Perché la Romania si tinse i capelli di biondo durante Francia ’98?
Foto: David Cannon/Allsport.

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Perché la Romania si tinse i capelli di biondo durante Francia ’98?

Dalla scommessa nello spogliatoio al tracollo sul campo, la storia che ha reso la Romania di Francia ’98 una delle squadre più memorabili.

Dicono che in Romania siano tutti bravi a giocare a calcio e a fare politica, ma l’attuale situazione calcistica e politica romena però sembra smentire questo detto. Negli ultimi 30 anni l’unico successo politico del paese è stato deporre un dittatore ed entrare a far parte dell’Unione Europea e della NATO, mentre dal punto di vista calcistico non va molto meglio.

Eppure c’è stato un breve momento storico in cui gli dèi del calcio sono stati più indulgenti con la Romania. Per tre Mondiali consecutivi—Italia ’90, USA ’94 e Francia ’98—la nazionale romena se l’è giocata con le migliori squadre del mondo, tanto che la stampa locale aveva iniziato a chiamarla "La Generazione d’Oro." Poco importa se la massima impresa di quegli anni sia stato un viaggio in California per farsi sconfiggere dalla Svezia ai rigori mancando la qualificazione in semifinale. Essere arrivati fin lì era già una grande soddisfazione.

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Il capitano di quella nazionale era Gheorghe Hagi, uno dei 15 giocatori nella storia ad avere giocato sia nel Barcellona che nel Real Madrid. Tra i più promettenti trequartisti dell'epoca—pur non eguagliando i suoi avversari più noti quali Zidane, Baggio o Ronaldo—Hagi aveva inaspettatamente reso la nazionale romena un piacere per gli occhi. Alcuni erano arrivati a definirlo "il Maradona dei Carpazi," ma i più entusiasti avventori dei bar in patria sostenevano che fosse addirittura più forte del campione argentino.

Gheorge Hagi nell'incontro tra Romania e Tunisia finito in pareggio. Foto di ERIC CABANIS/AFP/Getty Images.

Hagi a parte, il team rumeno dei gloriosi anni Novanta era composto da un esercito di giovani talenti che ancora oggi, a distanza di anni, sono più famosi degli attuali titolari della nazionale. E questo perché nessun’altra formazione è mai riuscita a far sognare il pubblico come allora—infatti Russia 2018 segnerà il 20esimo anniversario dell’ultima volta che la nazionale romena si è qualificata alla fase finale dei mondiali.

Dopo aver conquistato con onore l’accesso ai quarti, lo strepitoso team di Francia ’98 era stato eliminato dalla Croazia di Davor Suker. Nonostante la sconfitta, quell’edizione è rimasta nella storia della nazionale rumena grazie a un aneddoto curioso accaduto solo cinque giorni prima della partita decisiva. Dopo aver battuto Colombia e Inghilterra assicurandosi l’accesso alla fase successiva, tutti i giocatori della Romania decisero di tingersi i capelli di biondo—nessuno escluso.

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L’intento era ovviamente quello di rafforzare lo spirito di squadra ma, come rivelerà in seguito l’allenatore Anghel Iordănescu, in realtà tutto iniziò ad andare storto da quel momento. “Abbiamo fatto arrabbiare Dio,” aveva dichiarato Iordănescu alla stampa dopo la partita con la Tunisia e prima della sconfitta con la Croazia.

“A due giorni dal primo incontro con la Colombia, abbiamo chiesto a Iordănescu se era disposto a rasarsi a zero nel caso in cui la squadra si fosse qualificata dopo sole due partite,” mi ha raccontato Adrian Ilie, che faceva parte della squadra. “Quando lui ha risposto di sì, abbiamo deciso che se l’avesse fatto davvero, tutti noi ci saremmo tinti i capelli di biondo. Ma prima dovevamo battere Colombia e Inghilterra.”

La squadra festeggia il gol contro la Tunisia nell'ultimo incontro del girone di Francia '98. Foto di Alexander Hassenstein/Bongarts/Getty Images.

Pochi giorno dopo, proprio un goal di Ilie aveva sancito la vittoria contro la Colombia. “Dopo aver battuto l’Inghilterra, avevamo fatto tagliare i capelli all’allenatore,” aggiunge Ilie. “A quel punto, toccava a noi mantenere la promessa. Alla fine eravamo riusciti a convincere tutta la squadra. Così avevamo chiesto a un ragazzo in hotel di trovarci due parrucchieri che la sera prima della partita con la Tunisia avrebbero decolorato i capelli di tutti.”

L’operazione era top secret. “L’avevamo fatto dopo l’ultimo allenamento. Non ci aveva visto nessuno—al nostro rientro in hotel la gente ci aveva scambiato per un’altra squadra. Le nostre famiglie erano sconvolte.”

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In un’intervista rilasciata ormai otto anni fa, Gheorghe Craioveanu aveva raccontato che la tinta gli aveva bruciato letteralmente il cranio, lasciandolo calvo a chiazze. “Ci hanno massacrati,” aveva detto. “Era così doloroso che per tre giorni ho potuto dormire solo su un lato. Credo che sia successo qualcosa di molto strano dopo che il parrucchiere ci ha messo quella stagnola in testa.”

Il coach della Romania, Anghel Iordănescu che accettò di rasarsi a zero dopo il passaggio della fase a gironi. Foto di Alexander Hassenstein/Bongarts/Getty Images.

“Io sono stato fortunato perché avevo i capelli corti, quindi non era così male,” mi ha detto Ilie ridendo. “Ma i ragazzi che avevano i capelli più lunghi, tipo Lăcătuș o Ilie Dumitrescu, erano davvero bizzarri con quel colore giallo paglierino. Ho tenuto i capelli così per un po’ dopo la fine del Mondiale, fino a quando non mi sono ricresciuti del mio colore.”

Quella scelta era costata cara non solo ai giocatori, ma anche ai commentatori. “Era impossibile distinguere i giocatori in campo,” mi ha detto Emil Grădinescu, commentatore di Francia ’98 per la TV rumena. “Mi era arrivata voce che i giocatori volessero tingersi i capelli, ma non ci avevo creduto. Pensavo che qualcuno si sarebbe fatto delle ciocche colorate, nulla più. Puoi immaginare lo shock quando ho visto scendere in campo 11 teste bionde ossigenate. I commentatori stranieri mi chiedevano cosa stesse succedendo, ma non ne avevo idea.”

Come Iordănescu, anche Grădinescu è convinto che quella scelta abbia peggiorato le prestazioni della squadra, ma per ragioni meno spirituali. “In termini di motivazione è stata una cattiva idea, realizzata ancora peggio,” mi ha raccontato. “I giocatori si erano rilassati e si sentivano già in vacanza. Eravamo stati fortunati a chiudere in pareggio la partita con la Tunisia, avevamo giocato veramente male. E poi, con la Croazia ci siamo proprio umiliati."

A conti fatti, questa idea della tinta non era stata una grande trovata e Michel Platini in persona aveva scoraggiato pubblicamente chiunque avesse voluto seguire l’esempio della Romania di Francia ’98.

Morale della favola, nessuna nazionale romena si è mai più tinta i capelli. Ma nessuna nazionale romane ha più raggiunto i traguardi del Golden Team del '98. Nel frattempo, i tifosi hanno continuato a sostenere squadre mediocri e accettato con rassegnazione di avere nelle competizioni calcistiche un ruolo soltanto folkloristico—quello della squadra che si è tinta i capelli e così facendo si è bruciata ogni speranza di vincere la Coppa del Mondo.