è farlo guardare sempre avanti.

Quindi non pensi che il passato ti abbia reso quello che sei oggi?

Certo, ma no penso mai "Oh Sébastien, sei un figo," penso invece di avere un sacco da lavorare su me stesso. Dopo l'infanzia, ho avuto un'adolescenza travagliata. Ero un freak incredibile. Mi ci è voluto un sacco di tempo per diventare adulto. Magari il mio passato ha contribuito a rendermi forte, ma non sono molto fiero di questa forza.

In che senso eri un freak?

Per esempio, nel weekend il mio obiettivo era bermi più bottiglie di vodka possibile durante i weekend, o prendermi un botto di LSD in mezzo al bosco. Troppe droghe, ecco un'altra cosa che mi vorrei scordare. Ho una canzone in L’Aventura che si chiama “Ricky L’Adolescent”, che racconta di me che incontro il me stesso adolescente, odio la persona che conosco e non voglio mai più rivederla.

E come mai hai scelto di ripartire dal Brasile?

La gente lì è più giocosa, solare, suonano, cantano, ballano e giocano a calcio. I brasiliani sono molto giocosi. Per me è molto importante quest'attitudine, perché in Europa l'obiettivo è cercare di far sempre i seri. In Brasile, invece, l'arma vincente è il divertimento. Mi piace questo modo di pensare, ecco perché ho scelto il Brasile, la gente in Brasile è sempre bambina.

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Questo è un obiettivo che ti poni?

Più che altro è un sogno. Un album di un musicista francese che si sogna il Brasile. Non cerco di indagare le problematiche sociali di quel Paese o di capirne di più in quel senso. Ho un approccio molto naïf, parlo di me stesso. Non mi piace essere realistico, infatti sono partito un po' dai margini, per questo progetto. Ho indagato prima sulla musica francese che tenta di fare la brasiliana, tipo “Paroles Paroles” di Dalida. Mi piace sognare di qualcosa così tanto lontano da me.

Sei mai stato in Brasile?

La prima volta è stato per Sexuality, e in quel frangente ho scoperto un sacco di musica meravigliosa. Anche solo in macchina tra l'aeroporto e l'hotel, la musica che passava nella radio del taxista era uno spettacolo. Per me è stato come guardarmi allo specchio, vedere un altro lato di me. La musica brasiliana è molto complicata, ha un sacco di armonie particolari, ma riesce ugualmente a veicolare emozioni semplicissime, questo è il suo bello. Io sono sempre stato molto complicato, ma ho tentato di utilizzare quest'energia per far divertire le persone, in questo senso anche il sentimento nostalgico brasiliano, che si trasforma sempre in qualcosa di colorato e allegro, è un esempio per me. Per questo la musica brasiliana mi è così affine.