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Noisey

L'IDM è stata il Romanticismo del nuovo millennio

Cosa hanno in comune Aphex Twin e Brahms? E se vi dicessimo che Beethoven utilizzava la stessa tecnica espositiva degli Autechre?
GC
London, GB

Il termine Intelligent Dance Music apparve per la prima volta sulla mailing list del portale Hyperreal, nel 1993, coniato da una ristretta cricca di appassionati della nuova ondata di elettronica che stava cambiando le regole del gioco. Epicentro artistico fu il Regno Unito e una folta rappresentanza di talenti provenienti quasi in toto dalla stessa casa madre, la Warp Records di Sheffield, che ne è stata inconsapevolmente un vero e proprio nido. A partire da Artificial Intelligence (la storica compilation dalla cover con il robot seduto sulla poltrona, ad ascoltare vinili di Pink Floyd e Kraftwerk, per intenderci), il claim "electronic listening music" fu lanciato in orbita come una sentenza, generando domande esistenziali ai più comuni fruitori di musica da ballo.

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Perché intelligente? Nel termine stesso risiede molto probabilmente la sintesi della controversia, tutt'ora aperta a dibattiti. Ciò che pare chiaro è che si tentò di dare una cornice ad un genere cerebrale, il lato così strettamente connesso alla tecnologia e alla consacrazione della computer music eppure così filosofico e distaccato dalla fenomenologia di base, della stessa elettronica. Un filone che vide sbocciare precursori di intere generazioni come Aphex Twin, Autechre, Boards of Canada, Squarepusher, The Orb, che avrebbero influenzato persino la strada della musica pop di alcuni mostri sacri che si stavano formando (Radiohead, Björk, Moby su tutti).

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