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Notturni – 12 ore con i Vigili del Fuoco

Contro luoghi comuni e stronzate da telefilm: cosa succede davvero in un turno di notte dei Vigili del Fuoco.

Dopo l'esperienza in un pronto soccorso milanese siamo rimasti piuttosto affascinati dal mondo di chi la notte non dorme per garantire che tutti gli altri possano farlo più o meno tranquillamente. Per questo abbiamo deciso di approfondire la questione, cercando di capire cosa succede davvero la notte in caserma e per le strade, e di sfatare luoghi comuni e stronzate da telefilm sul loro lavoro. 

Mi sono recata in caserma e ho raccolto per voi le parole di Pier, il vigile del fuoco in capo nella città di Merate, in provincia di Lecco, nonché l’uomo con il nome più appropriato al lavoro che fa. Anche se un posto del genere potrebbe sembrare più "tranquillo" rispetto a una città dal punto di vista dei potenziali incidenti, gestire un territorio esteso, "disperso" e variegato come quello in questione può risultare addirittura più complesso. Come dire, è più difficile salvare una mucca dall'Adda che un turista dal naviglio. Ecco come la squadra di Pier passa una notte come un’altra. 

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I volontari del distaccamento dei Vigili del Fuoco di Merate, Lecco, posano davanti ai loro potenti mezzi. 

Da 27 anni nei vigili del fuoco, ricopro la carica di funzionario tecnico antincendio—il massimo grado per un volontario—e capo-partenza della squadra B del nostro distaccamento volontario: abbiamo uguali addestramento, diritti e doveri dei permanenti, ma finito il turno tra le file degli Eroi torniamo semplicemente al nostro lavoro. Come al PS, anche per noi il turno di notte copre quel limbo spazio-temporale che va dalle 20 alle 8; ore che passiamo in caserma per essere pronti quando una delle 120 mila persone sotto il nostro distaccamento si trovi effettivamente in qualche pasticcio. Siamo addestrati a spegnere fuochi, asciugare allagamenti, raccattare gattini e cadaveri, aprire porte, portoni, portiere e ascensori. Ma la notte di un pompiere non è tutta fuliggine in faccia, acqua alla cintola e vite in bilico. Quelli che ci troviamo ad affrontare più spesso non sono incidenti mortali, ma spaccati tragicomici della società.

20.00

Per prima cosa dobbiamo assicurarci di poter rispondere nel modo più rapido ed efficace possibile a ogni chiamata. Comunico al comando—dal quale dipendono tutti i distaccamenti della provincia—i presenti al turno e leggo le note lasciateci dalla squadra che ci ha preceduto, quand'ecco che arriva la prima segnalazione. Nel parcheggio di un oratorio, spaventato dai fuochi della festa patronale, un gattino si è infilato nel motore di una macchina, una bimba l’ha visto e tra i presenti è scoppiato il delirio. L’ora successiva la passiamo a cercare di farlo uscire a suon di latte e “micio micio". Probabile che il gatto stesse lì perché si trovava bene e che sarebbe uscito da solo, quando ne avesse avuto voglia. Ma con tutti i bambini presenti e le mamme che fanno capannello, tirarlo fuori diventa una questione di puntiglio.

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21.00

Solleviamo la macchina con i cuscini vetter, uno dei ragazzi ci si infila sotto, smonta il paracolpi, porta a vivo il motore, cattura il fuggitivo e rimonta il tutto. A volte è più impegnativo un animaletto domestico che un rogo. Arrivano segnalazioni di ogni genere a riguardo: canarini che si sono strangolati, scoiattoli "in autocombustione" sui cavi dell’alta tensione—a ogni chiamata noi siamo tenuti a intervenire.

22.00

Tornati in caserma, già ben oltre le dieci e mezza, l’autista riprende quello che stava facendo prima dell’emergenza felina e che fa a ogni inizio di turno: controlla il carro, il carburante, i freni—è il carro di prima partenza, quello che esce per primo con autista, capopartenza e quattro vigili. Tra gli strumenti del mestiere, che la squadra controlla e ripone nell’ordine stabilito: motoseghe, motodischi, apparati radio, lance, gruppi elettrogeni, picconi, scala da dieci metri. Abbiamo anche un carro che porta una scala da 30 metri, al bisogno.

23.00

Nessuna segnalazione. I ragazzi si danno al calcio balilla. Fumiamo, qualche battuta—da caserma—mangiamo gelato. Qualcuno inizia ad andare a riposare, l’abitudine a sveglie improvvise e a un tempestivo recupero di divisa e lucidità ci permette un efficace intervento dal mondo dei sogni a qualche brutta realtà. Però io non dormo mai, perché la responsabilità di questi ragazzi è mia, e vorrei vedere voi, cazzo.

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00.00

Mentre elucubro così, arriva la segnalazione dal comando—quelli che rispondono al 115 e diramano a noi la segnalazione, indicando se sia servizio tecnico urgente (carro in sirena che sfreccia alla Ghost Busters) o meno. Chiamata alle armi e in meno di poco—anche se non scendiamo appesi al palo, non si usa più—siamo alla porta della Signora Maria, che, sola in casa, non risponde alle chiamate dei figli. Suoniamo, nessuno risponde, bussiamo, nessuno risponde—peraltro, notate, siamo entrati in un condominio senza chiavi e senza custode.

01.00

La Signora Maria ha blindato i suoi sonni tranquilli dietro una specie di portone da caveau. Morale, seghiamo la porta con un motodisco. Un fracasso che sveglierebbe i morti. E invece la signora morta non è, sta tranquillamente a letto senza apparecchio acustico.

02.00

Tornando siamo tutti sollevati. Di irruzioni nelle vite private della gente è piena la storia dei pompieri: una sera ci hanno chiamato dei vicini premurosi che, notati sinistri bagliori provenire dalla casa del dirimpettaio, avevano lanciato l’allarme. In realtà, il vicino in questione era in dolce compagnia e aveva riempito la camera da letto di lumini. Eravamo entrati sfondandogli la finestra.

03.00

Le tre di notte è l’ora delle streghe. Va a fuoco una piccolissima carrozzeria. Ora, le macchine bruciano che nemmeno l’inferno, basta un cortocircuito per sviluppare in ambiente chiuso un calore da sciogliere il tetto, fuori metafora. Fortunatamente non c’è nessuno all’interno—sono pur sempre le tre del mattino. L’incendio divampa e il nostro prosaico fine è salvare il salvabile. Capiamo subito che l’officina è andata, e che “il salvabile” è l’ufficio sul retro.

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Il primo carro porta 3000 litri d’acqua—goccioline. Dalla pompa del carro si stende una tubazione lunga 20 metri con diametro di 70 mm, a questo tubo si attacca un divisore a tre vie da 45 mm ciascuna, e il flusso d’acqua viene diramato, aumentando di pressione e permettendoci di attaccare da tre punti diversi. Giunge ora l’autobotte con i suoi 8000 litri.

04.00

In capo a un paio d’ore abbiamo vinto l’incendio, salvato l’ufficio e le scartoffie. “Salvare il salvabile” vale per i capannoni ma anche, ahinoi, per gli esseri umani. Se sta andando a fuoco una casa e dentro c’è una persona, io, vigile del fuoco, farò di tutto per entrare. Ma se statisticamente o logicamente quella persona non può restare in vita, io, capo-partenza, non farò rischiare la vita a quattro uomini per un morto.

Qualche consiglio per non trovarvi statisticamente morti: i mix di segatura e ossigeno sono dinamitardi. E anche la polvere dei cereali.

05.00

Di nuovo in caserma, si stende rapporto come per ogni uscita del mezzo. Per tutte le uscite di stanotte non l’abbiamo ancora fatto—non è urgente. Un rapporto come questo, invece, va compilato in fretta: nei casi di presunto dolo, entro 24 ore il rapporto deve arrivare alla magistratura. Così per dolosi, colposi, incidenti stradali mortali e motivi di adempimenti assicurativi. Ecco qualche elemento su cui ci basiamo, e su cui anche voi potrete basarvi per capire se la vostra macchina è esplosa sua sponte o qualcuno l'ha minata: guardate se i vetri sono all’interno o all’esterno della vettura. Se sono anche all’interno, qualcuno ce l’ha con voi.

06.00

C’è poco da dormire, ormai. Il popolo della notte, quello che di solito dà i grattacapi più seri, è stato buono. Mentre finisco di scrivere i rapporti e i ragazzi sistemano le attrezzature, possiamo farci due risate pensando a quelli che andiamo a recuperare ogni tanto impantanati in camporella, o quelli che finiscono dritti dritti sopra una rotonda perché guidano ammanettati alla propria bella.

07.00

Mentre ormai il sole sorge sul turno degli altri, ci arriva l'ultima segnalazione. Un vecchino ha deciso di bruciare le sterpaglie del suo orto e prima ancora che il gallo canti le sterpaglie infiammate hanno deciso di bruciare il suo orto. E siamo di nuovo al camion di prima partenza e allo stabilimento dell'incendio e ai tubi. "Come è successo?" chiedo, pur sapendo già cosa sarà mai stato. "Mi so minga," fa scocciato l'anziano.