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RHO

Con 'Across the Line' la videoarte incontra il folk elettronico

Abbiamo parlato con il musicista Rhò della performance a cui prenderà parte questo sabato, al Romaeuropa Festival 2015.
Giulia Trincardi
Milan, IT

Immagini per gentile concessione degli artisti

Questo sabato, il Romaeuropa Festival—che si avvia ormai alla sua conclusione, dopo oltre due mesi di eventi dedicati alla sperimentazione artistica e digitale—ospiterà la performance audiovisiva Across the Line, un progetto che nasce dalla collaborazione tra il musicista Rhò e i video maker Daniele Spanò e Luca Brinchi e che coinvolgerà anche l’ensemble di archi Trio Improvviso.

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Lo spettacolo—un live set immerso in un mondo visivo in continua mutazione—si preannuncia una fusione tra folk elettronico e immagini visionarie, dove “gli elementi sonori e quelli visivi sono presentati nel loro scorrere, nel loro incrociarsi e svilupparsi fino a raggiungersi nella loro interezza, per toccare una cifra astratta e trascendentale,” come racconta l’introduzione all’evento del festival.

The Creators Project ha parlato con il musicista Rhò, per scoprire cosa significa lavorare a una chimera creativa come Across the Line.

Come nasce Across the Line?

Across The Line è un concerto che da qualche anno giaceva nella mente mia e in quella di Daniele Spanò.

Abbiamo sempre ritenuto che la mia musica e le mie performance potessero essere potenziate da un contributo visivo e, quando abbiamo individuato la dimensione estetica che univa i nostri stili, abbiamo deciso di coinvolgere anche Luca Brinchi per poter rendere ancora più efficace l'impatto scenico e presentare uno spettacolo nuovo. La linea a cui ci riferiamo [nel titolo] è quella dell'orizzonte, su cui tutto si posa secondo una poetica immaginifica, ma è anche la linea che mette in relazione mondi diversi: il cielo e il mare, la notte e il giorno, la vita e la morte. Ci sono molti elementi che scorrono nello spazio tridimensionale che circonderà me e il trio di archi che mi accompagnerà. Per questo motivo suono e video sono presentati nel loro scorrere, nel loro incrociarsi e toccare una cifra astratta, trascendentale.

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Quali sono state le fasi di sviluppo del progetto?

Abbiamo iniziato facendo uno studio scenico, basato sulla mia estetica e sulle mie sonorità. A questo abbiamo aggiunto una considerazione circa la strumentazione e il valore scenico di una performance in cui mi destreggio tra diversi strumenti e approcci sonori. L'idea iniziale era di tenere me al centro di un mondo che è un piano ma anche prospettiva su un orizzonte, che da lontano diventa sempre più vicino grazie al suono, alle atmosfere, alle canzoni. Poi Daniele e Luca si sono rintanati per una settimana in un appartamento a Bruxelles e hanno storyboardato lo spettacolo, seguendo una scaletta composta da una decina di canzoni, tra vecchie e nuove.

A settembre ci siamo incontrati per iniziare a mettere insieme i pezzi e il risultato è qualcosa di nuovo per un artista indipendente italiano.

Puoi raccontarci qualcosa di più sul ruolo di ognuno?

Devo fare una premessa. I nostri ruoli sono molto diversi, ma lavorando allo spettacolo ci stiamo rendendo conto di avere un'estrema sintonia che ci porta a muovere considerazioni molto efficaci sul lavoro di ognuno. Daniele e Luca sono due videoartisti con un curriculum lunghissimo, che va dal clubbing all'arte contemporanea. Per questa installazione hanno previsto uno scenario tridimensionale, composto da superfici su cui saranno presenti proiezioni e barre al neon. Non racconto altro per non togliere l'effetto sorpresa a chi verrà sabato 5 dicembre al Macro Testaccio. Io eseguirò i miei brani, supportato da una strumentazione sia acustica che elettronica, insieme a un trio d'archi, il Trio Improvviso, che ormai da un anno condivide il palco con me durante i miei concerti.

Cosa significa, per un musicista, prendere parte a una performance come questa?

E' la prima volta che sono protagonista di un concerto che è anche uno spettacolo. Questa cosa mi entusiasma perché sto facendo un lavoro totalmente diverso, sia in termini di composizione che di preparazione. Il rapporto con il pubblico sarà diverso, perché tutto avrà una struttura. Sarà una via di mezzo tra uno spettacolo di arte contemporanea e un set elettronico, quindi i momenti di vuoto saranno preziosi e misurati, per non rompere la dimensione onirica che già dall'intro avvolgerà gli spettatori.

Across the Line andrà in scena la sera di sabato 5 dicembre al Macro Testaccio. Andate qui per scoprire i dettagli e guardate il teaser dell’evento qui sotto.