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Come Ibrahimovic ha preso per il culo 94mila persone su Facebook

Zlatan Ibrahimovic ha tenuto quasi centomila persone incollate davanti a uno schermo per circa quaranta minuti parlando, semplicemente, di un unico argomento: il nulla. Questo è un tributo a tutti quelli che lo hanno accompagnato in questa trovata.

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Non so se fate parte dei 24 milioni di persone che, in un momento a caso della loro vita, hanno messo like alla pagina Facebook di Ibrahimovic. Ma se ne fate parte, avrete notato come nel corso dell'ultima settimana gli update sulla pagina e le sue dichiarazioni estemporanee abbiano indicato la data di oggi come un appuntamento importantissimo.

In quel "June 7th 5PM CET" avrebbe risposto alle domande dei fan a margine del lancio della "nuova linea di sportswear, my biggest project so far." E per chiunque "domande dei fan" significava essenzialmente una cosa: l'annuncio del suo futuro calcistico.

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Ad alimentare questo clima di attesa ci hanno pensato soprattutto i giornali, che bypassando ampiamente il suo biggest-project-so-far, hanno sparato a ripetizione titoli in cui accostavano la data alla "bomba" di Ibrahimovic, il momento in cui "ogni nebbia sul futuro dello svedese sarà diramata." Ma ad aiutare i casi disperati come il sottoscritto a passare del tempo a interrogarsi su Ibrahimovic e sulla sua Decision, ci si è messo anche lo stesso Ibra attraverso interviste come questa, in cui conferma di sapere dove sarebbe andato, di avere già deciso del suo futuro e così via.

"Bisogna avere pazienza," dice nel video a a chi gli fa domande. Aspettare. Cosa? Il 7 giugno alle 17, era la data che si manifestava a caratteri cubitali nella mente di chiunque stesse seguendo la vicenda.

Il LeBron del calcio avrebbe potuto scegliere tra mille destinazioni: Manchester United per riabbracciare Mourinho e sfidare Guardiola, Milan per far piangere una città intera, mezza di gioia e mezza di dolore, Roma per spostare gli equilibri, Real Madrid per far sì che la Champions finisse due volte nella stessa città e Leicester per togliere tutta quell'odiosa coltre di umiltà che hanno affibbiato a una delle città più fighe d'Inghliterra.

Avremmo solo dovuto aspettare il suo annuncio. E così, quando oggi la notifica mi ha segnalato che Zlatan Ibrahimovic aveva appena iniziato la propria diretta, ho cliccato, dimenticandomi di tutto ciò che mi accadeva intorno. E ora che è finita, posso dirlo: la conferenza di Zlatan è stata, per davvero, uno degli eventi più incredibili a cui io abbia mai assistito. Tutto ciò che avevo davanti alle 5.03 PM CET del 7 giugno non era altro che Zlatan, uno sgabello e una presentatrice. Fine. Niente colori di squadre sullo sfondo, nessuna divisa che non fosse quella della sua linea di abbigliamento a dare indizi sul suo futuro.

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La povertà dello scenario che si presentava davanti agli occhi degli spettatori veniva compensata dall'ego di Ibra, ma se ripenso adesso a come ho passato quaranta minuti della mia vita mi sembra incredibile come così pochi dettagli abbiano potuto catturare il mio sguardo. Ho letteralmente fissato uno sgabello situato in non so quale luogo di Parigi per quasi un'ora della mia vita, mentre un pubblico letteralmente costituito da attori se ne stava davanti a lui, pronto a intervistare Ibra con domande che spaziavano da: "Qual è il tuo materiale tessile preferito?" per arrivare a "Se tu dici di essere un re e una leggenda, è giusto che io chiami i re e le leggende Zlatan Ibrahimovic?"

E mentre il conteggio delle persone sintonizzatesi sul live saliva e superava le decine di migliaia, Ibra era lì che rispondeva a tono—probabilmente divertito a immaginarci dietro lo schermo a confrontarci gli uni con gli altri e a chiederci se quel "da piccolo guardavo la Serie A" fosse un indizio. Ogni domanda poteva essere quella decisiva, e così lo abbiamo seguito per innumerevoli minuti mentre era impegnato a esaltarsi a paragonarsi a Rick Owens o a dire che a Parigi da quando se n'è andato lui piove sempre perché il cielo lo piange, a prendere pause lunghissime tra "my future is…" e la più infame delle risposte: "A-Z.", il suo marchio.

Fino alla fine siamo rimasti fermi immobili a immaginare ogni domanda come quella in cui avrebbe finalmente dato LA risposta, sintonizzati in 94mila. Non la domanda sul perché abbia lasciato il PSG, sulla musica che ascolta e sul prezzo dei suoi vestiti. E nemmeno la domanda sul suo taglio di capelli, quella con cui ha concluso l'evento, quando dopo aver annunciato che non avrebbe cambiato taglio ha ringraziato tutti specificando che la festa "sarebbe proseguita" offline.

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Fine. Erano passati 38 minuti e 41 secondi, 38 minuti e 41 secondi di nulla assoluto dopo il quale abbiamo osservato ancora frastornati il muro bianco di fronte a noi, chiedendoci cosa avessimo visto e amando ancor più Ibra per averci preso in giro senza classe, ma per un mero tornaconto personale, nella versione più malata della Sindrome di Stoccolma. Nel frattempo, i giornali erano già usciti coi titoli sulla trovata, "il grande bluff su Facebook."

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Mezzora dopo il live, sulla pagina è uscito un video con la promo della A-Z. Mentre scrivo, i like al video sono già 12mila e le visualizzazioni della diretta hanno superato il milione. Quanto a noi 94mila del live, non ci resta che riguardare all'infinito questo video sperando che, alla centesima riproduzione, Ibra si giri verso di noi e ci dica, con tono rassicurante: "Manchester" (o qualsiasi altra meta) e che tutto torni a posto e tutti noi possiamo finalmente riprendere in mano le nostre vite.

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