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Dieci anni di VICE Italia

Com'era il primo numero di VICE Italia

Per festeggiare il decimo compleanno di VICE Italia abbiamo deciso di mettere online un po' di pagine del primo numero: si chiamava Il Primo Numero, e questo è quello che ci trovavate dentro quando è uscito, nel 2005.

Come forse avrete letto, stiamo organizzando una festa per il decimo compleanno di VICE Italia. Per prepararci a dovere all'annuncio del come, dove e quando festeggeremo, oggi inizia una rubrica di accompagnamento a tema "Dieci anni di VICE Italia". Questa è la prima puntata.

Quando dieci anni fa nasceva VICE Italia alla gente non fregava così tanto di internet. Infatti per un po' di tempo VICE è esistito essenzialmente come rivista cartacea—una rivista che tanti hanno imparato a conoscere durante le gite a Londra, o rubandola dalla camera del fratello (che a sua volta la rubava nel negozio in cui fingeva di comprarsi i vestiti) senza capire fino in fondo cosa ci fosse scritto.

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Considerato che la rivista è rimasta per molti il primo contatto con VICE, e aggiungendoci il fatto che noi stessi prima di lavorare qui non riuscivamo mai a metterci le mani sopra, abbiamo pensato di pubblicare qualche pagina del primissimo numero di VICE Italia (a1n00) per festeggiare il nostro decimo compleanno. La copertina è di Terry Richardson e il titolo del numero è Il Primo Numero. Nel frattempo negli Stati Uniti avevano già superato il decimo anno, ma noi eravamo appena nati.

Questa era la pagina della Posta di VICE, che è rimasta per qualche anno prima che i postini smettessero di recapitarci le lettere. Oggi al posto delle lettere ci sono i commenti di internet. Che fortuna.

Una delle rubriche si intitolava "Caro Diario", e per presentarne l'autrice, Lesley, scrivevamo: "È una delle nostre collaboratrici principali di NYC e ha più di 900.000 persone sulla sua lista di myspace.com." Lesley, oltre ad avere 900.000 persone sulla sua lista di myspace.com, è anche l'autrice del contenuto qui sotto: la guida di VICE all'amicizia.

Quelle che vi offrivamo a pagina 34 erano "indicazioni infallibili che vi diranno se la persona con cui state uscendo è un amico o solo un pezzo di merda che vi sta usando per la vostra macchina/altra amica/soldi/divano." Sono sempre valide, quindi ve ne ricordiamo qualcuna: gli amici rispondono al cazzo di telefono, gli amici mantengono i segreti e soprattutto gli amici ti danno una seconda opportunità, e magari anche una terza. Uno dei capitoli accenna anche al fatto che gli amici "pestano le persone per te," ma se lo fate state attenti.

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Poi c'erano due serie sui fanatici, ovvero quelli che sono come i fan—ma peggio. La prima era sui fanatici del calcio, e infatti questo nella foto è Marco, tifoso dell'Inter, che dieci anni fa ci teneva a condividere con noi la sua filosofia di vita: "Bisogna seguire la squadra ovunque. Io per la mia faccio i chilometri, giro l'Italia in pullman e in treno. Non importa contro chi giochi e dove: se c'è l'Inter, noi ci siamo!"

La seconda serie sui fanatici aveva più tipe con le gambe nude e i posterini, ed era dedicata ai fanatici di musica. In questa pagina ci sono a sinistra Clara, fan sfegatata di Mariah Carey con cui condivide anche il segno zodiacale ("e questo ci rende molto simili: canto anche io anche se non sarò mai brava come lei") e a destra Sandra, che di Robert Smith dice, "se i miei sogni si realizzassero, sarei la sua sposa vestita di nero fino alla morte."

Quattro pagine più in là c'è un articolo in cui spiegavamo come la professione del DJ fosse una discreta presa per il culo, e a seguire potevate trovare interviste a vari gruppi. Tutti si ricordano dei Bloc Party (intervistati a pagina 72), ma chi può dire lo stesso delle Prussian Blue?

"C'è forse qualcosa di più dolce e carino di due bionde bambine dodicenni, gemelle identiche, che suonano insieme in un complesso?" ci chiedevamo in apertura di questo articolo sulle Prussian Blue. Poi ci rispondevamo da soli qualche riga dopo: le ragazze suonavano versioni trad-folk di canzoni punk razziste e inneggiavano alla supremazia della razza bianca e al ritorno ai doveri della donna: "sposarsi e far figli."

Abbiamo fatto una ricerca su Internet e pare che nel 2011 le due sorelle, dopo aver "scoperto la cannabis," abbiano dichiarato di non ammirare più Hitler, pur continuando a disapprovare la demonizzazione del Terzo Reich. Vorremmo poter dire che in tutti questi anni sono cambiate molte cose, ma vedete voi.