FYI.

This story is over 5 years old.

Tecnologia

La realtà virtuale ha reso gli avatar più importanti che mai

La VR ci immerge in degli universi alternativi. Ma in quale modo gli avatar che popolano questi mondi possono influire sulle nostre esperienze e sui nostri comportamenti?
Immagine: AltspaceVR

La realtà virtuale ha dimostrato di essere una tecnologia versatile. Oltre alla sua applicazione più ovvia e nota, quella dei videogame, è stata utilizzata anche nel settore immobiliare, per aiutare le persone che devono superare un lutto, per godersi delle vacanze virtuali e be' anche per il porno.

Il punto centrale della VR, ovviamente, è quello di immergersi in un universo alternativo dettagliato che può contenere tanto elementi comuni come un ufficio virtuale quanto lontani dalla nostra realtà, come un videogame ambientato nello spazio. Ma cosa possiamo dire al riguardo dei personaggi che popolano questi mondi e del modo in cui raffigurano voi stessi? Una serie di studi ha cercato di comprendere esattamente l'impatto di questi avatar, tanto sulla nostra esperienza psicologica con la VR, quanto sul nostro cervello.

Pubblicità

Le nostre capacità di riconoscimento facciale sono impressionanti. Le tecniche con cui processiamo i volti differiscono da quelle con cui trattiamo altri oggetti, questo dato di fatto è stato dimostrato da numerosi studi di brani imaging condotti con elettroencefalografie, magnetoencefalografie e risonanze magnetiche funzionali. Si tratta di un processo rapidissimo: il processo di riconoscimento dei volti si svolge nella corteccia visiva circa 200 millesimi di secondo dopo averli visti.

"Dobbiamo tenere conto del fatto che l'aspetto esteriore di un avatar può alterare effettivamente i nostri meccanismi cerebrali e influenzare il comportamento umano."

E anche nella VR, sperimentiamo un processo simile. L'unica differenza è quanto accade quando manovriamo un avatar esattamente uguale a noi: grazia a una EEG, è stato possibile determinare che avviene una modulazione di tensione diversa rispetto a quando guidiamo un avatar dal aspetto arbitrario.

In altre parole, gli avatar che ci assomigliano vengono interiorizzati e identificati in modo diverso—tutto ciò potrebbe avere un enorme impatto sulla progettazione della VR e sul modo in cui rispondiamo ad essa.

L'autore di uno studio del 2016 mi ha spiegato che la ricerca in questo settore potrebbe avere "molte implicazioni" per il futuro della realtà virtuale.

"Le grandi aziende stanno investendo in questa tecnologia—Facebook, Google, HTC, Amazon", ha raccontato Mar Gonzalez Franco che conduce ricerche sugli avatar per Microsoft. "Ma ora che questa tecnologia sta raggiungendo il mercato, dobbiamo pensare al fatto che l'aspetto esteriore di un avatar può effettivamente modificare i meccanismi cerebrali che coinvolge e, in ultima analisi, influenzare il comportamento umano."

Pubblicità

Immagine: AltspaceVR

Le implicazioni di questo fatto sono molteplici. Ad esempio, in uno studio, in cui i partecipanti dovevano auto-somministrarsi una terapia psicologica, questi ottenevano risultati di gran lunga più soddisfacenti quando il loro avatar assomigliava a Sigmund Freud.

"I partecipanti incarnavano un avatar virtuale realizzato tramite una scansione in 3D del loro corpi," mi ha spiegato Mel Slater, professore di ambienti virtuali presso l'Università di Barcellona. "Dopodiché raccontavano un problema personale ad un personaggio virtuale che rappresentava Sigmund Freud."

"In seguito, vestivano i panni di Freud, mentre vedevano e ascoltavano il proprio corpo virtuale spiegargli il problema, fornivano al proprio duplicato una risposta trovandosi nelle vesti dello psicologo. Dopodiché tornavano nel proprio corpo e ascoltavano le proprie risposte fornite da Freud e così via. Il loro colloquio con se stessi si svolgeva in questo modo."

Sotto le condizioni controllate dello studio, i partecipanti venivano incorporati in un'altra copia di se stessi, piuttosto che interpretare Freud.

"Abbiamo scoperto che le persone raggiungevano degli stati emotivi migliori quando agivano come Freud nella veste di proprio auto-consigliere, piuttosto che quando utilizzavano una copia di se stessi."

Il modo in cui percepiamo una determinata persona ha un impatto anche nella realtà virtuale—ha raccontato Gonzalez Franco, secondo cui "la terapia potrebbe essere più efficace nel caso di Freud rispetto ad un altro avatar" a causa delle nostre idee preconcette su chi era Freud e cosa rappresenta come figura culturale.

Pubblicità

"Con l'avanzare della tecnologia, abbiamo sviluppato i nostri avatar perché abbiano una comunicazione non verbale più profonda."

Allo stesso modo, uno studio del 2014 ha rilevato che aveva timore di parlare in pubblico riusciva ad attenuarla con un corpo virtuale che non presentava le proprie stesse sembianze.

Questa tecnologia potrebbe contribuire a migliorare non solamente la terapia—ma costituire anche una spinta per delle esperienze di intrattenimento VR più tradizionali.

"Fino ad ora, l'industria dell'intrattenimento ha fornito delle esperienze per lo più standardizzate," ha dichiarato Gonzalez Franco. "Una sorta di paradigma alla un-unico-tipo-di-film-per-spettatori-di-ogni-tipo. Ma in futuro, l'esperienza potrà essere personalizzata ad alto livello, non solo introducendo delle ramificazioni nelle trame ma anche modificando l'aspetto dei personaggi."

L'utilizzo di avatar personalizzati potrebbe modificare il modo in cui le persone rispondono emotivamente ai film, ha continuato l'esperto. E potrebbe anche "democratizzare" l'intrattenimento—Gonzalez ha detto che un maggiore grado di personalizzazione potrebbe "contribuire a raggiungere le popolazioni attualmente sottorappresentate." Ad esempio, le minoranze etniche o i portatori di handicap, potrebbero godere dei film dal punto di vista di un avatar maggiormente rappresentativo.

Le aziende impegnate nella VR sono sempre più consapevoli dell'impatto degli avatar sull'esperienzea. Eric Romo, CEO di AltspaceVR, mi ha raccontato che la sua società "progetta i gli avatar per fornire la comunicazione più naturale possibile."

Pubblicità

E l'aspetto di un avatar è "solo una parte del puzzle," dice Romo.

"Gran parte della nostra comunicazione non è verbale. Ad esempio, il contatto visivo, la gestualità e il linguaggio del corpo ci aiutano a connetterci, ad esprimere noi stessi e ad aggiungere significati alla nostra comunicazione. Con l'avanzare della tecnologia, facciamo in modo che i nostri avatar forniscano una comunicazione non verbale maggiormente profonda. Ci sforziamo di fornire l'essenza di interazione, riducendo al minimo i comportamenti scorretti o male interpretabili. "

Immagine: AltspaceVR

La filosofia progettuale di Altspace, racconta Romo, è "non mostrare ciò che non si conosce", una teoria elaborata sulla base del lavoro del Virtual Lab Human Interaction di Stanford. In pratica, i loro avatar VR mostrano solamente i comportamenti che "siamo in grado di misurare direttamente".

"Per esempio, non abbiamo un modo diretto per misurare le espressioni, quindi non cerchiamo di dedurre un sorriso o uno sguardo corrucciato basandoci su altri comportamenti", dice Romo. "Mostriamo le braccia se l'utente ha il Leap Motion o Microsoft Kinect, ma non mostrano le braccia senza un modo per misurare la posizione delle braccia e il loro movimento, come, ad esempio, con un sistema di rilevazione dei movimenti Perception Neuron".

Anche Slater e Gonzalez raccomandano che i progettisti prendano in considerazione l'impatto degli avatar prima di progettare delle esperienze in VR.

"Nello stesso modo in cui un film può avere effetti molto potenti e di lunga durata sul modo di pensare e di agire, lo stesso vale per la realtà virtuale", ha detto Gonzalez. "Inoltre, l'intensità dell'esperienza è maggiore."

Per quanto riguarda il futuro, i ricercatori e le aziende di tecnologia stanno cercando di sviluppare le capacità della VR per migliorare l'esperienza. AltspaceVR sta sviluppando una tecnologia in grado di "percepire i movimenti del corpo, effettuare l'Eye tracking e analizzare le espressioni del viso." Slater sottolinea come le interfacce apriche diventeranno sempre più importanti per fornire un'esperienza più coesa e coinvolgente.

"Una maggiore sensibilità e una maggiore quantità di dati rilevati renderanno la progettazione degli avatar e la loro comunicazione più naturale," ha spiegato Romo.

"Tanto più aumenteranno i modi per monitorare i comportamenti legati alla comunicazione, tanto meglio i nostri avatar potranno diventare un mezzo di espressione naturale e di maggiore connessione umana nella VR."