FYI.

This story is over 5 years old.

Musica

Recensione: Nine Inch Nails - Bad Witch

Checché ne dica Trent Reznor, questo è un EP, non un album, ed è anche un mezzo passo falso.

Stanno tutti impazzendo per Bad Witch, il terzo EP in altrettanti anni promesso dai NIN, che però a un certo punto da EP è diventato album. “È un lavoro autonomo e a sé stante”, dice Trent; “gli EP finiscono in fondo all’elenco artista perché tanto non se li fila nessuno”, dice Spotify. Quale che sia la ragione, questa manciata di canzoni è sicuramente il più breve album mai rilasciato dal gruppo, ed è anche particolarmente densa.

Pubblicità

Il fatto è che, come sempre quando esce qualcosa di nuovo da casa Reznor, il mondo si divide: o è tutto una merda, o è l’album più geniale del biennio. Da buon rompicoglioni ormai irrimediabilmente invecchiato, dico che Bad Witch non è l’una né l’altra cosa. Sì, è un buon EP, ma no, non è abbastanza per far urlare al capolavoro e alla verve ritrovata e alla seconda giovinezza di un artista le cui cose migliori ormai viaggiano verso il quarto di secolo e che ha un curriculum talmente vasto che ormai bisogna approcciarlo con metodo scientifico; e no, non ho detto EP per caso, perché al di là delle ragioni commerciali, Bad Witch suona davvero come un EP, un lavoro limitato, di impatto minore.

Le prime due tracce sono 101% NIN novantiani, con grattate industriali, Trent che urla cose tra l’incazzato e il liberatorio (“Shit Mirror” può parlare della fine di una dipendenza così come dell’abbandono di una relazione dopo aver preso a bastonate la compagna, in ogni caso di grandi cambiamenti) e sottofondi drum’n’bass a scandire tutto con tempi sincopati e frastagliati. Pezzi piacevoli, ma nulla che non sia già stato fatto (meglio) nel ‘95. Nella parte centrale i due episodi più interessanti: Reznor si mette a suonare il sax, gli umori continuano ad essere cupi e inquietanti, ma stavolta sono molto meno prevedibili, e i pezzi si prendono più tempo per crescere e svilupparsi su direttrici inusuali, che va bene essere abituati alle deviazioni, ma le basi d’n’b col sax e un’impostazione vocale quasi cantautoriale da queste parti non sono proprio il marchio di fabbrica.

Pubblicità

Chiudono due canzoni ancora più lunghe, cui di canzone in realtà rimane poco, e qui è fortissimo il collegamento con la parte di carriera che Reznor ha speso a comporre per il cinema, e non è un caso che dal 2016 il suo compagno di scorribande Atticus Ross sia parte integrante dei Nine Inch Nails. Composizioni quasi esclusivamente strumentali, se non per qualche verso di nuovo molto crooning in “Over And Out”, su cui si stratificano percussioni, sintetizzatori, piogge di chitarre effettate.

Organico, a suo modo essenziale, Bad Witch è un buon compendio di ciò che i NIN hanno fatto prima, di ciò che Ross e Reznor hanno fatto dopo in separata sede, e, a metà via, suggerisce nuove strade per ciò che insieme, con una ragione sociale così importante, potrebbero ancora fare. Il senso di incompiutezza però è forte, e se tanto mi dà tanto si tratta di una cosa voluta, ragion per cui la definizione di “album” ha tutta l’aria di essere una paraculata. Per fare un reale punto della situazione, adesso di album ce ne vuole uno vero.

Bad Witch è uscito il 22 giugno per The Null Corporation.

Ascolta Bad Witch su Spotify:

TRACKLIST:
1. Shit Mirror
2. Ahead Of Ourselves
3. Play The Goddamned Part
4. God Break Down The Door
5. I'm Not From This World
6. Over And Out

Segui Noisey su Instagram e su Facebook.