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Perché sempre più uomini tolgono il preservativo di nascosto durante il sesso

Una nuova ricerca fa luce sul fenomeno dello stealthing, e chiede che venga considerato alla stregua di una violenza sessuale.
Foto di Grey Hutton.

Due anni fa, un 19enne della Florida ha chiesto consigli agli utenti del subreddit askgaybros. Il ragazzo spiegava che aveva conosciuto un tizio su Grindr, ed erano andati a letto insieme. Quando l'altro aveva chiesto se potevano farlo senza preservativo, lui aveva detto esplicitamente di no. Ma durante l'atto, aveva scoperto che il partner aveva tolto il preservativo. Nel panico e incerto sul da farsi, il ragazzo aveva passato il resto del rapporto "piangendo dentro."

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Era solo la sua sesta esperienza sessuale, e si era sentito "distrutto."

Il post racconta una realtà che esiste, ma di cui si parla poco: gli uomini che tolgono il preservativo durante il sesso senza che il partner lo sappia o sia d'accordo. Uno studio recentemente pubblicato sul Columbia Journal of Gender and Law ha affrontato più in profondità il fenomeno, noto anche come "stealthing".

Alexandra Brodsky, avvocato del National Women's Law Center e autrice dello studio, ha parlato con moltissime persone, soprattutto donne, vittime di episodi simili. Se ogni esperienza è diversa, Brodsky ha individuato due temi che tutte tiravano fuori durante la conversazione: "Il primo è, ovviamente, la paura di gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili," scrive. "Il secondo è che, al di là degli esiti specifici, le vittime hanno avvertito la rimozione del preservativo come una chiara violazione del loro corpo e della loro volontà, e della fiducia che avevano a torto riposto nel partner."

Una donna ha detto a Brodsky: "Ovviamente la parte che mi ha fatto infuriare… è stata la violazione palese dei nostri accordi. Io avevo posto una condizione. Ero stata molto esplicita." Un'altra, sottolineando come lo "stealthing" sia per la vittima una violazione simile ad altre forme di violenza sessuale, l'ha chiamato "un quasi-stupro."

In un'intervista all'Huffington Post, Brodsky dichiara di essere venuta a conoscenza del fenomeno in quanto tale durante l'università, quattro anni fa, quando molte delle sue amiche "avevano a che fare con forme di maltrattamento da parte dei partner sessuali, forme che non venivano riconosciute nel repertorio 'classico' della violenza di genere—ma sembravano egualmente basate su misoginia e assenza di rispetto."

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Per la sua ricerca ha cercato testimonianze online; ed è lì che è venuta a conoscenza del termine "stealthing" e ha scoperto che molti uomini che lo praticavano tenevano vere e proprie lezioni per chi voleva esercitare il suo "naturale diritto di uomo."

"Esistono, in internet, recessi oscuri che non voglio visitare mai più," ci ha detto.

Nel suo articolo fa l'esempio dell'utente onesickmind, autore di una "guida completa" allo stealthing sul sito Experience Project, inclusi consigli su come togliere il preservativo, azione che, nota, "dovrebbe essere intesa come ultima risorsa o riservata agli esperti di steathing."

"Ovviamente," scrive, "potete sempre provare con il 'Ma che vuoi? Pensavo lo sapessi, no? Davvero non te ne sei accorta? Per me era ovvio che lo sapessi!' che con me funziona quasi sempre."

Secondo la ricerca di Brodsky, questa pratica violerebbe una grande quantità di leggi penali e civili, ma per le vittime potrebbe essere difficile provare il fatto e perseguirlo legalmente. (Nessuna delle intervistate ha intrapreso azioni legali, ma a gennaio in Svizzera un uomo è stato incriminato per stupro per aver rimosso segretamente un preservativo durante il sesso.) Per aiutare le vittime e ridefinire i comportamenti misogini e non solo, secondo lo studio, è necessario promulgare una legge specifica contro la rimozione del preservativo durante il rapporto.

Brodsky dice che uno dei suoi obiettivi, con questa ricerca, era di dar voce a un'esperienza comune. Parlando con le vittime, infatti, ha scoperto che "la loro difficoltà nel dare un nome alla pratica era legata alla loro incertezza sull'aver subito una violenza di genere o meno."

"Tutte le vittime si sentivano violate nel profondo," dice Brodsky. "Tutte sapevano che era la rottura di un patto. Un sacco di persone con cui ho parlato non sapevano cosa pensare di questo episodio perché non ne avevano mai discusso con nessuno, perché non avevano un nome per quell'atto, e perché non sapevano come posizionarlo nell'ambito delle altre molestie o azioni irrispettose che avevano subito."

Dare un nome a un atto è il primo passo per condannarlo, sostiene. "Se non sappiamo come chiamare una cosa, non possiamo parlarne né combatterla."

Inoltre, dice, non vuole che siano i promotori di questa tendenza a decidere il nostro modo di pensarla. "Penso che la parola 'stealthing' non renda giustizia al danno fatto, perché mette in secondo piano la violenza e rende la cosa 'segreta' e magari sì, deprecabile, ma in fin dei conti una parte come un'altra del sesso, e questo non è vero. Ci meritiamo di meglio."

Questo articolo è tratto da Broadly.