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Tecnologia

Alcuni videogiochi mainstream hanno ancora difficoltà ad affrontare il razzismo

Il nuovo Far Cry 4, ambientato sulle montagne dell'Himalaya, ha sollevato una violenta controversia sul rapporto tra videogiochi e razzismo.
Immagine: Ubisoft

Ciao, mi chiamo Zack Kotzer. Sono un giovane maschio bianco, etero e con la barba.  Non essendo intraprendente, avventuroso, in forma, o belloccio in senso classico, sono sostanzialmente il target di riferimentodi ogni videogiocodi successo.

Quando scorro le copertine di giochi piene di maschi bianchi che impugnano armi tra gli scaffali di un negozio, faccio un po’ di difficoltà a identificarmi con la maggioranza dei gamer superstar classe AAA. Il livello di rappresentanza all’interno dei videogiochidi maggior successo e delle compagnie che li fanno lascia molto a desiderare; e si dà il caso che sia così da un po’.

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Quando, recentemente, le prime immagini di Far Cry 4 sono comparse online, molti gamer hanno notato la nuova ambientazione himalayana, alcuni solo delle armi con cui sparare e un favoloso cattivo straniero che cercherà di uccidervi. Altri ancora però, hanno visto delle immagini intrise di colonialismo: un boss dalla pelle bianca che accarezza la testa di un indigeno sottomesso e che usa una statua buddista a pezzi come trono. In altre parole, immagini culturali sensibili di un gruppo emarginato agghindate per provocare un qualche shock. Alcuni gamer hanno usato Twitter per esprimere le loro preoccupazioni riguardo alle sfumature razziste del gioco.

“In una settimana ho ricevuto più di un migliaio di citazioni,” ha detto Veerender Jubbal, uno scrittore canadese che ha twittato immediatamente le sue preoccupazioni e ha ritwittato tutte le controversie attorno a Far Cry. “Ho subito sarcasmo e insulti razzisti. Ho ricevuto minacce di morte. Parlano di me su NeoGaf. C’era un post su un blog che parlava di come avrei dovuto essere preso a pugni in faccia. Ci sono persone che mi dicono di comportarmi da uomo, altre che sono eccessivamente sensibile e che mi sto preoccupando di una questione inesistente. Ho scritto solo due tweet e ho ricevuto risposte per dieci giorni.”

Jubbal ha puntato il dito contro il gioco per il suo discutibile modo di ritrarre un’identità culturale e ha conseguentemente attirato su di sé un sacco di attenzioni. “È culturalmente insensibile verso le religioni orientali,” mi ha detto. “Ripensando a Far Cry 3, c’erano già abbastanza accuse di razzismo per via della feticizzazione delle persone di colore, che venivano usate come oggetti e meri meccanismi funzionali alla trama, con un uomo bianco che prova a “salvarle” perché deve intervenire.”

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Un’inquadratura ingrandita della copertina anticipata di Far Cry 4. Immagine: Ubisoft/Lazygamer.net

Ed è vero. Far Cry 3, elogiato per le sue caratteristiche tecniche, ha fallito nel ritrarre i non-bianchi come strani individui tropicali. Il tratto distintivo della serie Far Cry sono i luoghi esotici, ma il terzo capitolo ha aggiunto personaggi che vogliono far colpo, uno stravagante capo dei pirati chiamato Vaas, e delle tribù talmente esotiche dafar arrossire i fumetti della serie Tales from the Crypt. A giudicare dalle ultimeimmagini, non c'è niente che faccia pensare che Far Cry 4ridimensioneràquesti aspetti. Tuttavia, ciò non ha fermato i detrattori di Veerender o la stampa videoludica generale dal sollevare questioni.

SuThe EscapistJim Sterlingha sostenuto che la mancanza di contesto che avrebbe dovuto fornire Ubisoft èauto-condannante, mentre Colin Moriarty di IGN ha preso le difese del gioco, dicendo che il tizio che sembra malvagio è chiaramente il cattivo (come se le persone non lo avesserointuito), e che i giochi dovrebbero avere la libertà di mostrare qualunque atrocità essi vogliano. La mancanza di contesto non è mai stato il problema. Far Cry, e tutti i giochi di classe AAA, hanno una storia di trasformazione continua dei giocatori in cercatori d'avventureche fanno sogni bagnati coloniali.

Forse per via degli ego intaccati, o per protezione di una nicchia preziosa, pochi scrittori di giochisi trovano a loro agio nell’ammettere che i titoliblockbuster hanno ancora una volta dimostrato di non essere in grado di gestire il problema di come viene rappresentato il razzismo. I giochi sono un'arte, sicuramente, manon tutti i giochi possiedono una sensibilità critica, specialmente quelli con un budget simile ai film di Transformers.Molti di questi giochi, per giustificare i loro investimento, si concentrano sul divertimento in stile pew pew e bang bang lasciando da parte il pensiero critico.

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Per esempio, Resident Evil 5 ha sollevato un sacco di polemichequando ha rivelato che la sua epidemia-epica sarebbe stata ambientata in Africa, polemiche che si è cercato di ridurreattraverso un secondo personaggio giocabile, Sheva, in modo che il gioco non diventasse solo la visita fugace di un uomo bianco che spara in faccia agli abitanti dei villaggi. Tutto ciò non ha fatto molto bene al gioco quando è uscito, e intorno al terzo livello si era sommersi da gonnellini di paglia, tiri di lancia e maschere tribali.

Il più delle volte, quando i giochi si rivolgono al razzismostesso,  sostituiscono le persone di colore con elfi, lucertole e uomini-gatto, come in Skyrim. “Preferiscono i draghi alle persone di colore,” ha detto Veerender. Altre volte si subisceuna nuova emicrania quando i giochi decidonoesplicitamente di affrontare il razzismo, solo per poi smettere di interessarsene a metà. Il che significa che è il momento di parlare di quanto Bioshock Infiniteabbia arrancato.

Fin dall’inizio, Bioshock Infinite aveva reso chiaroche la supremazia bianca e la sua presenza in Americasarebbero stati I temi fondamentali. Il gioco inizia con un riferimento alle razze, al classismo, e alla segregazione, rinforzando formalmente questi temi in tutto l’ambiente, e la cosa non finisce qui. Intorno al secondo atto, l’intera discussione viene fatta cadere, inconclusa, e rimpiazzata da una storia incentrata su battesimo e pseudo-scienza. I personaggi oppressi diventano,in maniera irritante,i nemici a cui sparare, presumibilmente per questioni di varietà, anche se possiedono le stesse identiche abilità dei nemici precedenti.

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“Ero mortificata e provavo vergogna per loro, ma più che altro ero arrabbiata,” ha scritto Soha El-Sabaawi, una nota produttrice di videogiochidi Toronto. “Non riuscivo a credere a quanto malamente fossero stati usati l'oppressione e il razzismo solo per far proseguire le storie di un uomo bianco e di una donna… Mi sono trovata a chiedermi: ‘Il team di sceneggiatori ha almeno considerato quanto questo sia offensivo verso le persone di colore?’ E ho deciso che l’unica soluzione per rappresentare adeguatamente storie di colore è farle scrivere da persone di colore.”

La conclusione non è che non esistono videogiochi che possano rivolgersi alrazzismo nella società. Giochiminori prodotti da team minori epiù attenti hanno fatto di questo messaggio la loro priorità. Questo non significa che le persone che fanno i videogiochialla Capcom, Ubisoft o Irrational sianotutte malvagie, ma mostra quanto possa essere ignorante l’industria.

Complessivamente, la diversità delle persone che producono videogiochinon riflette la diversità delle persone che ci gioca. Finché persisterà questa situazione ci saranno molte case di produzione che prenderanno decisioni creative sbagliate senza rendersene conto. L’ostilità dei gamer contro chi identifica un problema, comunque, è assurda.

“Se (i videogiochi) voglionoaffrontare qualcosa come il razzismo,” ha detto Veerender, “hanno bisogno di avere più persone di colore nel team. Hanno bisogno di coinvolgere scrittori di colore, i bianchi non patiscono il razzismo. È vantaggioso avere degli scrittori di colore nel proprio team per poterne parlare.”

Sarebbe bello essere smentiti. Laserie The Walking Deadsviluppata da Telltale è stata elogiata per l'aver ritratto un ampio rangedi personaggi senza ridurli a nessuno stereotipo. Ma vediamo costantemente eroi che mi assomigliano: giovani maschi bianchi. Li vediamo salvare altri, un messaggio coloniale  interiorizzante rivolto alle persone di colore che non diventano le star o—ancora peggio in giochi sulla diffamazione del razzismo—che non diventano nemmeno i salvatori di se stessi.