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Il 'Futurismo del Golfo' continua a fare vittime

Qualche settimana fa è cominciata la costruzione del nuovo edificio più alto del mondo. Nel frattempo in Arabia Saudita, e negli altri stati del Golfo, i lavoratori stranieri continuano a morire per le fantasie dei principi del petrolio.

Una ricostruzione digitale della Kingdom Tower di Gedda (Screen grab via)

Qualche settimana fa è cominciata la costruzione del nuovo edificio più alto del mondo. Con questa punta di un chilometro pronta a sorgere in una zona di edifici relativamente bassi di Gedda, l'Arabia Saudita supererà di quasi quattro volte l'altezza dello Shard London Bridge e di 500 metri l'attuale edificio più alto del mondo, il Burj Khalifa a Dubai.

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La Kingdom Tower—un nome estremamente vago, ma quantomeno giustificabile dall'enormità dell'edificio—è una dichiarazione di orgoglio nazionale, un'opportunità con cui l'Arabia Saudita e il suo principe Al-Waleed bin Talal (tra gli uomini più ricchi nel Medio Oriente, e ideatore del progetto) vorrebbe affermare la sua presenza a livello mondiale. È anche l'apice della lunga serie di edifici di ispirazione fantascientifica e del rapido sistema di trasporti che ha caratterizzato l'architettura del Golfo degli ultimi vent'anni.

Non deve stupire il fatto che diverse città dell'area sembrino ispirate a una visione leggermente meno distopica di Blade Runner; nel 2005, il "futurista visuale” del film, Syd Mead, ha visitato la regione e incontrato lo sceicco del Bahrain Abdullah Hamad Khalifa per discutere della realizzazione di vari progetti. Nonostante tutte le funzioni patriottiche, la Kingdom Tower è di per sé una creazione americana. Disegnata dallo Smith Gill di Chicago, si rifà a un progetto rimasto su carta di Frank Lloyd Wright: un grattacielo alto un miglio chiamato Illinois. Sfortunatamente, gli urbanisti del posto ritenevano la costruzione originale un po' troppo alta per il terreno instabile sulla costa del Mar Rosso.

Ma la Kingdom Tower verrà costruita su terreno instabile anche per altre ragioni. Secondo Sophia Al-Maria—critica sociale, artista e scrittrice di origini saudite—il progetto è un'ulteriore prova di come nella partita per la modernizzazione tra gli stati del Golfo si tendano a sottovalutare le necessità umane primarie.

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Al-Maria ha coniato il termine “futurismo del Golfo”, finora utilizzato per intendere una generazione che, costretta agli spazi chiusi, ha sviluppato una visione del futuro ispirata quasi esclusivamente ai videogiochi e ai film hollywoodiani. Per Al-Maria, però, originariamente l'espressione si riferiva alla maniera in cui la vita viene costretta a soddisfare l'imponente crescita della cultura del lusso e dei consumi nella regione.

“La mia è una famiglia di beduini,” mi ha detto quando ci siamo incontrate il mese scorso. “C'è una discrepanza enorme tra l'idea che si fa la gente vedendo queste città ultra moderne e la realtà. Sì, il Qatar e l'Arabia sono due dei paesi più ricchi al mondo, ma la ricchezza non è distribuita tra la popolazione.”

Una ricostruzione digitale della Kingdom Tower (Immagine via)

La situazione diritti umani in Arabia Saudita è notoriamente critica. Da novembre dello scorso anno, 250.000 lavoratori stranieri sarebbero stati arrestati e deportati per violazione delle norme sul lavoro e sulla residenza, nonostante “queste leggi restrittive siano parte di un sistema di lavoro che porta al dilagare di abusi dei diritti umani.” A febbraio, Human Rights Watch ha scritto una lettera a Obama sollecitandolo ad affrontare la questione con il re Abdullah durante la sua visita di marzo. Suppongo che abbia ignorato quella lettera, perché nessuno sembra avere notizie.

In una serie di interviste condotte da National Geoghraphic con i lavoratori detenuti e successivamente esplulsi, si è scoperto che questi—per la maggior parte indiani, pachistani, bengalesi e nepalesi—erano anche stati privati di acqua e cibo. Nonostante tutto il trambusto, però, è inevitabile che gli immigrati verranno assunti anche per la costruzione della Kingdom Tower.

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“Tutti i maggiori progetti di costruzione in Arabia Saudita si servono di lavoratori immigrati,” ha spiegato Adam Coogle, un esperto della regione presso Human Rights Watch. “Non sarei sorpreso se, nel caso della Kingdom Tower, si servissero esclusivamente di manodopera straniera.”

Dopo aver cercato di contattare la Kingdom Holdings—la compagnia del principe Al-Waleed bin Talal—e lasciato tre messaggi vocali e due email, mi è ancora poco chiaro come vengano tutelate le persone che lavorano alla Kingdom Tower. Mi hanno risposto una volta, e chi parlava mi ha informato che la mia domanda sarebbe stata inoltrata al principe in persona. Questo accadeva due settimane fa; sono ancora in attesa di una risposta.

Il Burj Khalifa (Foto via)

Se gli standard di Dubai—in particolare il trattamento riservato ai lavoratori durante la costruzione del Burj Khalifa—possono essere presi ad esempio, il futuro appare particolarmente cupo. Nel 2004, migliaia di lavoratori hanno protestato davanti al Ministero del Lavoro contro le condizioni nelle quali erano costretti a vivere e lavorare, con il solo risultato di essere allontanati dalla polizia e minacciati con deportazioni di massa.

Sono seguite proteste sporadiche, culminate nel 2005 nella più grande manifestazione per il lavoro della storia degli Emirati Arabi Uniti, seguita da un'altra nel 2006 che ha visto insorgere 2500 lavoratori nel cantiere del Burj Khalifa. Almeno quattro persone sono morte durante la costruzione, e un altro si è suicidato dieci mesi dopo, gettandosi dal 147esimo piano del palazzo dopo che il capo gli aveva rifiutato le ferie. Secondo i dati emersi i lavoratori venivano pagati neanche tre dollari a giornata, per 12 ore al giorno, sei giorni a settimana.

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A ciò si aggiunge l'impressionante quantità di decessi avvenuti dalla partenza dei lavori per la Coppa del Mondo in Qatar; secondo il Guardian sarebbero più di 400 i lavoratori nepalesi morti (anche se l'organizzazione a cui attribuiscono la ricerca afferma di non aver mai raccolto quei dati), e alcuni sostengono che il numero potrebbe alzarsi a 4000 prima dell'inizio delle partite (il direttore media e marketing della commissione organizzatrice in Qatar nega le morti, e un alto funzionario Fifa ha promesso che la sua organizzazione effettuerà delle visite in loco per assicurarsi che i diritti dei lavoratori siano garantiti).

La Grande Moschea alla Mecca, circondata dai lavori di costruzione (Foto via)

Nel frattempo, per tornare all'Arabia Saudita, la Mecca viene sistematicamente distrutta; le case della moglie e del nipote del profeta Muhammad sono già sparite. Secondo Irfan al-Alawi, direttore dell'Islamic Heritage Research Foundation, il patrimonio culturale viene distrutto per fare spazio ad “altri hotel a sette stelle”. Cosa che quadra perfettamente col fatto che la Kingdom Tower—un baluardo dell'industria saudita dei beni di lusso e dei servizi—venga vista dai membri del consiglio come “un nuovo simbolo dell'importanza storica di Gedda come porta” per la Mecca.

In un momento in cui l'architettura cerca di adattarsi alle inevitabili conseguenze del surriscaldamento globale, la gara a costruzioni sempre più alte appare obsoleta. “Il 90 percento dei video aziendali che incoraggiano a investire nel Golfo ti porta in viaggio dal passato al futuro,” mi dice Al-Maria. “C'è anche un programma per bambini in cui i personaggi salgono sulle rotaie nel presente per passare attraverso un laboratorio e teletrasportarsi nel 2030. Sbucano dall'altra parte e ci sono edifici ancora più grossi e treni che volano.”

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“Non c'è spazio per la realtà e i bisogni primari delle persone. Per esempio, l'amore tra giovani nel Golfo è mediato dalla tecnologia; tutto avviene per via telefonica. E poi c'è l'artificialità del paesaggio—ogni albero dev'essere piantato, niente accade più per caso. Quando vai nel deserto invece piove, e di notte è tutto verde e pieno di fiori gialli e viola. Il senso di distopia crescente deriva dall'essere tanto disconnessi dalla terra.”

Il video promozionale per la Kingdom Tower.

Niente potrebbe essere più distante dalla terra della terrazza panoramica della Kingdom Tower, gli appartamenti lussuosi e il Four Season che comporranno gran parte dell'edificio. Nel video ammiriamo la vista da una malconcia barca di pescatori, insignificante ai piedi dell'enorme Torre. Ma qual è il costo di questa crescita?

Mentre si costruiscono edifici fantascientifici a spese dei lavoratori, mentre gli immigrati senza diritti vengono sfruttati per servire la ricchezza e mentre la sua stessa gente è costretta alla povertà, l'Arabia Saudita e il sogno di progresso del Golfo rimangono un'illusione. Un sogno costruito sulla sabbia.

Segui Nathalie su Twitter: @NROlah