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religione

Attenzione! Il Papa ha deciso di cambiare il 'Padre Nostro'

Il verso incriminato è “non indurci in tentazione.”
Vincenzo Ligresti
Milan, IT
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Foto via Unsplash.

Sono mesi che, incredibilmente, nella chiesa cattolica si parla della possibilità di cambiare un verso del Padre Nostro.

La discussione era nata nel dicembre scorso, quando Papa Francesco aveva descritto il “non indurci in tentazione” nella versione italiana della preghiera cattolica per antonomasia come una cattiva traduzione. Insomma: si sarebbe dovuta aggiustare al più presto come avevano già fatto i francesi.

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La preghiera del Padre Nostro è citata in due dei quattro vangeli ufficiali della religione cristiana—precisamente in Matteo 6,13 e Luca 11,4. La storia raccontata è la medesima: gli apostoli chiesero a Gesù di insegnare loro a pregare, così lui iniziò a dettare “Padre nostro, etc, etc.” e anche se le versioni di Luca e Matteo in greco non coincidono, il versetto di “non indurci in tentazione” [καὶ μὴ εἰσενέγκῃς ἡμᾶς εἰς πειρασμόν] è identico.

All'epoca alcuni—come Philip F. Lawler, direttore del conservatore Catholic World Report—avevano commentato l'iniziativa di Papa Francesco così: “ha preso l’abitudine di affermare cose che mandano le persone in confusione, e questa è una di quelle.” Eppure, alla fine Bergoglio ha avuto la meglio, e ieri la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha approvato una nuova versione.

Da “Non indurci in tentazione” si è passato a “Non abbandonarci alla tentazione.” Nella stessa occasione sarebbe stata approvata anche nuova versione del Gloria che si recita all'inizio della messa: il versetto "pace in terra agli uomini di buona volontà" verrà sostituito con "pace in terra agli uomini amati dal Signore."

Anche se sembra una questione molto secondaria, la notizia ha destato piuttosto clamore, tra battute e perpetue in crisi al pari del passaggio dalla Lira all'Euro.

Ma per capire meglio la portata ho chiesto un parere a mia madre, catechista da non ricordo nemmeno quando. “Sono assolutamente d’accordo,” mi ha detto. “Così si capisce meglio, in quel modo era fraintendibile: era come se Dio in prima persona ci inducesse in tentazione. Invece il senso è quello dell’invocazione, un supporto, un aiuto nello stare in guardia dai pericoli esterni.” Anche la sostituzione nel Gloria, mi spiega, è altrettanto corretta: “perché le preghiere non sono solo per chi crede, ma per tutti.”

Insomma: tutto questo clamore per qualche errore di traduzione ripetuto per secoli da chissà quanta gente, che sarà mai.