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Droga

Tutte le fasi che attraversi quando vai in overdose

Non sarà piacevole.
Tutte le illustrazioni di Rena Medow.

Nonostante l'allarme per l'aumento nel consumo di oppiacei, pochi sanno cosa succede davvero al tuo corpo quando vai in overdose.

Se non è possibile isolare un singolo fattore responsabile del passaggio dalla botta all'overdose, di sicuro esistono alcuni fattori di (maggiore) rischio: il ritorno al consumo di sostanze dopo la disintossicazione, mescolare oppiacei e altri sedativi (come l'alcol o le benzodiazepine), e, in alcuni casi, la quantità (o la concentrazione della sostanza, come nel caso del fentanyl e del carfentanil).

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Una persona in overdose raramente si accorge di quello che gli sta succedendo, ma per chi le sta intorno esistono dei sintomi riconoscibili: letargia, mani fredde, pensiero irrazionale, nausea e/o vomito, e soprattutto respiro rallentato (meno di dieci respiri al minuto).

Prima fase: la droga entra in circolo

Quando prendi un oppioide, che sia un farmaco o una droga, questo viaggia fino alle sinapsi, al cuore e ai polmoni, dove il sangue si riempie di ossigeno prima di tornare al cuore.

Al battito successivo, il sangue ora pieno di molecole di oppioide viene sospinto nel resto del corpo, dove incontra il sistema dei recettori per gli oppioidi.

Seconda fase: quando la droga arriva al cervello, ti senti felice

Una volta che le molecole di oppioidi sono arrivate nel cervello, entrano in una sezione al centro del circuito del piacere che si chiama nucleus accumbens, luogo in cui viene prodotta la dopamina, l'ormone della felicità. Qui, la droga si lega ai neuroni GABAergici.

Immagina i GABA come una diga: questi neurotrasmettitori fanno in modo che la dopamina non fuoriesca tutta insieme, cosa che causerebbe agitazione e paranoia. Le molecole di oppioidi fanno aprire la diga, e la dopamina entra in circolo portando con sé un'ondata di serenità e gioia, ben al di là di quella che i neurotrasmettitori GABA ci permetterebbero di provare normalmente.

Ma presto la botta passa, e ancora prima che finisca del tutto potresti cominciare a sentirti assonnato, ciondolante e confuso, in uno stato a metà tra il sonno e la veglia.

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Terza fase: il respiro rallenta

Gli oppioidi agiscono sia sul sistema che controlla il sonno sia su quello che controlla la respirazione. Alla base del cervello, il centro di controllo della respirazione ti fa respirare a seconda del livello di anidride carbonica e ossigeno nel sangue. Durante un'overdose, la respirazione rallentata che dipende dal consumo di oppioidi si fa ancora più pericolosamente lenta, fino a fermarsi.

Quarta fase: rallenta anche il cuore

Il cuore rallenta perché gli oppioidi sopprimono i segnali neuronali. I livelli di ossigeno decrescono al punto che il cuore perde il ritmo, non batte più come dovrebbe. A questo punto, alcuni hanno un attacco cardiaco.

Quinta fase: gli organi smettono di funzionare

Con una quantità massiccia di oppioidi nel cervello, il corpo smette di ricevere il segnale corretto della respirazione. I polmoni e il cuore quasi non funzionano più.

Se il cuore e i polmoni quasi non funzionano più, il cervello comincia a soffrire i primi danni dovuti all'assenza di ossigeno. Il cervello è estremamente sensibile all'assenza di ossigeno, già dopo quattro minuti senza ossigeno riporta i primi danni permanenti. Anche la temperatura corporea può influenzare l'entità del danno cerebrale—più il corpo è freddo, minore è il danno. Se ti stanno già rianimando, il danno cerebrale potrebbe essere prevenuto o ridotto.

Sesta fase: hai la schiuma alla bocca o ti soffochi

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A volte le overdose da oppioidi possono causare edema polmonare (ovvero aumento del liquido nello spazio extravascolare dei polmoni). In particolare, in questo caso si tratta di un edema polmonare non-cardiogeno, che significa che i liquidi non sono arrivati nei polmoni a seguito di un collasso cardiaco. I medici stanno ancora dibattendo la meccanica del caso. L'edema polmonare si manifesta con schiuma alla bocca.

Un paziente in overdose potrebbe anche aspirare i proprio vomito. Ovvero: il riflesso faringeo naturale è soppresso dall'effetto degli oppioidi, e mentre scivoli nell'incoscienza le secrezioni naturali che si creano nella gola non vengono ingoiate né sputate. Questo vomito può essere aspirato dal paziente, causandone la morte.

Settima fase: il cervello subisce danni permanenti

L'overdose può causare danni cerebrali permanenti, dovuti al fatto che al cervello non arriva più ossigeno. Di questi danni non si parla spesso, ma sono una possibilità reale: chi va in overdose può finire paralizzato o afasico.

Ottava fase: esistono farmaci antagonisti

Il naloxone, un farmaco anti-overdose, può salvarti la vita. A volte, se la quantità di oppioidi nel corpo è ingente, ne devono essere somministrate più dosi. Finché il paziente è vivo, gli si può somministrare naloxone per cercare di salvarlo. In endovena agisce nel giro di pochi secondi, in inframuscolo o per via nasale in qualche minuto. Il naloxone arriva ai recettori a cui le molecole di oppioidi si sono legate, le allontana dai recettori e si mette al loro posto. A questo punto, l'oppioide viene metabolizzato dal corpo. Il naloxone non ha, di solito, controindicazioni.

Se l'overdose è stata causata dall'ossicodone, che è a lento rilascio, il paziente potrebbe riprendersi una prima volta per poi ricadere nell'overdose. Potrebbe volerci un'endovena di naloxone a rilascio prolungato, che agisca per tutto il tempo che l'ossicodone impiega a essere espulso dal corpo.

Le vittime di overdose da eroina possono riprendersi istantaneamente dopo un'iniezione di naloxone, quindi i medici cercano di dosare il farmaco con cura, poco alla volta, per evitare che il paziente si risvegli e scappi subito dall'ospedale per cercare altra eroina.

Si ringrazia Anthony Morocco, medico di pronto soccorso allo Sharp Memorial Hospital di San Diego, in California.

Questo articolo è tratto da Tonic.