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Musica

Il Wing Klan tiene viva la componente dark della trap italiana

I testi del Wing Klan sono dipinti surreali e inquietanti che ricordano la prima trap, quella di dischi come XDVR e Full Metal Dark.

Quella che in Italia chiamiamo trap aveva dentro, all'inizio, qualcosa di profondamente buio. Penso alla prima Dark Polo Gang o allo Sfera Ebbasta di XDVR: nonostante siano loro ad aver portato la trap nelle cuffiette di tutta Italia a forza di oscurità, entrambi oggi esprimono contenuti diversissimi rispetto a quelli che li hanno resi famosi in primo luogo. Mettiamo fianco a fianco un Full Metal Dark o un Crack Musica a Trap Lovers e noteremo subito un’evidente transizione da contenuti macabri a un dolce retro-futurismo. Il che non è necessariamente negativo: la trap più leggera ci fornisce pezzi ritmati, attraenti, e ballabili che contribuiscono a rendere il genere più accogliente e adatto a grandi pubblici, come dimostra il successo di Rockstar di Sfera.

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Senza il buio, però, godersi la luce diventa impossibile. Fortunatamente sta proprio in questo paradosso la missione del Wing Klan: restituire alla trap italiana quell’elemento di tetra follia che ultimamente si trova continuamente sorpassato dal semplice e dal leggero. Joe Scacchi e Tommy Toxxic aka Goya sono emersi da Roma, la cui scena allargata sta vivendo in questo momento un periodo di vigore tra Love Gang, Quentin40 e BPR SQVD. Pubblicano tutti i loro pezzi come Wing Klan anche se in alcuni pezzi, come "Strano" e "Cortina", si muovono sulle basi come solisti.

Ancora prima della pubblicazione datata 2018 del loro album I CAN FLY i due avevano iniziato a modellare un’immagine di trap che ballava sul baratro tra assurdo e surreale, restava in bilico tra paura e umorismo. Tanti, come per esempio Highsnob, hanno provato a fare lo stesso ma faticando a trovare equilibrio tra le componenti: se il surrealismo non si costruisce a partire da fondamenta concrete, sentimenti veri, assume un'aria forzata e non fa né divertire né inorridire. Nel caso del Wing Klan invece l'esperienza d’ascolto è essere un fluido andirivieni tra opposti che si confondono, e perdersi nella fantasia del contrasto diventa cosa facile quanto interessante.

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Il Wing Klan sopra questo baratro sembra insomma effettivamente riuscire a volare. In "Microsoft" Tommy, mascherato dal leggerissimo autotune che lo accompagna in ogni pezzo, sputa: "Della squadra reale sono il medico antipeste / Flow Francisco Goya, mostri sotto alle coperte / Apnee centrali, sogni dorati, banca centrale, Mario Draghi / paralisi nel sonno, vedo i draghi / trappo porta a quattro passi, Agassi e Sharapova / Pausa ipnagogica mi blocca la mandibola e la gola.” L’insieme delle immagini e delle metafore sembrano creare una scomposta sequenza horror che riesce a comporre una specie di storia. Parte dallo spettro di un rinascimentale medico antipeste, passa per gli inquietanti dipinti della pazzia di Francisco Goya e arriva a raccontare di una paralisi nel sonno. Le immagini che Tommy dipinge e quelle che invece trae dalla propria esperienza di vita si mescolano fino a diventare un’indistinguibile, unico trip.

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Lo stesso fenomeno si palesa se andiamo a sentire qualche verso di Joe Scacchi, che invece generalmente rappa senza autotune. In "MOLLY" i due si immedesimano nell’ambiente surreale, ironico, e terrificante del celebre cartone animato Rick and Morty. Richiamando le scene in cui l'astronave di Rick è protagonista, Joe dice: “Wing Klan baby, sai che volo sopra un’astronave / Vestito di rosso così non vedi macchie di sangue / Sopra il palco fumo un pacco, urlo 'No, non so cantare' / Brucio le chitarre, sbratto, volo perché so volare”. Un’altra volta le immagini proposte, oltre a instillare un sentimento di paura e disagio nell'ascoltatore, creano una storia. Joe sopra un’astronave, tornando da chissà quale battaglia, coperto di sangue, atterra sul palco e crolla su di sé, mentre le immagini sfocano la linea che divide realtà e allucinazione.

Quest’idea non è esattamente nuova nella scena italiana. I testi della Machete Crew o del TruceKlan hanno caratteri molto simili. L'impressione è che la trap contemporanea, figlia del digitale proprio come il Wing Klan, sia particolarmente adatta a evocare questo macabro surrealismo senza spaventare chi non è avvezzo a sonorità estreme. I beat del Wing Klan non sono solo basi, ma parte attiva della realtà malata che disegnano: senza ripudiare la melodia riescono a suggerire una presenza terrificante.

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Un esempio è "M.Schumacher" il cui beat, prodotto da ChetaMeister, è sì cupo ma comunque rilassato, piacevole e soprattutto orecchiabile. Il testo, declamato da Goya in una colante Piazza San Marco a Venezia, è puro assurdismo: "Mascherato veneziano, musi tristi, desolato / ti vedo agitato, un soldato in preda al panico / sparo, non ci penso, taglio il nesso, sto sconnesso / scoglionato in giro con ‘ste quattro e l’erba dentro ai cargo / Tommy il guru, passo e chiudo, testa appesa al muro / passa il tempo, tengo il conto, v’aspetto, so’ il futuro / Sirenetta Misty, Goya e Billy in giro, visi tristi".

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Magari sarà solo merito dello stato d'animo di un ragazzo capace di farsi venire in mente immagini tetre, ma parole come queste sono innegabilmente complicate profonde e colme di riferimenti storici, letterari ed artistici che è un piacere scoprire. Tra una barra e l’altra, in mezzo all'agghiacciante casino evocato dalle parole dei due, troviamo anche costruzioni complesse non proprio scontate da trovare nell'opera dei rapper della nuova scuola.

La componente "dark" del Wing Klan nasce da u naccesso completo dell’ascoltatore a pensieri che solitamente siamo spinti a mantenere privati. Tommy e Joe ci rivelano questa scura componente del loro pensiero donando ai nostri pensieri più macabri e degenerati un riscontro concreto. La loro complessità riflette quella di internet che, nelle parole di Tommy, "è stato un po' il decollo". I due, prodotti del loro contesto, interpretano ciò che li circonda e non ci aggiungono filtri. Non tagliano niente dalle immagini malate che gli si palesano e ce le raccontano dando uno sbocco ai nostri stessi pensieri malati.

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Questo può essere anche un limite, se l'obiettivo è vendere dischi o farsi mettere sotto contratto da una major. Sebbene l'esperienza della Machete dimostri che questa regola è fatta per essere infranta, sembra difficile che testi come "Non vedo più il sole, ‘sti palazzi sono troppo alti / non usare i tacchi, sei bella anche se caschi / Dall’ottavo piano di un palazzo sotto un taxi / Siamo mostri sacri, kraken mangio navi" possano essere cantati all'unisono da migliaia e migliaia di persone.

Per fortuna nostra a Joe e Tommy tutto ciò sembra interessare relativamente poco. La loro musica è rimasta coerente a sé stessa dal loro primissimo brano, "King King Special", fino all'ultimo "Ghost", rimanendo sempre in bilico su questo indecifrabile, pericolosissimo baratro creativo. Il loro decollo non ha fallito nel girare le teste giuste: Tommy e Joe si sono esibiti al Love Fest, il raduno romano della Love Gang 126, insieme a un altro personaggio oscuro della trap italiana come Ketama126. Ma se l'oscurità di Kety si basa sulle tenebre del concreto, quella del Wing Klan fa lo stesso su quelle dell’immaginario. La componente dark della nostra trap sembra dunque ancora viva, resuscitata tenebra per tenebra dalle parole e dalla fantasia due ragazzi di Roma.

Angelo è su Instagram. Segui Noisey su Instagram e su Facebook.