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Serrabyte - Le belle cyber-menate di Deus Ex

Seconda puntata della nota rubrica un tempo conosciuta come "Videogames killed the radio star".
Screenshot da videogioco Deus Ex.

A Palermo, fra il centro della città e il porto (che sono piuttosto vicini), sul Cassaro che porta al mare, c'è la storica edicola-libreria alterna-fumetteria della città. Si chiama Altroquando, e dentro ci trovi gli arretrati di Aquaman—sì, il supereroe più svantaggiato della storia—e poco più in là una collezione del Bear Magazine originale californiano. Insomma, come bottega a conduzione familiare è una bomba (e di conseguenza, aver visto una ventina di copie di VICE impilate accanto alla cassa mi ha reso piuttosto orgoglioso). Soprattutto i tipi di Altroquando fanno da quindici anni la fanzine—adesso diventata rivista aperiodica, credo— CyberZone. Rileggere i primi numeri del 1996, che sparavano in copertina strilli tipo "L'inutilità del lavoro: come liberarsene" o "Ecologia del cyberpunk", è un godimento: c'è pure un dizionario dei termini tecnologici ("Il web è un iperlibro le cui pagine sono distribuite sui computer del mondo"; "L'IRC, Internet Relay Chat, è la sala chiacchiericcio di internet, dove si conosce gente proveniente da tutto il mondo"). In questi quindici anni su CyberZone ci hanno scritto vecchi stilosi della cultura, da Baudrillard a Sgalambro. Intanto, però, tutti i discorsi cyberistici sono diventati pezzi da museo. Tanto che io ho giocato per venti giorni a Deus Ex: Human Revolution senza pensare ai riferimenti culturali. Sono lì, e chi se ne frega.

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Il bello delle mode culturali che passano, è proprio quando arriviamo tranquillamente al punto di fottercene. Deus Ex parla di cyborg, non robot né androidi. Per intenderci con esempi facili: i robot sono esseri meccanici e basta, possono anche assomigliare a un tostapane, come C1P8; gli androidi sono robot antropomorfi, tipo C3PO. I cyborg invece sono umani modificati: braccia idrauliche, spine dorsali servoassistite, roba così. Come dicevo, oggi queste righe sono superflue quanto il dizionario dei termini tecnologici di CyberZone. Informazioni di cui non ci curiamo. Tantomeno se abbiamo davanti questo strano e splendido shooter—che io vorrei vedere sempre in terza persona, ma la moda del momento non lo permette.

La trama scivola leggera mentre giochi, ammazzi gente, muori, ricominci. Eppure è davvero una delle più ambiziose mai scritte: potrei riempire altre cinquemila battute di citazioni e spunti che ispirano il gioco. Ma poi il punto alla fine è semplicemente riconoscere che il mondo di Deus Ex: Human Revolution è profondo e complesso. Un futuro oscuro e deprimente nel quale ogni conquista tecnica porta con sé pessime conseguenze. Innesti corporei ti fanno diventare superumano? Sì, ma ti rendono pure un tossico di farmaci anti-rigetto. La tecnologia migliora il mondo? Ok, però le tensioni sociali vanno subito fuori controllo, e parte il terrorismo: contro le grandi corporation, ma pure delle grandi corporation. Eccetera eccetera.

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Ecco perché l'ultimo Deus Ex è bello (1): di qualsiasi racconto pop, si dice spesso che il bello sono i livelli di lettura multipli. E questo può essere un gioco d'azione che ti fa ricordare quanto ti piaceva Syphon Filter, punto (ammesso che giochiate al livello di difficoltà più alto, prima l'intelligenza artificiale dei nemici non è degna). Oppure puoi andare a fondo e perderci mooolto tempo. Parlare con le persone, scoprire la personalità di chi ti sta intorno: quest'ultima è particolarmente importante, perché spesso vi troverete ad affrontare duelli verbali con gli altri personaggi che animano la vicenda. Non si tratta di sfide complicate, ma ti fanno sentire più intelligente con poco, son soddisfazioni.

Ecco perché l'ultimo Deus Ex è bello (2): dentro la già citata storia semplice-complessa implementa una serie di soluzioni di gioco che provengono dalla storia dei videogame, ruminate e risputate fuori in nuova forma. Ti ricordi di Metal Gear Solid e Gears of War, Ok, ma pure—perfino—di Monkey Island e Dead Rising. Davvero. Poi, problema generalmente sottovalutato, Deus Ex ha un gran bel sistema per riassumere la vicenda ogni volta che riprendi in mano il gioco (giustamente ne parlano su Moving Pixels): peccato solo che durante questi riassunti e più in generale nel corso del gioco, ogni frase scritta sullo schermo sia molto difficile da leggere, per via del font troppo piccolo… E questo mi succede spesso, cazzo! Cos'è, mi devo sentire in colpa perché non ho una televisione HD in camera, ma solo in salotto?! Potrò decidere dove giocare, e farlo a letto se mi va, no?!

Sto diventando anziano, sì.